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Il "Sistema dei Beni Confiscati": la relazione della Commissione Antimafia Regionale

18-02-2021 07:00

redazione

Cronaca, Focus,

Il "Sistema dei Beni Confiscati": la relazione della Commissione Antimafia Regionale

Adesso è scritto nero su bianco in 192 pagine: È UN SISTEMA CHE NON FUNZIONA

"In Sicilia i dati sono impietosi.

Su 780 imprese definitivamente confiscate solo 39 sono attive. Per quanto riguarda quelle "destinate", solo 11 su 459 non sono state poste in liquidazione."

È stato un lavoro lungo e articolato quello svolto dalla Commissione Regionale Antimafia presieduta da Claudio Fava: merita attenzione e successivo approfondimento.

 

Le conclusioni sono micidiali e non si discostano da analoghi interventi fatti in altri settori e dalle più varie commissioni regionali e nazionali come anche da associazioni e comitati, dal sistema dei rifiuti a quello dell'energia, dalla gestione urbanistica ai beni culturali per giungere al sistema complessivo degli appalti, affidamenti, consulenze.

Ovunque un disastro.

 

Resta come migliore e più efficace sintesi di come funziona l'intero "Sistema Italia" quella contenuta nella Relazione Pecorella della Commissione Nazionale Parlamentare risalente al lontanissimo 2010 ma ancora drammaticamente insuperata, si riferisce al sistema dei rifiuti ma potrebbe essere applicata ad ogni dossier compreso, ovviamente, quello di cui ci si occupa adesso:

"In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere. 

Appare talmente organizzato il disordine organizzativo da far nascere la fondata opinione che esso stesso sia intenzionalmente architettato al fine di funzionare come generale giustificazione per l'inefficienza di ciascuna articolazione della macchina burocratica, in modo che ciascun ufficio possa giustificare la propria inefficienza con la presunta inefficienza di un altro ufficio, e così via all'infinito, in una perversa spirale e comunque in modo da far perdere a chi eventualmente volesse capirci qualcosa il bandolo della matassa."

Davvero efficace, per analogia applicabile ad ogni ramo della Pubblica Amministrazione.

 

Ora, la questione dei beni sequestrati e confiscati è tra i più delicati e non vogliamo essere frettolosi, lo abbiamo già posto per quel che riguarda Catania suscitando non poche reazioni, alcune spropositate.

 

Adesso il lavoro di analisi svolto dagli uffici della Commissione Antimafia conferma in pieno i dubbi espressi da più parti e si confida in un deciso intervento legislativo che possa rendere un servizio alla comunità piuttosto che la solita confusione finalizzata a quanto sopra.

 

Quindi, piuttosto che dire la nostra che vale niente, mettiamo a disposizione il documento integrale depositato dalla Commissione, relatore il presidente Claudio Fava, con una sua dichiarazione video ed il comunicato emanato dallo stesso organismo parlamentare: sarebbe bene che ogni singolo cittadino di questa apatica terra si assumesse l'onere di informarsi piuttosto che esercitare lo sport della lamentela generalista senza avere la minima incidenza ed anzi rendendosi complice alla prima occasione che soddisfa un miserabile interesse personale.

 

Occorre, oggi più che mai, capire le dinamiche del potere, sempre più infimo a tutti i livelli, per poterle ricondurre a quell'Interesse Generale completamente scomparso dalle agende della classe "pro nimis tempore" dirigente.

 

Dopo un attenta lettura, di questa ed altre analisi, magari se ne potrà discutere serenamente a prescindere dalle posizioni politiche e dalle simpatie personali: temi è troppo importanti per finire stritolati dalle appartenenze che alla fine lasciano tutto com'è: non ce lo possiamo più permettere.

“Il rischio - si legge ne comunicato ufficiale - è che lo Stato, e con lui l’intera comunità nazionale, perda la sfida lanciata alla mafia da Pio La Torre e Virginio Rognoni con la legge che porta il loro nome: i numeri sono impietosi e parlano di un tasso altissimo di mortalità delle aziende confiscate e una percentuale ancora insufficiente di riuso dei beni immobili confiscati”.

 

Lo spiega Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana che ha approvato la relazione conclusiva sui beni sequestrati e confiscati alla mafia in Sicilia, otto mesi di lavoro e settantuno audizioni.
 

Nella relazione finale si legge che “le testimonianze raccolte, i dati analizzati, gli approfondimenti svolti da questa Commissione non lasciano dubbi: la disciplina sul sequestro e la confisca dei beni alle mafie pretende, subito, un investimento di volontà politica e di determinazione istituzionale che fino a ora non c’è stato. Insomma, un sistema da ripensare.”


In particolare, in Sicilia i dati sono impietosi. Su 780 imprese definitivamente confiscate solo 39 sono attive. Per quanto riguarda quelle "destinate", solo 11 su 459 non sono state poste in liquidazione.


È assente un approccio manageriale da parte dell’Agenzia il cui restart, annunciato dal precedente direttore, il prefetto Frattasi, è rimasto per molti aspetti solo sulla carta.

 

Poca sinergia istituzionale fra i soggetti (Agenzia, coadiutori giudiziari, enti locali, prefetture, tribunali…). Manca un reale sistema di sostegno delle imprese confiscate, spesso disarmate di fronte ai sabotaggi del mercato e al ritorno di fiamma di Cosa nostra.

 

Troppi i beni immobili che risultano ancora occupati da coloro a cui erano stati confiscati: per lo Stato e per la società civile, danno e beffa insieme. Grave, poi, che il vulnus emerga spesso solo grazie alla volenterosa attività di monitoraggio svolta da alcune associazioni del terzo settore.”
 

La relazione non si è limitata a un lavoro di ricognizione delle criticità ma ha provato ad immaginare alcune soluzioni da proporre al legislatore nazionale e a quello regionale: dall'istituzione di un Fondo unico di sostegno alla costituzione di un Osservatorio regionale che serva da effettiva cabina di regia, dall'obbligatorietà dei tavoli provinciali permanenti per sostenere le imprese confiscate a interventi concreti sul credito bancario, a una diversa gestione del FUG.
 

“La Commissione si farà carico nei prossimi giorni di approntare un disegno di legge regionale per l’aula e di proporre una legge voto per il Parlamento per intervenire in modo concreto su alcune norme del codice antimafia” conclude il presidente Fava.

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