Morire per amore senza uccidere l’amore.
Impazzire per un dolore che ti ferma il cuore per sempre.
E nonostante ciò perdonare il tradimento e ritornare in spirito per salvare chi ti ha ingannato.
Tutto questo avviene in Giselle, apoteosi del balletto romantico, che da quasi due secoli muove e commuove la sensibilità dello spettatore, soprattutto per l’introspezione con cui il tragico assunto viene tradotto in una soggiogante sintesi di drammaturgia, danza e musica.
Merito di Théophile Gautier, mosso dall’intento di celebrare le eccelse doti della ballerina Carlotta Grisi, e autore del libretto insieme a Jules‑Henri Vernoy de Saint-Georges. Un dream team che vedeva in prima linea anche il compositore Adolphe Adam e i coreografi Jean Coralli e Jules Perrot, sul cui impianto sarebbe intervenuto, anni dopo, Marius Petipa.
Il titolo è stato in scena al Teatro Massimo Bellini nell’ambito di un ricco cartellone, premiato dai ripetuti sold out. L’allestimento ha visto protagonista il Balletto dell’Opera Nazionale di Bucarest, la cui lunga storia e tradizione, iniziata nel 1885, è stata istituzionalizzata negli anni Venti del Novecento.
La versione coreografica viene adattata dal danzatore, maestro e coreografo Mihai Babuşka, diplomato alla Scuola Accademica del Gran Teatro di Mosca. Sul podio il maestro bulgaro Krastin Nastev.
Nei ruoli principali Cristina Dijmaru e Greta Nita (Giselle), Robert Enache e Valentin Stoica (Albrecht), Sergiu Dan e Vlad Toader (Hans), Rin Okuno e Molly Hall (Myrtha), chiamati ad animare la narrazione, divisa tra il primo atto di colore e il ballet blanc del secondo.
Con l’attuale direzione artistica di Alin Gheorghiu e la recente direzione del balletto assegnata a Laura Blica Toader, vanta un ensemble di quasi cento artisti di talento tra solisti e corpo di ballo.
(riprese e foto Lorenzo Davide Sgroi)