"Stasera si consuma il dramma della Publiservizi in Prefettura destinata ormai al fallimento". Così Giuseppe Cottone segretario "Alas Fast Confsal" riassume l'ultima riunione nella sede prefettizia per cercare di salvare la partecipata della Città metropolitana. L'ultimo atto dell'amministrazione targata Bianco lascia l'amaro in bocca, con una società in bilico, senza soldi e con un amministratore che sta tentando di salvare l'azienda, ma le speranze sono ridotte al lumicino. La Città Metropolitana è a secco e in questi giorni, tra l'altro, è prevista anche la nomina del commissario inviato dalla Regione a seguito della legge regionale approvata ad agosto, che fa ritornare le vecchie provincie con l'elezione diretta del vertice. Intanto i 380 lavoratori della partecipata dell'ente provinciale sono in strada, sfiduciati e delusi oltre che impauriti per il loro futuro incerto "L'inerzia delle istituzioni e con essa quella del sindaco metropolitano, nonché la politica locale e regionale hanno fatto si che il grande patrimonio della Società si disperdesse" afferma senza mezzi termini Cottone. "Abbiamo assistito ad un quadro desolante delle istituzioni presenti che fino all'ultimo non sono riuscite a trovare una soluzione congrua per salvare la Publiservizi. Un'altra vergogna tutta catanese a scapito della serenità di 380 famiglie", chiosa Cottone. Anche l'amministratore unico Silvio Ontario è molto amareggiato e non nasconde le sue preoccupazioni: "Il mio obbligo per legge -dichiara Ontario a Sudpress- è di convocare una nuova assemblea e chiedere la nomina di un liquidatore se non dovesse essere effettuata la ricapitalizzazione entro pochi giorni. Questo perché non posso operare con una perdita riguardante solo nel 2015 di 1 milione e 5oomila euro, nonostante abbiano detto che in quel bilancio c'era a un utile di 400mila euro. Altrimenti ne risponderei penalmente io di persona. Entro una decina di giorni chiuderemo anche il 2016 con una perdita prevista dai 3 ai 4 milioni di euro. Già lunedì vedrò il sindaco Bianco per avere assicurazioni sulla ricapitalizzazione. Ci sono al vaglio due, tre soluzioni che il socio deve indicarmi, altrimenti sarò costretto a chiedere la nomina di un commissario liquidatore. Io sono un semplice amministratore che segue le indicazioni della legge e del socio" Ontario ammette poi che dalla Regione non arriveranno i soldi sui quali tutti contavano. "La volontà e il tanto impegno del sindaco metropolitano che ho visto con i miei occhi per salvare i dipendenti e l'azienda" sottolinea, finora però non ha sortito alcun effetto. Su tutto ciò inoltre aleggia l'ombra della nomina del commissario straordinario che la Regione dovrebbe inviare a giorni al posto del sindaco metropolitano, per traghettare l'ente verso le elezioni dirette così come stabilisce la legge regionale approvata ad agosto. "Sinceramente la nomina del commissario mi dispiace e mi fa paura. Bisogna vedere se questo commissario avrà intenzione di salvare la società , questa è la paura più grossa che ho". Ma perché ci si è mossi solo adesso? "Abbiamo saputo soltanto ad agosto che la Città metropolitana non ci avrebbe rinnovato il contratto di servizio, perché con il contratto rinnovato sarebbe stata un'altra storia. L'ente purtroppo non ha più fondi. Mi era stato anche promesso un terreno della Città metropolitana per ricomporre il capitale sociale, ma adesso non si sa più quando è possibile. Inoltre vorrei sapere quanto possono darmi per assicurare i servizi di pubblica utilità , strade e scuole vanno mantenute. Anche se mi trasferissero meno risorse, già mi darebbero la possibilità di sedermi a trattare con i sindacati. Dal canto loro le organizzazioni sindacali stanno facendo un ottimo lavoro per non fare chiudere l'azienda e salvare i posti di lavoro. C'è la massima disponibilità a rivedere i contratti e tutto questo è importante". "Non sono attaccato alla sedia, sono un imprenditore e ho tempi ristretti -conclude- quindi mi devono dare soluzioni tecnicamente percorribili". Se così non fosse, aggiungiamo noi, il fallimento sarà inevitabile. Â