E se sostituissimo i parlamentari con l'intelligenza artificiale?
Se al posto di quella cambiale perpetua che è il parlamento avessimo un cervellone centrale che governasse tenendo conto delle istanze dei cittadini?
Pensate al risparmio.
Niente mega indennità, spese varie e soprattutto mai più vitalizi.
Sogni erotici da populisti? No, presto potrebbe diventare realtà.
Il primo a ipotizzare questo scenario distopico fu Davide Casaleggio che in un'intervista al quotidiano “La Verità” affermò: “Oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”.
Dato che a dirlo è il figlio dell'ex fondatore di un movimento nato proprio sfruttando la rete e la tecnologia, è sicuramente un'opinione da considerare con attenzione e preoccupazione.
Questa sua previsione viene rilanciata dal blog di Beppe Grillo in un articolo in cui ipotizza l'applicazione dell'intelligenza artificiale per la gestione del processo democratico.
Secondo Grillo, la sfiducia nei confronti del sistema e la percezione di una politica sempre più corrotta potrebbe rappresentare un incentivo alla deumanizzazione della politica e aprire la strada all'”algoritmo di stato”.
Pur riconoscendo alcune criticità, l'approccio di Grillo è tutto sommato possibilista, ma il nostro “elevato” omette, forse volutamente, il lato oscuro di un simile scenario.
Uno dei campi in cui l'intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi un prezioso alleato, secondo lui, è la lotta alla “disinformazione”.
Un algoritmo potrebbe verificare l'attendibilità delle notizie e filtrarle in modo da somministrale alla massa evitando eventuali manipolazioni a base di fake news.
Ma i processi che utilizza l'IA per elaborare questi dati sono chiusi e opachi e ciò renderebbe difficoltosa la verifica delle fonti da parte dei cittadini. Verrebbe meno il diritto alla trasparenza.
Gli algoritmi non sono ancora capaci di comprendere la complessità umana e le dinamiche politiche e questo potrebbe portare a decisioni non in sintonia con i reali bisogni sociali contribuendo a creare più problemi di quanto possano risolverne. C'è poi il problema legato ai dati, alla privacy e quello, più grave, legato a possibili manipolazioni dell'opinione pubblica.
Basterebbe questo a chiudere le porte alla possibilità di un governo virtuale se ogni tanto non uscissero articoli come quello di Grillo che sembrerebbe avere l'obiettivo di tastare il polso alla massa per capire quanto sia pronta per questo passaggio. E se questa transizione venisse imposta in modo surrettizio?
Come ha detto Grillo, viviamo in un'epoca di sfiducia e rigetto verso la politica e i suoi amministratori, e questo stato psicologico rappresenterebbe un terreno fertile per eventuali gruppi di potere che avessero come obiettivo il superamento della democrazia.
Con un'adeguata campagna di ingegneria sociale e sfruttando il malcontento dell'opinione pubblica, esperti del settore potrebbero presentarla come una soluzione a corruzione e malaffare facendo diventare l'automatizzazione della politica qualcosa di auspicabile e attraente. Fantascienza? Non dimentichiamoci che è così che è nato il M5S.