"Viviamo l'abbandono da parte del comune, del resto della città. Siamo spesso confinati dentro il quartiere, i bus passano raramente, stracolmi e bollenti. Si attende anche ore, per decidere poi di tornare a casa e rinunciare a muoversi ed uscire dal quartiere". La signora Maria attende da due ore il passaggio dell'autobus della linea Librino Express ad una vecchia fermata dell'Amt, tra spazzatura e aiuole ormai bruciate dal sole, di fronte ad una costruzione sorvegliata dalle "vedette" di turno, nota piazza dello spaccio di sostanze stupefacenti nel popoloso quartiere. "Mia figlia va a scuola in centro, ed in inverno va alla fermata alle 6,00 del mattino, malgrado freddo e pioggia, alzandosi alle 5,00. Ha 14 anni, e per studiare, preferisce aspettare l'Amt anche al buio, perchè nè io, nè mio marito possiamo accompagnarla", racconta la signora Anna. Sudpress ha raccolto il loro disagio e ve lo racconta anche attraverso le immagini di Francesco Nicosia Storie di ordinaria quotidianità in un quartiere che ancora, nel 2017, è separato e diverso dal resto di Catania per tanti, troppi versi. Tra i più anziani pesa la difficoltà di non poter andare a far la spesa quando ne hanno necessità: "Non c'è alcun supermercato nelle vicinanze, se non passa il bus, bisogna andare a piedi, e tornare con buste pesantissime, sotto il sole o col freddo. Abbiamo perso le speranze che ne aprano uno in zona, forse per paura di essere rapinati, o perchè preferiscono posti migliori in città" spiega il signor Alfio. Enormi quantità di rifiuti per le strade in prossimità delle abitazioni, i bus che non passano, le piazze di spaccio, il vecchio teatro ormai in rovina, e la gente che si muove nella zona con la triste consapevolezza dell'abbandono. Si notano le differenze tra donne uguali, perchè accomunate dal vivere nella stessa strada, nello stesso mondo, magari nello stesso palazzo, eppure così diverse, per abiti indossati, pettinature, modo di parlare. Segnali di scelte e possibilità differenti forse, ma tutte comunque legate dal disagio di ciò che manca. Durante il passaggio per viale Moncada, ci si avvicina un uomo, di mezza età, col volto segnato. Ha capito ciò che stiamo facendo, e vuol mostrare ancor di più qual è la situazione di degrado e sporcizia persino all'interno dei palazzi, oltre che sulle strade: "Abbiamo fatto varie richieste al comune, per i servizi di nettezza urbana, ma non è servito. La gente incivile purtroppo è complice di questa vergogna, perchè getta di tutto. Io stesso tolgo dal marciapiede mobili fatti a pezzi, lamiere, rottami, tutti rifiuti pericolosi per chi passa e per i bambini che giocano. Spesso pulisco i garage del mio condominio, dove si aggirano topi enormi. Siamo soli, abbandonati a noi stessi. Io pago da anni la casa popolare in cui vivo, ma le tubature e la rete elettrica funzionano male e la facciata cade a pezzi". Poco più in là, i murales dell'artista marchigiano noto come "Blu", tra i più grandi del mondo, vere opere d'arte dipinte sui muri dei palazzi e su quelli che costeggiano i viali, e li separano dalle collinette incolte e aride che circondano le torri in cemento, da cui gli abitanti lanciano sacchi di spazzatura sulla strada e sui marciapiedi. Tra i garage, nell'assoluta normalità, dei giovani e un bambino lavano un bellissimo cavallo, pronto probabilmente ad una corsa clandestina. I lavori di riqualificazione del "palazzo di cemento", purtroppo luogo simbolo del quartiere, per le attività illegali, lo spaccio su tutte, proseguono, e sembra senza problemi, con costanza, a detta dei residenti della zona e dei dipendenti della ditta appaltatrice, ma non ci sono certezze sui tempi di consegna. Il tutto, in un silenzio assordante, rotto dal passaggio dei motorini con a bordo ragazzini che presidiano il quartiere da intrusi e forze dell'ordine. La sensazione, per chi non conosce questa realtà, è di essere osservati da mille occhi, puntati addosso come mirini. Il quartiere, pensato dall'architetto giapponese Kenzo Tange, negli anni '70, avrebbe dovuto essere un fiore all'occhiello per Catania, una vera città satellite, ma subì e continua a farlo, via via la rovina, per gli errori delle istituzioni di allora e di ora. Lo scorso giungo, il progetto presentato in pompa magna dal sindaco Bianco nel novembre del 2015, non è neanche rientrato tra i ben 46 finanziati dal Governo nazionale. Una debacle! E allora, per rimediare, si pensa a fare una pista ciclabile di appena un chilometro, con un appalto da 2 milioni di euro, nel parco inesistente di San Teodoro, quando di tutto si avrebbe bisogno tranne che di questa ennesima, opera inutile. La scuola Brancati, tanto per fare un altro esempio, giace sempre a marcire in viale Nitta, ormai in mano ai vandali che ne hanno fatto di tutto, non lasciando più nulla, nemmeno il tetto! Egualmente il campo "San Teodoro", casa dei "Briganti Librino", squadra di rugby e bella realtà catanese, che faticosamente cerca con le proprie forze di rimanere a galla giorno per giorno, senza alcun sostegno comunale, salvo l'immancabile passerella del sindaco e la promessa non mantenuta, appena un anno fa, della ristrutturazione di campo e palestra disastrati. Librino rimane davvero tristemente "conficcato come un pugnale nel ventre della città", secondo la definizione del cantautore catanese Mario Venuti nel suo ultimo lavoro.