Che il sistema giudiziario abbia bisogno di una riforma complessiva e seria che gli consenta maggiore efficienza, compresa ovviamente maggiore trasparenza nei percorsi di carriera, è indubbio.
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I recenti scandali che ne hanno travolto alcuni esponenti di primo piano non hanno certo giovato ad affrontare con la necessaria serenità la questione, anzi rischiano di dare adito a quanti, per propri interessi di casta, non vedono l'ora di poterne ridimensionare gli spazi di azione, provando a mettere il Terzo Potere sotto il controllo degli altri due.
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Questo è infatti il tema più importante e delicato: può una politica politicante così fortemente degradata e delegittimata , parassitaria e predatoria, per di più ormai sempre meno rappresentante di un popolo che neanche più la vota, affrontare in maniera imparziale ed utile una riforma così delicata?
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In una democrazia così fragile come quella italiana, l'alterazione degli equilibri tra i poteri diventa pericolosissimo ed è necessario che si alzino tutte le antenne possibili per impedire derive che rischierebbero di risultare senza ritorno.
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Proveremo quindi a raccogliere ed offrire ai nostri lettori pareri ed interventi che possano risultare utili a formarsi un'opinione, e li sceglieremo senza che sia necessaria da parte nostra una condivisione: vogliamo solo contribuire ad alimentare un dibattito che deve aprirsi immediatamente, prima che sia troppo tardi, impedendo per come possibile che decisioni così importanti si consumino tra i corridoi di quella politica di cui abbiamo imparato che non ci si può più fidare ed è la prima che deve essere riformata, a partire dai meccanismi di selezione dei suoi esponenti.
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Non pensiamo che questi temi debbano essere riservati ai grandi media, ai massimi sistemi;
ogni cittadino, anche in un'estrema periferia come la nostra, deve assumere consapevolezza che dipende dall'impegno di ciascuno informarsi, impegnarsi, attivarsi: la lamentela fine a se stessa rischia di diventare colpa e complicità .
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Stavolta proponiamo un intervento pubblicato sulla sua pagina Facebook dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Rieti Rocco G. Maruotti, componente dell'ANM e che ci ha convinto per il titolo che ha deciso di dargli, poi ognuno farà le proprie valutazioni, ma in ogni caso...
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"È BENE CHE SI SAPPIA.
Sulla riforma dell'ordinamento giudiziario è bene che si sappia che:
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1) se il problema della Giustizia sono i magistrati in politica, è bene che si sappia che in questo momento i magistrati in aspettativa per mandato parlamentare sono solo 3 su più di 8000 magistrati in servizio;
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2) se il problema della Giustizia sono i magistrati che passano da una funzione all'altra, è bene che si sappia che negli ultimi 3 anni i magistrati che hanno cambiato funzioni sono stati 40 all'anno, sempre su più di 8000 magistrati in servizio;
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3) se il problema della Giustizia è che il lavoro dei magistrati non è soggetto a valutazione, è bene che si sappia che i magistrati italiani nei primi 28 anni di carriera sono valutati almeno 7 volte, una volta ogni 4 anni;
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4) se il problema della Giustizia sono le assoluzioni, è bene che si sappia che il processo non è una gara e che l'assoluzione non è una sconfitta del Pubblico Ministero;
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5) se il problema della Giustizia sono i tempi necessari ad arrivare ad una sentenza, è bene che sia sappia che questa riforma non accorcerà neppure di un giorno i tempi dei processi.
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Noi magistrati siamo i primi ad aver invocato una riforma dell'ordinamento giudiziario, ma non questa riforma e non perché vogliamo conservare privilegi, che non abbiamo salvo quello di fare un lavoro che ci piace e del quale portiamo sulle spalle tutto il peso della responsabilità , ma perché oltre che inutile è anche dannosa, non per noi ma per il funzionamento del servizio che ci sforziamo di rendere nonostante le enormi carenze di risorse umane e strumentali in cui da sempre versano gli uffici giudiziari italiani.
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Avremmo voluto, e lo abbiamo anche messo per iscritto, una riforma che ci aiutasse a superare le criticità strutturali e di funzionamento degli uffici giudiziari, del processo e del CSM, nella consapevolezza che la buona volontà di migliorare e di cambiare le cose non basta se non viene accompagnata da una buona iniziativa politica che si traduce in una buona legge.
E invece ci ritroviamo una riforma che non migliorerà il servizio Giustizia, ma che, al contrario, mina alle fondamenta quel baluardo di democrazia che finora è stata la Magistratura italiana.
Contro una simile riforma ci opporremo con ogni strumento democratico, non nel nostro interesse ma nell'interesse dei cittadini."