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Catania: vittima dell'evento Frecce Tricolori chiede le dimissioni del sindaco Trantino ma lui conta i like

08-05-2025 06:00

Christian Costantino

Cronaca, Focus, catania, frecce tricolori, incidente, destra,

Catania: vittima dell'evento Frecce Tricolori chiede le dimissioni del sindaco Trantino ma lui conta i like

200.000 persone e non c''era traccia di sicurezza. Un disastro a livello organizzativo che, alla fine, ha pure generato una piccola tragedia

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Prima di cominciare bisogna fare un inciso sulla totale assenza di strumenti cognitivi che vediamo dentro il Consiglio Comunale di Catania. 

 

Un’ammissione di colpa costa troppo e, naturalmente, la moneta è il consenso; mai ammetteranno che hanno giocato con la vita delle persone per uno spettacolo politico

 

Sembrano totalmente dissociati da una realtà che mistificano in maniera imbarazzante.

 

Dalla tragedia torinese del 2017, quando a causa del superaffollamento di piazza San Carlo morirono 3 persone e ci furono 1700 feriti, nessuno ha imparato niente.

A Catania probabilmente qualcosa di grave si è rischiato e ne ripercorriamo la vicenda.

 

La scorsa domenica, l’esibizione delle Frecce Tricolori sul Lungomare di Catania ha intrattenuto più di 200.000 persone secondo il sindaco Trantino; quest’ultimo ha tenuto a sottolineare il dato come una sorta di grande vittoria propagandistica, che naturalmente tradotto a livello politico significa: "guardate quanta massa riesco a muovere". Insomma, un palese esercizio muscolare da parte del sindaco e dell'amministrazione.

 

Ma quello che doveva essere uno spettacolo per la città si è trasformato in un film biblico: gente ammassata, traffico, ambulanze bloccate e forze dell'ordine totalmente paralizzate.


Un disastro a livello organizzativo che, alla fine, ha pure generato una piccola tragedia: la rottura della gamba di una spettatrice. 

Si tratta della signora Kiki Clienti che ha subito una brutta frattura scomposta che richiederà un non semplice intervento chirurgico ed ha contattato la redazione per condividere la sua indignazione e l'angoscia per quanto poteva accadere di più grave.

La direttrice Elisa Petrillo l'ha intervistata:

Inutile aggiungere altro.

 

Le polemiche sono state fortissime ed approdate nella seduta del Consiglio Comunale del 6 maggio.

Il video della seduta consiliare  lo trovate qui e di queste dirette dovrebbe esserne obbligatoria la visione almeno per i residenti, quelli che votano e quelli che non votano. 

 

L'intervento del sindaco Enrico Trantino è illuminante:

In sintesi, a parte le battute iniziali su poteri prefettizi e persino papali che c'entrano poco, il sindaco ha attribuito all'areonautica la responsabilità di una sottostima della potenziale affluenza, è arrivato ad affermare di aver contato uno ad uno, beato lui che ne ha il tempo, i commenti positivi  su Facebook:  secondo il conteggio sindacale solo 135 negativi contro ben 3.800 positivi, nel suo intervento calcola anche la percentuale di contestatori, un misero 4%. Insomma, un trionfo.

 

In realtà non ha funzionato niente perché niente di adeguato è stato previsto a fronte di un evento che ovunque realizzato ha coinvolto centinaia di migliaia di spettatori: bastava informarsi.

Torniamo ai fatti ed agli atti.

In queste due ordinanze dirigenziali che portano la firma del neocomandante Diego Perugia e della Dott.ssa Maria Rita Calì, non c'è traccia di uno schema di sicurezza, una stima quantitativa, affluenza, schieramento delle forze dell'ordine, varchi veloci per le ambulanze, nulla; solo le strade da chiudere e la rimozione di macchine qualora parcheggiate nelle zone interessate.

 

L'ordinanza è firmata dal neo comandante Perugia e non tranquillizza l'affermazione del sindaco che si era appena insediato perché significherebbe che abbiamo un comandante dei vigili urbani che non sa neanche quello che firma e questo non possiamo crederlo.

 

Le contestazioni delle opposizioni consiliari pongono l'attenzione proprio sulla inadeguatezza delle misure prese e sui rischi che ha corso la pubblica incolumità.

