In una città dove l’80% dei commercianti –secondo Sos Impresa- paga il pizzo, in silenzio ma a testa alta, vanno avanti giorno dopo giorno. E’ una strada diversa rispetto a chi col tempo “vegeta” davanti alla tivvù in pantofole. Loro, i ragazzi di Addiopizzo Catania, continuano la battaglia contro la mafia sin dal giugno 2006. Promuovono la cultura della legalità e la mettono in pratica con una serie di progetti ed iniziative che tagliano le gambe a Cosa Nostra. Hanno osato, continuano ad osare, e adesso i risultati sono sotto gli occhi di tutti: in una città dormiente ed ossequiosa incitano i commercianti alla rivolta. Alla base della strategia ci sono una serie di iniziative che mirano ad erodere il sostegno esplicito o implicito boicottando il racket delle estorsioni, contrastando la sottocultura mafiosa e il quietismo che l’accompagna, riunendo tutti coloro che condividono la frase “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. In questo quadro si inseriscono incontri e dibattiti. L’associazione è, infatti, impegnata nelle scuole medie superiori e nelle facoltà universitarie di Catania e provincia con l’organizzazione di incontri educativi e dibattiti che si avvalgono della partecipazione di rappresentanti della magistratura, del mondo dell’antiracket e di imprenditori che “hanno detto no” al pizzo. L’iniziativa di maggior rilievo è arrivata il 30 giugno scorso, quando in Prefettura è stata presentata, alla presenza delle Istituzioni, la lista dei commercianti “pizzo free”. Con nome e cognome, per adesso sono 50, hanno denunciato o non hanno ricevuto richieste di pagamento. In questo caso sono esercenti che oltre a dichiarare di non pagare il pizzo, si impegnano anche a denunciare chiunque dovesse avvicinarli. Parallelamente è partita una raccolta di firme di consumatori che si impegnano moralmente a preferire nei loro consumi i negozi “pizzo free”. L’alternativa concreta esiste, la lista è su internet e Sud la pubblica integralmente. Marco Benanti
“PIZZO FREE”: SOSTENIAMOLI.