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Patrimonio da 9 milioni di euro confiscato dalla DIA etnea ad imprenditore legato al clan "Santapaola"

15-03-2018 09:32

redazione

Cronaca, mafia, Dia, maresciallo salvo mirarchi,


Le indagini hanno fatto emergere ulteriormente le strette relazioni fra Gaetano Liuzzo Scorpo, classe 1965, ed alcuni membri di vertice del clan Trigila”, che appartiene al gruppo criminale Aparo-Nardo-Trigila, attivo da tempo nel territorio di Siracusa ed affiliato al potente clan mafioso catanese di “Cosa Nostra”, capeggiato dal boss Benedetto “Nitto” Santapaola, nella gestione esclusiva del mercato del noleggio di "videopoker", nelle province di Siracusa e Ragusa. La DIA di Catania ha così confiscato i beni, del valore di 9 milioni di euro, dell'imprenditore tortoriciano Liuzzo Scorpo, a capo appunto di aziende che noleggiavano giochi d'azzardo elettronici d'intrattenimento



Tra i beni confiscati spiccano quattro terreni e tre fabbricati nel comune di Siracusa, dieci automezzi (di cui una Maserati Gran Turismo), le società “MEDIA GAME S.r.L.”, “BETTING GAME S.r.L.”, “ORIZZONTI DESIGN di Mazza Ivana S.n.c.”, e molti rapporti bancari e postali.



Le investigazioni e gli accertamenti patrimoniali svolti dalla DIA, hanno avuto inizio dopo l'operazione “Nemesi”, condotta dalla Polizia di Siracusa nel luglio 2008, con cui sono stati arrestati sessanta affiliati al clan "Trigila-Aparo", disarticolando di fatto la cosca.



Gaetano Liuzzo Scorpo, coinvolto nell'operazione, è stato successivamente arrestato e condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione, dal Tribunale di Catania, poiché riconosciuto colpevole del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.



Anche alcuni collaboratori di giustizia hanno dichiarato che il clan aveva investito nelle società riconducibili a Liuzzo Scorpo, oltre 1 milione di euro per l’acquisto di apparecchiature elettroniche.



A conferma delle dichiarazioni dei pentiti, le indagini tecniche hanno accertato il rapporto esistente tra gli esponenti del clan Trigila e l'imprenditore, per una reciproca collaborazione, in base alla quale Liuzzo versava nelle casse del clan 20.000 euro al mese, ed in cambio otteneva protezione e la repressione della concorrenza per mantenerne il monopolio, mantenendo con i criminali un rapporto di contiguità e compiacenza, in virtù dell'attività imprenditoriale svolta per conto ed interesse del gruppo mafioso, pur non essendo parte dell'organico di questo.



Le principali tappe della vicenda, hanno visto prima Liuzzo costituire, intestandola alla madre, la Società MEDIA GAME S.r.l., con l’attività di commercializzazione e noleggio di videogiochi e dopo realizzare una vera holding di famiglia, specializzata nel noleggio di apparecchiature elettroniche di intrattenimento e di azzardo, con la costituzione di altre due società intestate a familiari e a soggetti compiacenti.



E' stato quindi notato un eccezionale aumento del fatturato di queste, tramite le quali è riuscito a collocare nella Sicilia Orientale oltre un migliaio di "videopoker", per un guadagno, con le giocate, di circa 120.000.000 euro, tra il 2000 ed il 2008.



http://www.sudpress.it/wp-content/uploads/2018/03/Conf.LiuzzoScorpo.mp4



 



 



 


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