La DIA ha rilasciato il documento che è la sua relazione semestrale al Parlamento: uno strumento previsto per legge, in cui vengono raccolti, regione per regione e comune per comune, gli sviluppi più rilevanti in materia di criminalità organizzata.
Non è solo un rapporto operativo: è una vera mappa del potere mafioso in tutta Italia.
All’interno di questo report (e lo si immaginava) c’è un Comune che viene citato in modo esteso e dettagliato: Tremestieri Etneo, protagonista dell’operazione “Pandora”, una delle inchieste più gravi dell’intero anno.
Ma davvero è cominciato tutto nello scorso aprile del 2024? Cerchiamo di fare un rapido excursus su 20 anni di storia di un comune che non va commissariato, va legato.
Nella relazione si legge: "L’indagine ha disvelato accordi illeciti tra alcuni amministratori del comune di Tremestieri Etneo ed elementi vicini alla famiglia, riguardanti le elezioni comunali avvenute nel 2015. Le investigazioni hanno infatti consentito di individuare il referente della famiglia di cosa nostra catanese su quel territorio in grado di procurare i voti per le elezioni assicurando all’organizzazione criminale “informazioni sulle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici da poter sottoporre a estorsione". Nel medesimo contesto veniva, altresì, individuata la gestione clientelare dell’Ente locale attraverso corruttele relative ad autorizzazioni e assegnazioni a imprenditori compiacenti documentando, tra l’altro, il coinvolgimento di un esponente della politica regionale siciliana." E chissà chi è… vorremmo prolungare questi punti di sospensione all'infinito, ma abbiamo tanto da leggere.
Ci vuole molta attenzione perché siamo agli Oscar della criminalità organizzata. La DIA fornisce una mappa molto chiara che però tocca decrittare in quanto, proprio Tremestieri, non ha una linea di appartenenza ben precisa:

La posizione geografica di Tremestieri Etneo, che è contigua (Canalicchio) al Comune di Catania, trasporta le criticità della città metropolitana, che si riflettono sul comune più piccolo. Tra queste, le famiglie Santapaola, Ercolano, Laudani e altre sottofamiglie locali che fanno da rinforzo alla base già di per sé solida.
Un segnale ritenuto significativo è l’insediamento stabile nel Comune di diversi membri della famiglia Santapaola, tra cui figli e parenti stretti di – come dire – alti papaveri dell’organizzazione, alcuni dei quali arrestati sul posto. In alcuni casi sono emersi rapporti anomali con esponenti della Polizia Locale.
Questa fortissima presenza mafiosa non è casuale, bensì causale; la malagestione amministrativa del Comune fa gola alle famiglie, che usano sempre lo stesso modus operandi da centenni: “Dove fallisce lo Stato (o il Comune), vinciamo noi.”
In sintesi, più è debole e inefficiente il Comune, più sarà soggetto ad attrarre le famiglie.
Tremestieri e lo Ius Sanguinis
All’insediamento della nuova amministrazione comunale nel 2021, la Giunta di Tremestieri Etneo era composta dal Sindaco e cinque Assessori, tutti – salvo uno – con lunga esperienza politica, segno di continuità e coesione politica.
Tra i componenti, particolare attenzione è stata posta su un Assessore il cui padre ha precedenti per furto e associazione mafiosa, ed è stato arrestato nel contesto dell’operazione Orsa Maggiore per legami con la cosca di Cosa Nostra.
Il negozio storicamente a lui collegato è ora attivo a Tremestieri Etneo e, nonostante non sia stato eletto nel 2021, questo ex assessore è stato nuovamente nominato in Giunta per breve tempo, secondo una logica di turnazione finalizzata a mantenere coesione nel gruppo politico vicino al Sindaco.
Il Consiglio comunale, composto da 16 membri, ha subito cambiamenti dovuti sia a dinamiche politiche interne sia agli effetti dell’indagine Pandora, che ha messo in luce spinosità anche riguardanti alcuni Consiglieri, su cui sono emerse situazioni problematiche alle quali non possiamo avere accesso ancora; o comunque, e dobbiamo dirlo, un occhio allenato e conoscitore dei fatti sa perfettamente che quell’omissis è una tenda abbastanza facile da spostare.
L’affair firme
Le elezioni amministrative del Comune di Tremestieri Etneo, previste per ottobre 2020 e svoltesi nel marzo 2021, sono state oggetto di un’indagine dei Carabinieri di Gravina, che ha portato alla denuncia di 44 soggetti, tra cui consiglieri comunali e politici locali.
Le accuse principali riguardano la falsificazione di firme per la presentazione di liste elettorali, con firme false poi autenticate da pubblici ufficiali compiacenti. Sono state individuate 504 firme false.
Numerosi consiglieri eletti nel 2021 risultano coinvolti in queste irregolarità, e sono emersi legami diretti o indiretti con membri della criminalità organizzata, in particolare con le famiglie mafiose dei Laudani e dei Santapaola-Ercolano.
Alcuni consiglieri risultano anche coniugati o frequentano soggetti con precedenti per reati di mafia o droga.
Le indagini (tra cui “Pandora”) hanno documentato contatti, conversazioni e incontri tra politici locali e affiliati mafiosi, da cui emergerebbe un coinvolgimento attivo dei clan nella raccolta dei voti, con possibili pressioni e promesse elettorali. In particolare, vi sono evidenze che alcuni candidati abbiano beneficiato del sostegno di famiglie mafiose sia nel 2015 sia nel 2021.
L’indagine mette in luce un sistematico inquinamento delle elezioni locali a Tremestieri Etneo, con falsificazione di firme e coinvolgimento diretto di esponenti mafiosi nell’attività politica e nella gestione del consenso elettorale.
Un papato durato dieci anni
Così, dal 2015 al 2024 si è costruita un’efficiente macchina politico-amministrativa attorno a un leader carismatico quanto spregiudicato, il cui potere è rimasto incontrastato persino dopo il suo arresto nel 2024 per corruzione e legami con la mafia (parliamo naturalmente dell’operazione Pandora).
Nonostante la gravità delle accuse, né i consiglieri di maggioranza (15 su 16) né altri membri della Giunta hanno rassegnato le dimissioni, evidenziando una forte continuità politica e complicità interna.
L’indagine ha rilevato che molti consiglieri e amministratori coinvolti avevano già precedenti esperienze politiche nel Comune, e facevano parte di una rete coesa e fidelizzata al leader, con legami non solo politici ma anche personali.
Tra questi, alcuni sono stati rinviati a giudizio per reati elettorali che portarono al rinvio delle elezioni del 2020, poi svoltesi nel 2021.
Anche dopo la rielezione, gli stessi soggetti hanno ricoperto ruoli importanti, se non centrali, dimostrando così la forza muscolare di un sistema monolitico e chiuso, volto a escludere qualsiasi forma di opposizione.
Le testimonianze raccolte indicano che l’intero apparato amministrativo era asservito al leader, con una commistione totale tra politica e gestione amministrativa.
E sull’essere asserviti, abbiamo una storia veramente miserabile di quanto i soggetti siano stati crudeli e spietati nei confronti degli stessi dipendenti. Storia che, in un momento così delicato, sarebbe poco professionale raccontare, e anche pericolosa per la fragilità del soggetto che ha subito delle angherie disumane. E disumano è un eufemismo.
Andiamo avanti.
La meccanica del Comune
La struttura burocratica del Comune è organizzata in 5 Direzioni funzionali, cui si aggiungono ulteriori due servizi di Alta Professionalità: Gabinetto del Sindaco e Avvocatura Comunale.
• Prima Direzione: personale, gare e contratti, presidenza
• Seconda Direzione: ragioneria e tributi
• Terza Direzione: demografici e sociali
• Quarta Direzione: ufficio tecnico
• Quinta Direzione: quest’ultima sospesa e accorpata alla quarta a causa della Pandora, e aveva un ruolo pressoché simile alla quarta direzione.
La relazione dell’Organo ispettivo evidenzia un sistema politico-amministrativo caratterizzato da relazioni osmotiche tra l’ex leader politico e numerosi funzionari chiave dell’amministrazione comunale di Tremestieri Etneo.
Il controllo non si limitava alla politica, ma si estendeva direttamente alla gestione operativa degli uffici strategici, come quelli dell’urbanistica, attraverso dipendenti fidati e pressioni verso chi non era nella cerchia di fiducia.
Un Comune fatto a pezzi
Volendo fare un crossover con il documento prefettizio di cui abbiamo abbondatemente parlato, durante l’attività ispettiva, la Commissione ha rilevato gravi criticità nell’Ufficio che si occupa delle pratiche di sanatoria edilizia, già segnalate come sintomo di una più ampia disfunzione amministrativa e di assenza di controllo sul territorio.
In particolare, è emerso il caso di una pratica riferita all’abitazione di soggetti ritenuti vicini alla famiglia dei Santapaola-Ercolano.
Nonostante si trattasse di un abuso edilizio insanabile, la richiesta di sanatoria è stata trattata con tempistiche insolitamente rapide rispetto allo standard dell’Ufficio (2004–2007), per poi essere inspiegabilmente abbandonata dopo l’avvio formale del procedimento di diniego.
