Questa mattina al porto di Catania sono arrivati 394 migranti e il corpo di un ragazzino ucciso da un trafficante. A bordo della nave la fondatrice dell'ONG Moas, Regina Catrambone, avrebbe segnalato il drammatico episodio In questi giorni di bufera politica, giudiziaria e mediatica legata al fenomeno immigrazione, ONG e viaggi rischiosi, sulle coste siciliane continuano ad approdare navi. A bordo uomini, donne e bambini disperati, vittime di un meccanismo più grande di loro. L’ennesimo episodio drammatico questa volta ha avuto luogo sulla nave Phoenix sbarcata al porto di Catania, con quasi quattrocento persone. Ad andarci di mezzo un ragazzino, vittima sacrificale di un trafficante che avrebbe ucciso il giovane a colpi di pistola per non avergli consegnato il suo cappello da basebal. Un vero e proprio regime di terrore viene esercitato dai trafficati. A rendere noto l’episodio la fondatrice dell’ONG Moas, Regina Catrambone a bordo della nave. Secondo le testimonianze raccolte dai soccorritori sembrerebbe che la sparatoria sarebbe avvenuta mentre il ragazzo si trovava sul gommone. Sulla nave è salito il personale della squadra mobile della polizia di Stato, delegata alle indagini da parte della procura di Catania e un medico legale. I primi rilievi avrebbero confermato i segni di una ferita di arma da fuoco sul corpo del ragazzo. Gli investigatori dovranno raccogliere le testimonianze dei migranti sull’episodio poiché le dichiarazioni rese al personale delle ONG non hanno valore probatorio.