
E la saga continua.
Questa mattina è convocata l'assemblea dei soci della SAC che vedrà rappresentato il socio di maggioranza da una governance che per legge non esiste più: e questo ormai lo sappiamo come sappiamo che da queste parti può succedere di tutto, anche se alcuni passaggi non riusciamo a capirli.
Ad esempio, resta misteriosa la partecipazione all'ultimo minuto utile del presidente della regione Nello Musumeci a questo colpo di mano al quale ha aderito in cambio della promessa nomina di Gino Ioppolo a presidente della SAC. È misteriosa perché il presidente, avendo praticamente il controllo di tutti i soci attraverso commissari nominati con sua intesa, avrebbe potuto giocare una partita ben più intelligente. Ma vabbè.
Intanto lo stato dell'arte: il TAR di Catania si è espresso con una sentenza che alla fine annulla il decreto, (che doveva comunque essere scritto meglio e lo diciamo da gennaio) del ministro Giorgetti di nomina dei commissari, ma lo fa con una motivazione che è stata subito colta come contraddittoria.
Sintetizziamo al massimo: da un lato, nella stessa sentenza, si afferma il principio generale successorio, in base al quale istituito per legge un nuovo ente che assorbe quello soppresso, il primo ne assume tutte le competenze; dall'altro si afferma che andava espressamente regolata la successione in particolare, guarda caso, a quanto attiene alla nomina delle governance di SAC e Soaco che ne sono partecipate.
Qua pare lampante la contradditorietà: se è efficace il principio generale successorio, è ovvio che si applica a tutto e quindi anche a SAC e Soaco. Ma se la vredranno gli avvocati, che sono tutti molto bravi.
E infatti è stato immediatamente depositato appello, circostanza che rende ulteriormente problematica l'accelerazione imposta da Agen & C. alla nomina del cda SAC lanciando un grossolano: "Noi nominiamo comunque, chi ci sta ci sta", tendendo una trappola nella quale pare l'unico a cadere sia stato il presidente Musumeci che ha effettuato la sua designazione, Gino Ioppolo, trascinando poi di conseguenza il comune di Catania, e con ciò offrendo una parvenza di legittimità ad una operazione che è molto probabile avrà più di un seguito.
Robe che solo a Catania...
Fatto sta che adesso, andando al CgA diventa cogente il rischio che il riconoscimento del principio generale successorio, rendendo efficacia al commissariamento, renderebbe nulli gli atti posti dalla governance rappresentata da Agen & C, ormai inesistente per legge: MA PERCHÈ STANNO COMBINANDO TUTTO QUESTO CASINO? CHE INTERESSI HANNO?
La questione resta politica e attiene al perchè importanti enti pubblici restino ostaggio di interessi che pubblici non sembrano.
E a questo saranno chiamati a rispondere in particolare il ministro Giorgetti e il presidente della regione Nello Musumeci che, unici, della tutela dell'interesse generale sono attualmente i responsabili.
Nel frattempo la vicenda è approdata in parlamento, con un durissimo intervento del deputato Paolo Ficara che interroga il governo, facendo formalmente diventare la saga in questione un caso nazionale.
E lo è.