Operazione dei carabinieri. Dodici le persone arrestate, accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, nonché dei delitti di estorsione e danneggiamento. Fatta luce sui nuovi assetti di vertice dei corleonesi e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano. Sventato anche un omicidio Nuovo colpo al mandamento mafioso di Corleone e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano. I Carabinieri stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Palermo su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di 12 persone, accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, nonché dei delitti di estorsione e danneggiamento. Contestualmente sarà applicata la misura di sicurezza provvisoria della libertà vigilata della durata di 2 anni nei confronti di 2 persone che avevano ordinato un omicidio. L’operazione, denominata "Grande Passo 4, scaturisce dalle indagini del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale e della Compagnia Carabinieri di Corleone. Gli investigatori hanno fatto luce sugli assetti di vertice del mandamento di Corleone e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano, nonché sui rapporti con gli esponenti apicali delle famiglie limitrofe. Sono stati, inoltre, documentati numerosi reati fine espressione della capacità di intimidazione e controllo del territorio dei grupi mafiosi al centro dell'indagine. Secondo quanto accertato dalle indagini, i mafiosi puntavano a riprendere le fila del clan corleonese. A capo del tentativo sarebbe stato Carmelo Gariffo, nipote di Bernardo Provenzano, uscito dal carcere nel 2014. Gariffo arrestato nel 2006, uno degli uomini che smistava i pizzini durante la latitanza del boss corleonese, poteva contare su un gruppo di fedelissimi: l'allevatore Bernardo Saporito gli faceva da autista; l'operaio forestale stagionale Vincenzo Coscino, da gregario. Il giudice delle indagini preliminari Fabrizio Anfuso ha firmato un'ordinanza di custodia cautelare per un altro forestale a contratto, Vito Biagio Filippello. Fra gli arrestati anche il capo cantoniere Francesco Scianni, il figlio del capomafia Rosario Lo Bue, Leoluca, e Pietro Vaccaro, questi ultimi due allevatori. Hanno ricevuto un'ordinanza in carcere per le estorsioni Antonino Di Marco, Vincenzo Pellitteri e Pietro Masaracchia, boss già arrestati qualche mese fa. Quest'ultimo era stato intercettato mentre parlava di un progetto di attentato contro il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Libertà vigilata, invece, per due proprietari terrieri, gli omonimi Francesco Geraci, nipote e figlio di un capomafia deceduto. Le indagini sono state coordinate dai sostituti procuratori Sergio Demontis, Caterina Malagoli, Gaspare Spedale e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci