In Italia vengono ospitati numerosi stranieri provenienti da paesi disagiati per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita. Ciò, purtroppo, non è assicurato poiché si trovano spesso a dover affrontare una cruda realtà: il pregiudizio. Gli immigrati sono spesso considerati responsabili delle crisi economiche. Ma è davvero così?
di Mario Presti e Angela Presti
I primi ad essere saziati dal lucroso business degli immigrati sono le organizzazioni mafiose locali, presenti in Africa, principalmente libiche, che gestiscono il traffico dei migranti e che hanno trovato questa attività più redditizia rispetto al traffico di stupefacenti, come scrisse Saverio Lodato: ”un carico di migranti frutta più di un carico di eroina”.
Secondo i risultati dell’indagine condotta dai Medici per i diritti umani (Medu), riepilogati dal Corriere della Sera, è stato scoperto che il costo del viaggio dalle varie zone dell’Africa fino al barcone si aggira tra gli 825 e i 3750 dollari, cui si aggiungono i 2000 dollari per il trasporto marittimo.
Se si considerano i 123 mila sbarchi in Europa nel 2021, di cui 67 mila solo in Italia (secondo i dati del Ministero dell’Interno), per una stima di 4000 dollari a migrante, l’affare annuale si aggirerebbe intorno ai 490 milioni di dollari. L’Italia negli anni ha versato soldi e mezzi navali alla Libia nel tentativo di rafforzare il controllo militare marino e limitare le partenze dalle coste africane senza, tuttavia, riuscire a ridurre le interferenze delle ONG. Purtroppo il guadagno sulle vite umane è rimasto inalterato.
La novità, secondo qualcuno, è stata la complicità celata dello Stato Italiano, mettendo a disposizione le navi della marina militare, dapprima solo quelle italiane attraverso la c.d. operazione “Mare Nostrum”, e poi chiedendo il coinvolgimento delle altre flotte militari quali in particolare quella spagnola e tedesca.
L’emergenza migranti è diventata gestione ordinaria attraverso il fare sistema.
Affare, tuttavia, meno profittevole in confronto al business che ruota intorno alle politiche dell’accoglienza italiana. I migranti, una volta identificati e sottoposti ad uno screening sanitario negli Hotspot, possono avviare o meno la procedura per la richiesta d’asilo ed essere poi accolti nei centri di seconda accoglienza. La rete del Sistema Accoglienza Integrazione (SAI) - prevede tutte quelle attività di inserimento sociale e l’assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica dei richiedenti asilo - ha promosso un totale di 851 progetti territoriali con riferimento al mese di gennaio 2022 per accogliere tra ordinari, minori non accompagnati e persone con disagio mentale o disabilità per un totale di 35467 posti finanziati (dati del sito ufficiale SAI) cui vanno aggiunti i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS): strutture reperite dai Prefetti a seguito di appositi bandi di gara e allestite al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza – attualmente sono più di 5000 sul territorio nazionale con una capacità maggiore di 80 mila posti (secondo i dati del MI).
Lo Stato versa tra i 35 e i 45 euro al giorno per ogni migrante accolto. È stato scoperto che gli Istituti spendono 27 euro - per i servizi igienici, i pasti, i vestiti, il pocket money, le spese di gestione - e guadagnano un utile di 8 euro al giorno per migrante, somma che aumenta se questo è un minorenne.
Il guadagno mensile, quindi, si aggirerebbe tra i 240 e 540 euro e aumenta se l’istituto riceve anche la beneficenza.
Come diceva Giovanni Falcone: “Dove ci sono i soldi c’è la mafia”. Le indagini della Procura di Roma, riportate in un articolo del il Fatto Quotidiano, hanno svelato che l’emergenza immigrati è “un sistema studiato per far arrivare i soldi pubblici ai gestori amici che si dividono il mercato". E il mercato dei fondi statali per i centri di accoglienza per gli immigrati è immenso. Gli inquirenti parlano della possibilità di trarre profitti illeciti immensi”. Come si evince dall’intervista di Aleteia al Direttore Progetti del Centro Astalli Bernardino Guarino: nell’ottica di una perenne emergenza si certificano cose che normalmente non sono ammesse poiché vengono meno i controlli.
È il caso dell’inchiesta Odevaine, che nel 2014-15, ha messo luce il c.d. “Sistema Odevaine” di gestione dell’emergenza immigrati. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Flavia Costantini: “ La gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo riconducibile a Buzzi si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo alterando per un verso i processi decisionali dei decisori pubblici, per altro verso i meccanismi fisiologici dell’allocazione delle risorse economiche gestite dalla P.A.”.
Per la “cupola” di Roma l'emergenza immigrati era una miniera d'oro: i fondi statali per i centri d'accoglienza sono un «piatto ricco» e il sodalizio criminale ipotizzato dagli inquirenti avrebbe fatto in modo che parte di questi finanziamenti finissero nelle tasche delle cooperative amiche.
È proprio accoglienza o ….business?