Perché continuiamo, e continueremo, a raccontare storie come quella di Ebrima su una testata da cui ci si aspetta magari altro?
Lo facciamo per non dimenticare mai, noi per primi, che dietro ogni migrante come dietro ogni senza tetto, ogni disagio, c'è una storia di dolori che non possiamo neanche immaginare e che abbiamo evitato solo per la fortuna di nascere da questa parte del mondo.
Che non è la migliore. (PDR)
Sono parecchi al Lido Don Bosco gli immigrati impegnati a regalare sorrisi a chi ha subito dolori così forti per i quali hanno smesso di farli.
Tra questi Ebrima, un gambiano di 24 anni che dal 2018 vive in Sicilia.
Nella storia di ogni essere umano c'è sempre un'avvenimento che segna il "prima" ed il "dopo", ma non esiste un "dopo" che non porti con sé parte del "prima".
Ebrima in Italia ha conseguito la licenza media e poi il diploma.
Non ama molto la matematica ma vorrebbe studiare economia aziendale.
Quando viveva in Gambia vendeva il pesce con la madre e questo far commercio l'ha sempre appassionato.
Sorridendo racconta di quanto fosse abile nel guadagnare da quelle vendite più di quanto riuscisse a fare la madre, da lì il desiderio di studiare economia.
Ebrima era solo un ragazzino di 16 anni ma aveva le idee ben chiare: per poter essere un uomo libero bisognava studiare, ma lo studio in Gambia non era, e non è, un diritto riconosciuto.
Le famiglie pagano una retta trimestrale ai figli per permettere loro di studiare.
Soltanto i 3 più bravi acquisiscono gratuitamente il diritto alla studio.
La famiglia di Ebrima non riusciva a sostenere le spese scolastiche di molti figli e proprio lui avrebbe dovuto rinunciare.
Decise quindi di lavorare per poter continuare ad imparare.
Trascorreva quindi le sue giornate tra studio, lavoro, pranzi saltati, notti insonne.
Una situazione usurante che non poteva durare a lungo.
Cosi, dopo un periodo di solo lavoro, decise di lasciare la propria terra e provare a realizzare il proprio sogno.
Il dopo di Ebrima è fortemente legato al suo prima.
E' proprio lo studio che lo porta ad abbandonare la sua famiglia, la sua terra ed a catapultarsi in una realtà sconosciuta che l'ha cambiato.
Mise da parte dei soldini che non bastarono neanche per raggiungere il Niger.
Lavorava per racimolare altro denaro e a forza di stenti, dopo aver attraversato il deserto ed essere arrivato in Libia, fu vittima di rapimenti e torture.
Molte volte ha creduto che la soluzione al dolore che il viaggio gli stava procurando fosse soltanto la morte.
Eppure è stato coraggioso, a soli 16 anni, rischiando la sua stessa vita per poter concedersi la possibilità di viverla dignitosamente.
Il 18 Gennaio del 2018 Ebrima arrivò a Catania, venne accolto al lido Don Bosco e alla domanda cosa rappresenta questo posto per te, lui risponde: “Per me questa è una famiglia che mi dona la pace.”
Adesso trascorre le sue giornate lavorando al lido, e nel frattempo, come detto, ha ottenuto la licenza media ed il diploma.
Si iscriverà all'Università di Economia anche se l'idea di far turismo lo condiziona.
Al Don Bosco si mostra sempre sorridente, aiuta chi è in difficoltà, abbraccia i bimbi con amore cercando di regalare loro l'infanzia che a lui è stata negata.
Gioca a calcio e condivide con colleghi ed ospiti della struttura la propria cultura e la cultura di chi lo circonda.
Vive un amore lontano e guarda al futuro con speranza.
Adesso possiede la consapevolezza che potrà godere di una vita serena, una vita nuova, ma le paure del passato non lo hanno ancora lasciato.
Nonostante ami il mare, nonostante viva in spiaggia, Ebrima osserva le onde del mare ed il tormento vi si mischia.