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Mentre troppi tesori finiscono in malora, per fortuna c'è chi ancora li cura

22-08-2020 08:02

redazione

Cronaca, Focus,

Mentre troppi tesori finiscono in malora, per fortuna c'è chi ancora li cura

Il caso del restauro del Gruppo marmoreo dell'Annunciazione a Bronte, una meraviglia recuperata grazie alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania

È un patrimonio immenso quello ereditato dalle antiche generazioni: in ogni chiesa di Sicilia come all'interno di molti magazzini pubblici, ma anche privati, giacciono incredibili opere della maestria artistica di grandi autori che troppo spesso vengono dimenticate e si degradano nell'indifferenza generale.

In molti paesi ne basterebbe anche una minore delle migliaia che abbiamo in Sicilia per trasformarle in attrazione turistica, con tutto ciò che comporta anche in termini di indotto economico,  da noi diventano quasi un peso.

Per fortuna però, la bellezza dell'arte antica ha una sua capacità di resistenza anche alla barbarie, e riesce alla fine a trovare chi se ne prende cura, pur tra mille difficoltà.

Ed è quanto accaduto in questo caso, cui vogliamo rendere omaggio dedicandogli una inconsueta, per noi, apertura di giornale: perché è una cosa veramente bella, quindi niente "attacchi al potere". Per oggi.

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Il restauro del Gruppo marmoreo dell'Annunciazione di Antonino Gagini, grazie all'intervento di restauro, offre nuovi strumenti per interpretare le relazioni intercorse tra XV e XVI secolo tra la Sicilia e l'Europa, tra centri e periferie, tra Artisti e Scuole, contribuisce a comprendere le scelte iconografiche e le tecniche artistiche. 

L'intervento di restauro è stato commissionato dal Rettore del Santuario Maria SS.ma Annunziata, don Nunzio Capizzi, dell'Arcidiocesi Di Catania, ed è stato finanziato con il contributo economico offerto dai fedeli, legati da profonda devozione al culto dell'Annunziata ed all'opera del Gagini.

Il lavoro sul gruppo marmoreo, approvato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania, è stato affidato a Maria Scalisi che, da brontese di nascita, ha saputo coniugare la propria riconosciuta esperienza professionale con l'amore per l'opera d'arte condividendo con il direttore dei lavori, l'architetto Luigi Longhitano tutte le fasi dell'intervento.

La Soprintendenza dei Beni Culturali della città Metropolitana di Catania ha seguito tutte le fasi del restauro esercitando l'Alta Sorveglianza sulla scelta e l'attuazione degli interventi eseguiti, hanno preso parte ai lavori la Soprintendente prof.ssa Rosalba Panvini, il Direttore dei Unità Operativa per i Beni Architettonici e Storico Artistici, Arch. Benedetto Caruso, la Storica dell’Arte dott.ssa Carmela Cappa.

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Durante le fasi del restauro è stata realizzata, su progetto del direttore dei lavori una struttura per contenere e ridurre gli impulsi sulle statue di varia natura realizzata in acciaio cor-ten per entrambe le statue: l'Angelo e la Vergine.

Le varie e diversificate fasi dell'intervento sono state condotte con una corale condivisione dei compiti da parte di quanti si sono riconosciuti co-protagonisti di un momento storico, Paolo Cutuli, collaboratore di Maria Scalisi, i F.lli Biagio e Claudio Longhitano che hanno allestito i ponteggi, la Confraternita dell’Annunziata che ha garantito la collaborazione ed il supporto logistico, Michele Biondi, fornitore del marmo bianco di Carrara per l’integrazione sulla base della statua reversibile e individuabile, nel rispetto delle norme sul restauro.

Il supporto di Maurizio Meli si è rivelato determinante per la resa, sempre reversibile, delle dita della Madonna e le integrazioni dei marmi nelle statue, ogni inserto è stato modellato e definito con l'amore di chi riconosce in ogni opera d'arte il frutto del lavoro delle proprie mani. La stessa dedizione all'opera di Antonino Gagini ha guidato il lavoro dei Fratelli Spitaleri, esecutori attenti delle basi in acciaio cor-ten e dei supporti a corredo delle basi; Claudio Bonaccorso ha curato le decorazioni edili della cappella e del fondale dell'abside; la ditta Floridia ha realizzato, con le dinamiche di una esecuzione orchestrale, la movimentazione delle statue nelle fasi di separazione dalle vecchie ed obsolete basi in legno fino alla ricollocazione dentro le nuove basi in cor-ten; cura e attenzione ha qualificato il lavoro della ditta che ha curato l'impianto elettrico, rinnovata scenografia, di un luogo sacro di Fede e di Arte.

