
Premessa: molto raramente questo giornale firma gli articoli congiuntamente, editore e direttore responsabile.
Quando lo fa è per segnalare che ritiene l'argomento trattato della massima importanza per la comunità di riferimento, ed è questo il caso odierno: quanto sta accadendo al Teatro Stabile di Catania e quanto rischia di accadere.
E adesso spieghiamo.
La notizia è esplosa durante il talk domenicale ideato dal direttore di SudStyle Aldo Premoli: la puntata era dedicata alle donne prendendo spunto dallo spettacolo in scena allo Stabile e di conseguenza l'apertura è stata dedicata proprio al Teatro cittadino, accendendo un focus sul fatto che è in corso il rinnovo del suo consiglio di amministrazione e circolano voci inquietanti, significativo il fatto che l'assemblea dei soci è andata deserta già due volte, segno che gli "equilibri" non sono composti.
Puoi vedere sotto la puntata:

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato i dati del bilancio che la governance ha comunicato con un'operazione trasparenza che rappresenta di per sè una buona pratica, purtroppo non comune, e i risultati appaiono buoni, consentendo di guardare al prossimo futuro con maggiore serenità.
Tra l'altro, proprio durante il talk dalle nostre ospiti abbiamo avuto la conferma del clima di affiatamento che coinvolge tutte le componenti che operano nel Teatro, artisti, amministrativi, maestranze, grazie ad una ritrovata serenità ed alla partecipazione ad un progetto di rilancio che finalmente si avverte come possibile.
Certo, probabilmente deve venire il momento di riuscire ad equilibrare sperimentazione con tradizione, ma è indubbio che lo Stabile è tornato protagonista e sta rientrando nei più autorevoli circuiti nazionali.
Quello che si rassegna nella relazione di presentazione è un ente letteralmente salvato da una situazione debitoria incredibile ereditata dai lanzichenecchi che l'avevano amministrata: oltre 13 milioni di euro di debiti!
Non stiamo a ripercorrerne la storia, è nota a tutti e chi si è distratto può leggere gli articoli precedenti.
L'attuale consiglio di ammiinistrazione ha approvato il bilancio ad agosto e da quel momento è di fatto decaduto avendo esaurito il suo primo mandato quadriennale. In base allo statuto può essere riconfermato per un successivo mandato.
Ed è questo il punto.
In qualsiasi situazione normale un Consiglio di amministrazione artefice di un così difficile risanamento, ovviamente ancora in corso, peraltro composto da personalità di indiscutibile valore e prestigio, sarebbe stato confermato in automatico, senza alcuna discussione e con preghiera ai suoi membri di proseguire il gravoso compito svolto a titolo gratuito e di certo non privo di ostacoli e dispiaceri.
Ma siamo a Catania, per di più in Sicilia, e c'entra quella "politica che scade nella politicanza" e riesce a fare danni anche quando sarebbe più semplice evitarli.
Vediamo perché.
Il Teatro Stabile è un'associazione senza scopo di lucro fondata sessant'anni fa da personalità che oggi, drammaticamente, ce le sogniamo: Mario Giusti, Turi Ferro, Ida Carrara, Ignazio Marcoccio...vabbè.
Il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri: l'attuale dal presidente Notaio Carlo Saggio, Vice Presidente la Prof. Lina Scalisi e componenti i dr.ri Loredana Lauretta, Fabio Roccuzzo e Raffaele Marcoccio.
Soci fondatori attuali, quelli cioè che nominano il consiglio di amministrazione sono: La Regione Siciliana (che nomina due membri), il Comune di Catania, la Città Metropolitana di Catania e l'Associazione Ente Teatro di Siclia da cui origina la nascita dello Stabile.
Il governo regionale nomina due componenti, uno è scelto dal presidente Nello Musumeci su designazione dell'assessore allo Spettacolo Manlio Messina e l'altro direttamente dallo stesso assessore Messina.
Salvo Pogliese deve nominarne altri due in quanto uno spetta al comune di Catania di cui è sindaco e l'altro alla Città Metropolitana di cui è sempre sindaco.
Il quinto componente è nominato dal presidente dell'Ente Teatro di Sicilia che è Raffaele Marcoccio e per tradizione rappresenta le origini e la storia dello Stabile in seno al CdA.
Chiarito il quadro possiamo dire che le due assemblee dei soci andate deserte destano enorme preoccupazione, segno che si sono attivati i soliti miserabili tracchiggi per trasformare un ente di ennorme importanza e di fatto pubblico nel solito poltronificio da affidare a qualche clientes pro-tempore che si attivi a saccheggiarlo.
Non vogliamo dilungarci perché, come nostro stile all'argomento dedicheremo la massima attenzione e siamo certi che gli articoli saranno parecchi se la questione si complica.
Per oggi accendiamo solo un faro per segnalare alla Città che occorre stare vigili, e noi lo saremo, suggerendo a chi ne ha la responsabilità che questo è il momento della serietà, il Teatro Stabile, molto faticosamente salvato e restituito alla comunità, non può consentirsi avventurismi: in questo momento occorre garantire continuità assicurando il rigore sinora mantenuto.
Alle pur legittime ambizioni di tanti si deve rispondere assegnando e creando nuovi spazi, e ce ne sono tanti da recuperare, non mettendo in discussione e pericolo il completamento di un rilancio ancora in fase embrionale e probabilmente la più delicata.
Tra l'altro per cambiare un consiglio di amministratore che ha indiscutibilmente ben gestito occorrerebbero motivazioni molto forti per giustificare atti deliberativi in senso contrario.
Non lo facciamo mai, ma un suggerimento ce lo permettiamo: ad una governance autorevole, che ha dimostrato con i fatti di essere riuscita a tirare fuori da un fallimento certo e disonorevole, per di più superando la terribile fase dei lockdown, si chiede la cortesia di proseguire per un secondo mandato di assestamento e rilancio definitivo: senza discussioni.
E ne andrebbe a merito di chi ha la responsabilità della nomina, Musumeci, Messina e Pogliese, che così potrebbero mostrare di essere in grado di capire che ci sono momenti e circostanze in cui non è il caso di "cencellinismi" ed accaparramenti irresponsabili, e quindi di saper governare da persone intelligenti e "buoni padri di famiglia", come è richiesto dallal legge e dal buon senso.
Non è così difficile.