E' Rosario Di Perna, già condannato per altri reati, l'imprenditore agricolo che aveva costituito un’associazione, operante a Paternò e in Romania, preordinata al reclutamento di manodopera rumena per l’impiego nelle campagne paternesi in assenza delle garanzie minime di tutela spettanti ai lavoratori, secondo le forme e modalità del cd. caporalato. L'imprenditore avrebbe anche minacciato e pagato solo 25 euro al giorno i lavoratori dell'est europeo, per un'attività massacrante di parecchie ore, riuscendo ad accumulare per sé un patrimonio ingente Per questo dalle prime ore del mattino è in corso, da parte degli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, diretta dal 1° Dirigente della Polizia di Stato, Renato Panvino, l’esecuzione di un decreto di sequestro di beni, emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione - di Catania, su proposta del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio Ferla. Il patrimonio sequestrato comprende un’impresa individuale ed una società operanti nel settore agricolo, rapporti bancari, numerosissimi immobili ubicati tra la provincia di Catania e Messina e una decina di automezzi, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
Tra i beni sequestrati la ditta , dedita al commercio all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli, la ditta intestata al figlio operante del settore delle colture agrumicole, per un totale di 50 ettari tra in comuni di Paternò, Belpasso, Biancavilla, RAmacca, Floresta e Patti, e vari in corso di quantificazione. I lavoratori tutti di nazionalità rumena, tra cui anche alcune donne, venivano sfruttati e I braccianti, circa una , venivano reclutati e gestiti da connazionali con la promessa di un buon lavoro che consentisse loro di mantenere le famiglie. In realtà, erano poi costretti a sostenere Grandissima soddisfazione espressa dal Direttore della DIA Panvino: "Finalmente con la nuova norma del 2016 è possibile sequestrare i beni ai "caporali" e confiscarli dopo una condanna in I grado. Abbiamo bloccato un'organizzazione criminale senza scrupoli, che si approfittava di povera gente, capeggiata da chi aveva negli anni truffato l'INPS, per circa 3 miliardi di vecchie lire, passando a setaccio conti correnti bancari, bilanci e società, per un'indagine durata 1 anno, su un periodo ventennale".
Difruit di Paternò
Calogero Di Perna
20 fabbricati, 48 appezzamenti di terreno
otto automezzi
rapporti bancari
fatti vivere in modo disumano, all'interno di container in lamiera e fatiscenti, senza servizi igienici e decurtando dalla paga giornaliera, già di per sè misera, anche le spese per i beni di prima necessità, senza alcuna pietà.
trentina
turni lavorativi massacranti anche di 12 o 15 ore al giorno.