Pare sia ricominciata la stagione dei referendum, lo strumento di democrazia diretta con il quale in un passato non troppo lontano minoranze illuminate di questo paese, i Radicali in primis, sono riuscite ad imporre progressi straordinari nel campo dei diritti civili, si pensi al divorzio ed all'aborto su tutti.
In un momento storico così difficile come quello attuale, in cui i meccanismi di partecipazione alla vita pubblica sono praticamente scomparsi e la democrazia appare ormai come una sorta di simulacro ad uso e consumo di poteri sempre più beceri e parassitari, il ritorno alle urne anche solo per abrogare leggi ritenute inadeguate, a prescindere dalle singole opinioni e posizioni, può rappresentare uno strumento utile per rinvigorire, anzi recuperare quella partecipazione popolare al dibattito politico che è l'unico argine a derive pericolose di autoreferenzialismo delle caste dirigenti.
Adesso, sul referendum per l'abrogazione di alcune norme punitive sull'uso della cannabis sta succedendo qualcosa di molto grave ed è necessario darne notizia.
Ricordiamo che per poter chiamare i cittadini ad esprimersi i comitati promotori delle proposte referendarie devono raccogliere, con modalità stringenti ed identificazioni certe da parte di pubblici ufficiali o notai, ben 500 mila firme e presentarle alle competenti autorità secondo termini perentori, decorsi i quali l'enorme sforzo organizzativo profuso rende inammissibile il referendum vanificandone l'intera procedura.
Tra gli adempimenti è prescritto che le singole firme a sostegno del referendum, autenticate dai pubblici ufficiali, siano corredate anche dai certificati elettorali di ciascun firmatario.
Ora, il comitato promotore del referendum sulla cannabis denuncia che molti comuni si stanno mostrando inadempienti nel rilascio di questi certificati.
Il comitato promotore ha quindi lanciato un appello per chiedere al Consiglio dei Ministri la proroga della scadenza del termine di presentazione delle firme causato dalle inadempienze della stessa pubblica amministrazione:
Si legge nel comunicato diffuso da +Europa: "Sono state raccolte ben 590.000 firme per il #ReferendumCannabis.
Abbiamo chiesto ai comuni i certificati elettorali dei firmatari, come prescrive la legge, ma moltissimi comuni non hanno risposto o lo stanno facendo con molto ritardo, nonostante la legge imponga loro di fornire la documentazione richiesta entro 48 ore.
In queste ore, grazie alla stupenda mobilitazione di migliaia di attivisti, i comuni stanno rispondendo alla nostra richiesta dei certificati elettorali, documenti fondamentali per presentare le firme.
Tuttavia al momento è arrivato meno di un terzo dei documenti necessari e in soli due giorni sarà quasi impossibile recuperare il resto dei certificati.
A questo punto è fondamentale prorogare la data di scadenza per la presentazione delle firme: non è accettabile che il referendum sia a rischio per i ritardi e le inadempienze della Pubblica Amministrazione.
Per questo abbiamo convocato una manifestazione per domani pomeriggio in Piazza di Montecitorio che durerà tutta la notte fino al Consiglio dei Ministri della mattina successiva.
Infatti a questo punto solo il Consiglio dei Ministri, che si riunisce Mercoledì mattina, ha la possibilità di salvare il #ReferendumCannabis.
Anche la provincia di Catania, manco a dirlo, riesce a distinguersi per l'inefficienza delle proprie amministrazioni locali e vengono indicati i comuni che non hanno adempiuto al loro obbligo di rilascio dei certificati elettorali:
Aci Castello sindaco Carmelo Scandurra
Acireale sindaco Stefano Alì
Caltagirone sindaco Gino Ioppolo
Fiumefreddo di Sicilia sindaco Sebastiano Nucifora
Licodia Eubea sindaco Giovanni Verga
Maniace commissari straordinari Enrico Galeani, Caterina Minutoli e Alfio Pulvirenti
Mirabella Imbaccari sindaco Giovanni Ferro
Motta Sant’Anastasia sindaco Anastasio Carrà
Ragalna sindaco Salvatore Chisari
San Pietro Clarenza sindaco Vincenzo Santonocito
Santa Venerina sindaco Salvatore Greco
Sant'Alfio sindaco Giuseppe Nicotra
Vizzini sindaco Vito Saverio Cortese
Sono questi i comuni della provincia di Catania che non hanno risposto alla richiesta di invio dei certificati di iscrizione alle liste elettorali delle persone che hanno firmato il #ReferendumCannabis.
Questo ritardo rischia di mettere in discussione il referendum e per questo motivo i comuni sono stati diffidati dal comitato promotore.
Non permettiamo che questo fermi la democrazia."