 

Cerchiamo di mettere a confronto gli effetti che ha avuto la tragedia di piazza San Carlo con quello che è avvenuto un paio di giorni fa sul Lungomare di Catania. A seguito dell'evento torinese, il Ministero dell’Interno ha emanato una direttiva rivolta a prefetti, questori, sindaci e organizzatori di eventi pubblici. L’obiettivo, da quel momento in poi, sarebbe stato garantire livelli di sicurezza nei luoghi aperti dove si prevede un, e citiamo, concorso di folla.

 

Capienza massima e accessi regolamentati

- Ogni spazio deve avere una capienza massima definita, anche se si tratta di una piazza aperta.

- L’accesso del pubblico deve essere contingentato, con ingressi e uscite ben separati e controllati.

- In molti casi, piazze che prima ospitavano decine di migliaia di persone sono state limitate a numeri molto inferiori (es. Piazza Duomo a Milano da 120.000 a 20.000 persone).

 

Percorsi di evacuazione e piani di emergenza

- Devono essere predisposti piani di evacuazione dettagliati, con percorsi sgombri e segnalati.

- Gli organizzatori devono indicare chiaramente punti di raccolta e aree di sicurezza.

- È obbligatoria la presenza di un posto medico avanzato e personale sanitario.

 

 

Presenza e ruolo delle forze dell’ordine

- La presenza di forze di polizia e steward deve essere adeguata alla portata dell’evento.

- Il coordinamento tra Comune, Questura e Protezione Civile diventa vincolante.

- In situazioni di particolare rischio, può essere chiesto anche l’intervento dell’antiterrorismo.

 

 

Controlli agli ingressi e oggetti vietati

- Anche negli spazi pubblici non delimitati, sono stati introdotti filtraggi e perquisizioni ai varchi.

- Vietato l’accesso con bottiglie di vetro, lattine, caschi, petardi, bastoni e altri oggetti potenzialmente pericolosi.

- È stato introdotto anche il controllo dei bagagli personali e degli zaini.

 

 

Responsabilità chiare per gli organizzatori

- L’organizzatore è responsabile della sicurezza non solo interna, ma anche perimetrale all’evento. Deve produrre una documentazione tecnica, che comprenda:

- Analisi dei rischi

- Simulazioni di evacuazione

- Progetto di sicurezza con planimetrie e schemi di afflusso/deflusso

 

Noi di tutto ciò, cosa avevamo? Perché si ha la sensazione che questo evento sia stato totalmente improvvisato.

Per questo chiediamo, qualora ci fosse, la documentazione completa dell'evento.

 

 

E diciamo un'altra cosa: durante i fatti di Torino, le stime parlano di 35.000 o 40.000 persone. Qui invece se ne contano 230.000. Se ci fosse stato anche solo uno sparo o una litigata, la città sarebbe piombata in uno stato totalmente anarchico e privo di controllo, e non vogliamo immaginare il numero di morti.

Naturalmente analizziamo anche il fatto politico, perché non può passare inosservato.

La spettacolarizzazione delle forze armate è tornata in voga e assume un ruolo centrale, se non totalizzante, nelle manifestazioni pubbliche, specie nei comuni amministrati dalla destra. Tra Frecce Tricolori, fanfare militari e mostre letterarie dal dubbio, dubbissimo, interesse pubblico (si veda quella mostra fantasma per Tolkien), il tricolore viene issato per celebrare non lo Stato ma chi lo governa. Un po’ come quei comuni agresti da 200 abitanti in cui il macellaio dà il miglior taglio di carne al sindaco.

 

Ma i fatti di Torino hanno causato solo qualche disposizione di sicurezza in più?

 

Il 27 gennaio 2021, Chiara Appendino, sindaca di Torino all'epoca dei fatti, viene condannata in primo grado a un anno e sei mesi di reclusione per omicidio, lesioni e disastro colposi, nell’ambito del processo relativo ai fatti di Piazza San Carlo. L’11 luglio dello stesso anno presenta ricorso in appello contro la sentenza. Il 19 ottobre 2022, la Corte d’Appello di Torino trasferisce gli atti alla Corte d’Assise d’Appello, per competenza funzionale. Il 27 giugno 2023, la Corte conferma la condanna di primo grado e l'Appendino annuncia ricorso in Cassazione.
Il 17 giugno 2024, la IV sezione penale della Corte di Cassazione conferma la responsabilità penale di Appendino e del suo capo di gabinetto Paolo Giordana.
Infine, il 20 gennaio 2025, la Corte d’Assise d’Appello di Torino ricalcola la condanna in un anno, cinque mesi e 23 giorni di reclusione.

 

A Catania, per fortuna, per pura fortuna, non è successo niente di irreparabile.

 

Ma ci si può sempre affidare alla buona sorte?


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