Né l’interessato ha presentato controdeduzioni, né l’Amministrazione ha proceduto con le sanzioni previste.
La pratica è poi risultata collocata in un armadio non pertinente, circostanza ritenuta anomala e indicativa di un possibile tentativo di occultamento.
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di inattività dell’Ufficio, che – secondo quanto riferito dal Commissario – agiva solo su segnalazione di amministratori o consiglieri comunali.
Senza timore alcuno, possiamo reputare plausibile che la celerità iniziale e il successivo stallo procedurale fossero finalizzati a favorire soggetti di interesse, anche in ragione delle loro parentele con esponenti politici locali.
Il caso riflette un modus operandi consolidato, che ha compromesso nel tempo la trasparenza e la legalità dell’azione amministrativa, in settori chiave per la tutela del territorio.
Più che un Comune, un feudo
L’analisi della documentazione raccolta dalla Commissione fa vedere come sia i dipendenti di vario livello dell’apparato amministrativo comunale, la forza di Polizia Locale ed i politici dipingano un quadro totalmente compromesso, segnato da un intreccio complessissimo tra ambienti mafiosi nel territorio e la Cosa Pubblica locale.
Le verifiche, supportate in alcuni casi da intercettazioni, hanno fatto emergere elementi che rivelano l’esistenza di una rete di relazioni, vicinanze o contiguità, costruita attraverso collegamenti diretti con la criminalità da parte di amministratori comunali e politici di spicco.
In particolare, in alcuni settori si è verificata una deviazione dell’agire amministrativo rispetto alla funzione pubblica, con il conseguente asservimento dell’Ente a interessi di soggetti direttamente interni alla criminalità organizzata.
In altri casi, l’amministrazione ha dimostrato una sostanziale – o, volendo dare il beneficio del dubbio, parziale – complicità, o comunque incapacità di contrastare situazioni di grave, gravissima illegalità.
Tutte note ai vertici municipali e mai affrontate con interventi adeguati.
Naturalmente, il comando del Sindaco ha contribuito a garantire una certa solidità in questo sistema.
Analoga valutazione vale per l’esecutivo e il Consiglio comunale, i cui membri hanno ricoperto incarichi anche nelle precedenti amministrazioni.
Emblematica, in tal senso, è l’anomala composizione dell’attuale Consiglio: dei sedici consiglieri eletti nel 2021, uno solo apparteneva all’opposizione.
Nemmeno nella Duma della Russia c’è un’opposizione così blanda.
Questa condizione ha permesso al Sindaco, ai consiglieri più fedeli (alcuni dei quali nominati assessori), e a un apparato burocratico spaventato, di operare senza alcun effettivo controllo, creando un terreno fertile per favorire interessi criminali.
Le pressioni, le minacce e i ricatti da parte dei clan, emersi dalle intercettazioni, evidenziano un potere di condizionamento concreto, legato proprio agli accordi elettorali.
Oltre a questi gravi episodi, vi sono contatti minori, mediati tra alcuni consiglieri e soggetti ritenuti vicini alla criminalità mafiosa, rafforzando l’ipotesi di cooptazione in atto.
Ma quest’ultimi, fortunatamente, sono classificati in gergo come “ladri di polli”. Passacarte.
L’atteggiamento ostile e ostruzionistico nei confronti del Commissario straordinario – che ha disposto la costituzione di parte civile nel processo Pandora – mostra la volontà di continuare la gestione opaca del passato.
Nemmeno i gravi fatti accertati hanno spinto, quindi, i consiglieri a dimettersi o a prendere le distanze da tale sistema.
La conclusioni della DIA
L’operazione “Pandora” viene raccontata dalla DIA come una delle indagini chiave dell’anno. Non tanto per l’aspetto repressivo – che pure è pesante, con arresti e misure cautelari – quanto per ciò che rivela a livello strutturale.
Secondo la DIA, a Tremestieri non si parla di infiltrazione mafiosa: si parla di alleanza.
Il patto elettorale con la famiglia Santapaola-Ercolano non era un favore una tantum. Era un modello consolidato, ripetuto almeno dal 2015 in poi: voti in cambio di protezione, appalti, silenzi e informazioni.
Secondo la DIA, i referenti mafiosi erano in grado non solo di raccogliere pacchetti di voti, ma anche di “ricevere in cambio informazioni strategiche su imprese vincitrici di appalti pubblici, da sottoporre poi a estorsione”.
Uno scambio a tutti gli effetti.
La relazione lo dice chiaramente: non è stata una degenerazione improvvisa, ma il frutto di una lunga e graduale cooptazione della cosa pubblica da parte della criminalità organizzata, con il benestare o la complicità – o il silenzio – di chi governava.