
Un documento ufficiale diffuso dall'associazione Volerelaluna smaschera la visione distorta di sviluppo del porto etneo: tra violazioni normative, pericoli ambientali e cementificazioni ingiustificate, il PRP si rivela una minaccia sistemica per la città.
Il nuovo piano regolatore portuale di Catania è un'opera mastodontica scollegata dalla realtà: rischi ambientali enormi, espansioni illegittime e fabbisogni gonfiati.
Un piano senza fondamenta legali
Il PRP del porto di Catania è stato adottato prima della necessaria rimodulazione del DPSS, nonostante l'ampliamento del sistema portuale a Siracusa e Pozzallo.
Grave anomalia: il PRP include aree non ancora ufficialmente rientranti nella circoscrizione portuale, come la scogliera dell'Armisi, in violazione della legge 84/1994.
Scempi ambientali annunciati: la scogliera dell’Armisi
Uno dei tratti più antichi e integri della costa catanese, datato 5400 anni, è destinato ad essere distrutto per far posto a una darsena turistica per mega yacht.
Effetti previsti:
Cementificazione di 300.000 mq di specchio acqueo.
Distruzione di un ecosistema marino intatto.
Perdita di un patrimonio naturalistico con grotte laviche e acque dolci marine.
Inoltre, si impedirebbe per sempre la fruizione pubblica della scogliera, che potrebbe invece diventare un parco urbano di straordinario valore.
Espansione a sud: il caso Acquicella
La seconda nuova darsena, commerciale, dovrebbe sorgere sulla foce dell'Acquicella, zona protetta da Direttive europee (Habitat e Uccelli).
Conseguenze:
Distruzione di dune sabbiose e zona umida costiera.
Deviazione di un corso d'acqua classificato come pubblico.
Pericolo idrogeologico in area classificata R4 (massimo rischio).
L'espediente della "rinaturalizzazione" è una foglia di fico senza basi tecniche.
Cemento a volontà, senza logica
Previsti 3,75 milioni di metri cubi di nuove edificazioni, pari a una cittadina di 37.500 abitanti.
Includono:
- Edifici alti 24 metri.
- Strutture turistico-ricettive e commerciali estranee alla funzione portuale.
- Tutto questo in assenza di una reale motivazione funzionale.
Fabbisogni gonfiati e numeri smentiti dai fatti
Il PRP si basa su previsioni di traffico portuale non realistiche:
- Merci: si ipotizza un raddoppio entro il 2040, ma dal 2017 al 2023 il traffico è calato del 15%.
- Passeggeri: previsto triplo aumento, senza basi.
- La darsena commerciale realizzata nel 2012 è ancora oggi sottoutilizzata, a causa di smottamenti e lavori di consolidamento.
Alternative ignorate: il caso Augusta
Il porto di Augusta ha:
- 2,5 milioni di mq disponibili per traffico commerciale.
- Appena 800.000 tonnellate annue di traffico attuale.
- Trasferire parte del traffico ro-ro da Catania ad Augusta è la soluzione più logica, economica e sostenibile.
- Catania potrebbe invece specializzarsi nel turismo e nel diporto nautico, riqualificando le aree esistenti senza nuove colate di cemento.
Ipocrisia istituzionale
L'Autorità Portuale ha già avviato concessioni commerciali venticinquennali su aree previste nel PRP per il diporto nautico.
Una contraddizione lampante: il PRP è già smentito da chi lo ha scritto.
Conclusione: un piano da fermare subito
Il PRP del porto di Catania è un'opera che:
- ignora vincoli ambientali e paesaggistici;
- si fonda su dati fittizi;
- spreca risorse pubbliche;
- minaccia il futuro della città.
Serve una moratoria immediata, una vera pianificazione integrata tra i quattro porti del sistema e un confronto pubblico trasparente con i cittadini.
La posta in gioco è troppo alta per lasciarla a logiche speculative travestite da sviluppo.
Leggi anche










