Se la Sicilia è da sempre laboratorio politico per l'Italia intera, Catania assurge a Centro di ricerca.
E infatti qua i voti vanno smorfiati, più che analizzati come si potrebbe fare in realtà più normali.
Intanto resta l'onta e lo sfregio del dato dell'affluenza ormai drammatico: appena il 37,7% dei siciliani gli ha dato la confidenza di andare a votare: questo aprirà scenari delicatissimi.
Come sempre è successo di tutto e il contrario di tutto.
A dispetto dei pronostici la Sicilia ha dato qualche collera soprattutto al partito della premier Meloni che è stato sorpassato, e di quasi 3 punti, da Forza Italia che quindi diventa il primo partito della regione.
Ancora peggio, per Fratelli d'Italia è andata in provincia di Catania che si è fermato al 22,74 con il dato nazionale al 28,81, mentre Forza Italia è arrivato al 24,52% più che doppiando il dato nazionale al 9,61.
Un risultato che replica quello delle politiche 2022, quando Fratelli d'Italia catanese raggiunse la peggiore performance d'Italia pur potendo vantare tra vari big quali il presidente della regione, il sindaco di Catania e ben due assessori regionali di peso quali quelli al Turismo e Sanità. Il risultato fu il peggiore d'Italia.
Anche stavolta non è andata meglio, nonostante il gruppo dirigente catanese di Fratelli d'Italia possa vantare la seconda carica dello Stato il presidente del Senato, ben 2 ministri, il sindaco della città, il presidente dell'ARS, il vice capogruppo vicario alla Camera.
Nonostante questa eccezionale capacità di fuoco, si è dovuto accontentare del secondo posto ed anche al suo interno si sono registrati scossoni non da poco.
Salta agli occhi infatti il risultato delle preferenze che, in provincia di Catania, conferma come i voti, quelli veri, facciano riferimento all'unico esponente che ha mantenuto nel tempo un forte radicamento sul territorio e conserva le dinamiche classiche del “lavoro di segreteria”: l'ex sindaco ed attuale senatore Salvo Pogliese.
Il suo candidato di riferimento infatti, il sindaco di Gravina Massimiliano Giammusso , in provincia di Catania è arrivato di gran lunga primo tra i candidati locali (dopo Meloni quindi), ottenendo quasi 23 mila preferenze e lasciando dietro l'ex assessore alla Sanità Ruggero Razza, appoggiato da tutto il resto del partito e riuscendo così a spuntarla nelle altre province risultando terzo nella circoscrizione, dopo Meloni e Milazzo, e quindi tra i possibili eletti se dovesse scattare il secondo seggio.
Veniamo a Forza Italia dove il segretario nazionale Antonio Tajani ha compiuto un vero e proprio miracolo politico, in particolare con l'accordo raggiunto con l'MPA di Raffaele Lombardo che ha consentito il raggiungimento di un risultato ritenuto impossibile, che non solo ha confermato la sopravvivenza del partito alla scomparsa del suo fondatore Berlusconi, cosa non scontata, ma di diventare il secondo partito della coalizione di Centrodestra in Italia ed in Sicilia addirittura il primo.
Il Movimento di Raffaele Lombardo in Sicilia ha deciso di caricarsi forse il candidato più difficile, Caterina Chinnici, assolutamente indipendente e priva di qualsiasi radicamento politico: nonostante questo Chinnici è riuscita a stare dietro ai due big del partito gli assessori campioni di preferenze Tamajo e Falcone, raggiungendo una onorevole terza posizione, che a Catania è addirittura arrivata seconda, raggiungendo oltre 30 mila preferenze e più che doppiando il potentissimo assessore alle attività produttive Edy Tamajo che nella provincia etnea racimola appena 13.619 preferenze, che recupera brillantemente nelle altre province che gli consentiranno di essere il primo degli eletti in Sicilia dopo la Meloni con 100 mila preferenze.