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Il progettista e direttore dei lavori, gli esecutori del restauro ed i tecnici della Soprintendenza durante tutte le fasi del restauro, condotto in maniera filologica, si sono avvalsi di un documento di archivio: l'atto notarile che lega Antoninus de Gaginis, scultore in marmo, cittadino palermitano al committente  Nicolao Spitaleri,  della terra di Bronte, originario di Longi, per fare modellare e scolpire le immagini o figure marmoree con il suo marmo bianco, senza macchia alcuna nella faccia, in cui si specifica come la figura dell'Intemerata Vergine Maria della Nunziata sia alta palme sei dalla testa ai piedi, oltre lo scannello alto dita quattro, con dovuta proporzione; così pure la figura dell'Angelo Gabriele annunziante, di altezza e proporzione convenienti, di marmo ugualmente bianco. Nell'atto si specifica che il Maestro Antonino promise di decorare con oro le sopraddette immagini e colorire con azoto fino, in modo che siano ben dorate e colorate e di consegnarle per il 15 del mese di agosto prossimo futuro (1541), le altre immagini per il 15 del mese di agosto dell'anno XV ind. Prossimo immediatamente seguente (1542).

Tutto questo per il costo ed integro pagamento di onze quarantotto come prezzo generale per tutte e singole le immagini e figure sopraddette, quale rimunerazione per il lavoro fatto e la loro vendita.

Proprio l'atto notarile ha permesso di scoprire sotto uno spesso strato di stucco l'altorilievo con Dio Padre e lo Spirito Santo tra Serafini. L'Eterno collocato oggi nella lunetta absidale era in origine parte integrante del gruppo dell'Annunciazione. La ricollocazione del gruppo dell'Annunziata sull'altare maggiore insieme all'Arco sempre del Gagini, ha di fatto separato il momento dell'Annuncio a Maria e dell'Incarnazione del Verbo. Il recupero integrale del prezioso bassorilievo in marmo con Dio Padre rende a oggi visibile l'Annunciazione di Bronte nella sua integrale straordinaria bellezza.

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Con il restauro, a conferma dell'atto notarile, oltre ai colori delle vesti e dei volti, blu/verde e rosso sono state scoperte le tracce dei decori originari impressi sul marmo con la cera a caldo, sulla veste della Vergine è stata individuata la griccia un decoro risalente al XV secolo. L’Annunziata di Bronte, grazie al restauro, offre chiavi di lettura diversificate a partire dalla riscoperta dall'esperienza artistica del nonno di Antonino, Domenico Gagini, intraprendente e avventuroso scultore che dal lontano Canton Ticino giunge in Sicilia rivoluzionando la tradizione tardo gotica, imperante nell'isola nel XV secolo, con la sacralità della cultura artistica dell'Umanesimo. Da Domenico al figlio Antonello ed ai nipoti tra cui Antonino, tutti artisti con peculiarità individuali complesse e perfettamente caratterizzanti, purtroppo superficialmente segnalati per le loro opere come bottega di Gagini o peggio da un generico i Gagini, definizioni che non hanno certo restituito il necessario riconoscimento alla grandezza ed all'operato di ciascun Maestro Gagini.

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La cultura artistica insieme alla comunità di Bronte grazie al restauro del 2020 si riappropriano oltre all'altorilievo con Dio Padre, anche dell'arco, come riacquistata tribuna, l'arco che delimita due storie: il Vecchio Testamento, rappresentato dai clipei con i Profeti sulle lesene; ed il Nuovo Testamento con l'Annuncio dell'Angelo a Maria e l'incarnazione del Verbo. Il momento dell'Annunciazione, scelto dal committente Nicolò Spedalieri e rappresentato da Antonino Gagini è proprio l'Annuncio dell'Angelo, colto nell'atto dell'Annuncio con le labbra dischiuse.

La committenza poteva scegliere infatti tra quattro momenti nella rappresentazione dell'Annuncio a Maria: l'arrivo dell'Angelo ed il saluto con lo stupore della vergine, il secondo con l'Annuncio dell'incarnazione del Verbo, il terzo con l'accettazione ed il Magnificat, il quarto con il congedo. A Bronte si sceglie il secondo, l'Angelo parla, ha le labbra dischiuse, la Vergine ascolta ed in cuor suo trema per quelle parole. Dio Padre dall'alto assiste e benedice.

Pochi istanti della storia e della rinascita dell'Umanità bloccati nel marmo da un grande artista ed oggi restituiti alla vista di chi potrà ammirarli.

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