Cristina Pagano racconta il suo primo libro, dal titolo “L’urlo delle donne” presso il Liceo statale Archimede di Acireale
“Ho scritto queste storie d’istinto” così lo scorso 26 marzo, Cristina Pagano, giovanissima scrittrice di 19 anni, ex alunna del liceo Archimede, ci parla del suo libro “L’urlo delle donne”, una raccolta di 12 storie di violenza.
Cristina racconta la genesi del suo libro attraverso queste parole “Tutto è cominciato con un progetto scolastico curato dalla professoressa di storia sul tema della schiavitù. Per quella occasione scrissi di una ragazza costretta a prostituirsi. Quel racconto fu poi pubblicato in un’antologia di racconti a seguito di un concorso letterario”. A quel primo esperimento di scrittura hanno fatto seguito altri 11 racconti che Cristina ha deciso di pubblicare dando vita al suo primo libro.
Attraverso le sue storie tratta molti tipi di violenza, per dar voce a chi non ha il permesso di rivendicare i propri diritti. Da qui il titolo “l’urlo delle donne”.
La maggior parte dei suoi racconti non si ispirano a storie di cronaca, “vere” nel senso proprio del termine, esse sono frutto della sua immaginazione e straordinaria capacità di immedesimarsi nei personaggi che descrive in modo molto verosimile così che “vere” sono le emozioni di chi quelle storie legge. Ciò che colpisce maggiormente è il modo in cui Cristina riesce a raccontare come si sentono le ragazze che subiscono violenza, la paura e la rabbia, ma anche il coraggio con cui affrontano gli abusi di cui sono vittime. Nel libro c’è una vasta gamma di azioni e reazioni alla violenza. Si parla di bullismo, di revenge porno, di stupro, di costrizioni e di ingiustizie di ogni sorta.
L’autrice ci racconta che il suicidio è spesso “la scelta più facile, ma non quella più giusta e non è l’unica” e che pertanto si è sforzata di immaginare la vita futura delle sue protagoniste. “Chissà, forse, sarà il tema del prossimo libro”.
Attraverso questo libro Cristina vuole comunicare l’importante messaggio che le donne non devono avere paura di difendersi, di denunciare e raccontare le violenze che subiscono e che quanto hanno vissuto e superato non rappresenta un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova vita.