“E’ fuor di dubbio che l’apporto del Movimento per l’Autonomia ha determinato, in misura significativa, il primato di Forza Italia in Sicilia ed il successo di Caterina Chinnici che, con oltre 90 mila voti di preferenza, si afferma come vincitore morale della competizione. E al tempo stesso va riconosciuto al Mpa il concorso alla tenuta del Governo regionale presieduto da Renato Schifani” - ha dichiarato a caldo l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo - Siamo stati, di gran lunga, i maggiori sostenitori della scelta del segretario nazionale Antonio Tajani di affidare all’onorevole Chinnici il posto di capolista nel collegio della Sicilia e della Sardegna. Mentre va tenuto presente che a cercare di intaccare il valore di quella scelta si è operato mettendo in campo certe terzine ‘ad excludendum’ della capolista. E va detto che ha deluso il riscontro a dir poco avaro al consenso raccolto dai candidati sardi in Sicilia”.
E conclude: “Lo straordinario impegno di amministratori, dirigenti e militanti e di tantissimi giovani e donne che si sono ritrovati in questa campagna elettorale attorno a Caterina Chinnici, chiede di potere esprimere più efficacemente il programma autonomista nell’alveo di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo. E reclama – conclude il leader autonomista - che l’azione politica ed amministrativa di ogni giorno siano ispirate, anche nel nome di Chinnici, ai principi del rigore morale e finanziario e della chilometrica lontananza da ogni forma di criminalità”.
Chapeau assessore all'Economia Marco Falcone che vede premiato il suo impegno volando a Bruxelles ed ottenendo a Catania il primo posto tra i votati ottenendo 36.420 preferenze.
Controversa l'attribuzione del risultato del candidato di Noi Moderati Massimo Dell'Utri, che a Catania ha ottenuto il sostegno del gruppo che fa riferimento al coordinatore provinciale Marco Forzese ottenendo oltre 9 mila voti, mentre nelle altre province il sostegno dichiarato da Totò Cuffaro rischia di diluirne la paternità, creando qualche problema di credito. Se la vedranno tra di loro.
Venendo agli altri partiti, la Lega a Catania raggiunge il 9,67 con quasi 32 mila voti e riesce a mantenere un seggio, mandando a Bruxelles l'ex sindaco Raffaele Stancanelli, eurodeputato uscente di Fratelli d'Italia e sostenuto dal duo Sammartino-Sudano.
Il Partito Democratico a guida Barbagallo non riesce a tenere il passo del successo ottenuto a livello nazionale dal segretario Schlein e nella provincia etnea si ferma al 12,48, contro un dato nazionale che supera il 24%, aprendo la stura ad un regolamento di conti interno atteso da tempo.
Grande sorpresa per il risultato dell'Alleanza Verdi Sinistra, che ottiene a Catania un inatteso 5%, contribuendo al risultato nazionale che gli consente l'ampio superamento della soglia di sbarramento e l'elezione in Sicilia di un eurodeputato che, con il giro delle opzioni, potrebbe portare a Bruxelles l'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Scompaiono dal panorama europeo le formazioni di Renzi-Bonino da un lato e di Calenda dall'altro: entrambe sono rimaste di molto al di sotto dello sbarramento e restano dov'era.
Delusione anche per i 5Stelle che più che dimezzano voti e percentuali, riuscendo ad eleggere un eurodeputato ma aprendo una seria riflessione sul futuro del movimento.
Debacle totale per la somma di sigle di tutti i tipi messa su dal sindaco di Taormina Cateno de Luca, che a livello nazionale arriva a poco più dell'1%, ma anche in Sicilia resta lontanissimo dalle soglie minime di soddisfazione ed a Catania appena al 4,80%.
Insomma, queste le prime valutazioni a caldo dopo la lunga notte di risultati che non rimarranno senza conseguenze e lasciano sullo sfondo quello più drammatico e definitivo: il 63% di elettori che neanche li calcola e prima o poi chiederanno il conto.