Venerdì 30 ottobre 2020 le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo dal vivo sono scesi in piazza,
in tutta Italia.
La manifestazione era promossa dalle sigle sindacali CGIL, FISTEL- CISL, UILCOM.
La motivazione formale e più appariscente, apparsa sui titoli dei giornali, sembrava riassumibile in un
NO alla decisione del governo Conte di indire la chiusura, fino al 24 novembre, di tutti i teatri, sale da concerto, e sale cinematografiche del paese.
Ma a ben vedere le motivazioni che spingono il comparto a manifestare sono più strutturali.
Un settore, quello dello spettacolo dal vivo, che da troppo tempo è in agonia, privo di una legge organica, ferma in parlamento da anni.
Privo di ammortizzatori sociali, se non nella formula una tantum sperimentata durante i mesi di lockdown, che non tengono in conto la specificità di un lavoro che è per natura “intermittente”.
In altri paesi europei, dove pure le chiusure dei teatri ci sono state, ci sono delle leggi che mettono a disposizione degli operatori del settore, delle risorse che garantiscono loro una continuità di reddito per tutti i periodi di lavoro, preparazione e formazione, e non solo quello in cui si va in scena.
Ma a dire il vero qualcosa deve cambiare non solo nelle menti e nelle azioni di chi ci governa, ma anche nell’opinione pubblica, che molto spesso crede che chi fa questo lavoro, lo fa solo per passione o per hobby.
Non di rado ci sentiamo proporre lavori senza una retribuzione adeguata, sempre più spesso senza un contratto, al massimo con degli accordi a forfait in cui non sono previsti contributi previdenziali per tutto il periodo lavorativo.
Proposte di lavoro in cui Il lavoratore, specie se è un’ artista, deve ringraziare “i santi in paradiso” per essere stato scelto a discapito di altri che, ad un minimo mugugno, sono pronti a sostituirlo accettando accordi al ribasso.
Non siamo negazionisti, crediamo che il virus vada combattuto con ogni mezzo, se è il caso anche con delle chiusure temporanee, come abbiamo già fatto, ma crediamo anche nell’importanza di questo settore che produce cultura oltre che indotto economico.
Un settore che non può essere messo al pari delle sale bingo, perché al contrario di questi ultimi luoghi, il teatro crea essere pensanti, crea delle comunità che in questa chiesa laica trovano il luogo per la riflessione civica.
Ma soprattutto crediamo da sempre nel nostro lavoro, abbiamo studiato, ci siamo preparati, facciamo dei grandi sacrifici e anche noi come tutti gli altri lavoratori vogliamo poter vivere una vita dignitosa.
Non vogliamo più sentirci dire:
"Che lavoro fai? "
"L’attore, .. il regista, ... il ballerino, ... lo sceneggiatore.. ecc.. ecc.. ecc"
"No ma intendevo, che lavoro fai veramente, per vivere?"

Salvatore Tringali (Noto, 1975) è dal 2017 il Direttore Artistico del Teatro Tina Di Lorenzo di Noto.
Diplomato all’Accademia d’arte drammatica Pietro Scharoff, di Roma, entra a far parte della compagnia del Metateatro, fondata dal decano del teatro di ricerca Pippo Di Marca.
Nel 2004 Viene selezionato dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico per entrare a far parte della compagnia di Vincenzo Pirrotta con cui porta in scena: U Ciclopu, La Sagra del Signore della Nave, Filottete.
Con la compagnia di Pirrotta, prodotto dal Teatro Di Roma, recita a Francoforte e Oporto.
Calca i palcoscenici dei più importanti teatri della scena contemporanea Italiana: il Teatro India di Roma, Il Teatro Nuovo di Napoli, La Cavallerizza di Torino, Il Fabbricone di Prato, Il Teatro Due di Parma, Le Passioni di Modena, Il Teatro Stabile di Catania.
Si laurea nel 2011 all’Università La Sapienza Di Roma, con una tesi su Les Paravents di Jean Genet.
Rientrato in Sicilia fonda l’associazione culturale Cantina Sperimentale Iblea, in cui nascono progetti teatrali e musicali come Fin Qui Tutto Normale Rappin and Theatre.
Nel 2013 a Noto immagina il festival multidisciplinare Codex di cui è tutt’oggi Direttore Artistico.
A maggio 2019 ha debuttato a Matera Capitale della Cultura con lo spettacolo Il Purgatorio dei Poeti per la regia di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Teatro delle Albe.