"AIELLO - ma Raffaele c'è? ma che spacchio gli ha messo a due della D.D.A. nella Giunta Regionale? BARBAGALLO - ... sta cercando di fare le coperture ... AIELLO - e già gli hanno fatto ... gli hanno fatto arrestare a uno. il suo braccio destro. l 'hanno denunciato ... BARBAGALLO - ... sotto ricatto siamo. l'hai capito?! Si è messo nelle mani di quel pezzo di merda di Antonio Fiumefreddo ... AIELLO - quello è sbirro' ..."" (pag. 101 della sentenza Lombardo) * di aureliano buendia Più volte questo giornale si è occupato, facendosi i soliti nemici, di borghesia mafiosa e di zona grigia, ma oggi si può affermare che la sentenza a firma della dott.ssa Marina Rizza diventerà una pietra miliare della letteratura processuale ed un riscontro insuperabile agli argomenti di quanti credono che quella zona grigia, fatta di colletti bianchi e di mafia militare, esiste opera e si impone a Catania, come altrove. La Rizza è persona attenta e riflessiva, di particolare intelligenza ed acume e di eccezionale preparazione professionale. Le 329 pagine della motivazione della sentenza Lombardo costituiscono, quindi, un lavoro di straordinaria valenza probatoria mentre fotografano con una lucidità formidabile non solo la vicenda che vede Lombardo tra gli attori principali ma altresì anche la società in cui viviamo, lo stato di degrado in cui è sprofondata la Sicilia e segnatamente Catania. La definizione "zona grigia", forse non molti sanno, deve le sue origini al linguaggio aeronautico e serve ad indicare un'area impenetrabile; ma soltanto con il capolavoro di Primo Levi - I Sommersi ed i Salvati - il termine ha assunto nel nostro linguaggio il significato odierno. Il sopravvissuto ai campi di concentramento indicò col colore grigio quell'area appunto impenetrabile che si frapponeva tra la vittima ed il suo carnefice, facendo della prima una persona che per salvarsi pensava di potere assecondare il suo aguzzino ovvero che addirittura ne diveniva complice colludendovi, come nel caso dei kapò. Fu proprio Levi ad indicare che quell'area definiva i rapporti tra chi esercita la violenza e quanti regolano la propria vita rispetto a costoro, e citò espressamente la Mafia. Quella zona è grigia naturalmente solo per chi è fuori dal Sistema mentre è chiarissima per quanti dall'interno stabiliscono patti scellerati e determinano destini inconfessabili. A Catania quell'area ha visto spesso la partecipazione di imprenditori, avvocati e professionisti in genere, funzionari e politici, andare a braccetto con gli uomini di Cosa Nostra per fare affari; ed a protezione degli affari si è provveduto a passare sopra le leggi, a far tacere chi non la pensa come loro, a dare l'ostracismo a chi pensa di vivere da cittadino onesto. La ricostruzione del Giudice catanese indica fatti e circostanze che pesano come macigni e che al di la dei singoli nomi descrivono un mondo, un codice di comportamenti, una cifra di prepotenze, che ha messo tutti noi fuori dal mondo civile. Non servono altre parole ma solo la lettura del brano fondamentale della sentenza che vi proponiamo letteralmente: Il fatto Tutti i dati che si sono sopra elencati, letti congiuntamente ed inseriti in un contesto narrativo unitario, concorrono a comporre una trama coesa sotto il profilo argomentativo, coerente sotto il profilo logico e convincente sotto il profilo fattuale: il fatto, così come ricostruito, può ritenersi certo, sotto il promo probatorio, in quanto costituito - come già anticipato - da una serie facta probantes, ovvero di elementi, ciascuno dei quali dotato di valenza probatoria, i quali convergono nel detto tessuto narrativo che compongono innestando si l'uno sull'altro quale reciproco presupposto logico - fattuale, sì che ognuno di essi trova vicendevole riscontro nell'altro. E la trama del fatto che ci si accinge a ricostruire ed espone prende le mosse dalla vicenda del parco commerciale "Tenutella" per poi ripercorrere, man mano, tutte le vicende oggetto delle aree tematiche sopra individuate, inserite - lo si ripete - in un tessuto narrativo unitario la cui armonica composizione fornisce ad un tempo la chiave di lettura per spiegare una serie di dati e di fatti altrimenti ingiustificabili sotto un profilo logico e formale, come di seguito si chiarirà. A partire dalla seconda metà degli anni '90 l'editore Mario Ciancio Sanfilippo e gli imprenditori Ragusa Rosario e Orlando Pietro acquistavano lotti di terreno in territorio di Misterbianco, e segnatamente nell'area corrispondente alla contrada Cubba - Cardinale il primo ed in quella corrispondente alla contrada Cubba - Tenutella gli altri due, essendo tutti costoro interessati a realizzare nella detta zona un centro commerciale. Ora, l'individuazione proprio di tale area, interamente a destinazione agricola, quale sede di un parco commerciale, a fronte della infondatezza delle spiegazioni al riguardo offerte dal Ragusa e dall'Orlando (non essendo agevole comprendere né perché mai lo "sviluppo" avrebbe dovuto concentrarsi solo in quella zona, secondo quanto sostenuto dall"Orlando, né perché mai un funzionario della società "Carrefour" avrebbe dovuto informare il Ragusa, al!' epoca titolare di una ditta di commercializzazione di presidi medici, delle indagini di mercato concernenti le zone di interesse per la realizzazione di centri commerciali) può giustificarsi esclusivamente sulla scorta di scelte politico - amministrative che il Comune di Misterbianco era pronto ad adottare e di cui i tre imprenditori interessati all'affare erano naturalmente edotti. In altri termini, l'individuazione di un'area di amplissima estensione costituita da lotti tutti a vocazione agricola ed il successivo acquisto di tali lotti a prezzi contenutissimi da parte di imprenditori operanti in settori tutt' affatto diversi può logicamente spiegarsi solo nella prospettiva della realizzazione di elevatissimi guadagni da parte di costoro, guadagni consistenti nella rilevantissima plusvalenza che sarebbe conseguita alla vendita dei lotti medesimi dopo l'approvazione della relativa variante urbanistica. I lotti di terreno di contrada Cubba - Tenutella e quelli di contrada Cubba – Cardinale erano oggetto di due progettualità distinte ed alternative sin dall'inizio, e ciò per la posizione delle due aree, non contigue ma fronteggiantisi e separate dalla sede stradale, quindi non suscettibili di una progettazione unitaria. Sindaco del Comune di Misterbianco, dal 1997 sino al maggio 2002, era Di Guardo Antonino, "amico carissimo" di Lombardo Raffaele, come dallo stesso dichiarato nel corso dell'esame reso all'udienza del 6.3.2013. Ragusa Rosario e tutti gli altri soggetti interessati all'operazione 'Tenutella" (fra cui anche D'Urso Giovanni), agivano in sinergia con la "famiglia" degli Ercolano, anch'essa direttamente interessata all'affare e pronta a difenderne con qualunque mezzo, anche con il ricorso al metodo mafioso, la realizzazione. Il coinvolgimento della "I.R.A. Costruzioni Generali S.p.A." nell'affare Tenutella è avvenuto ad opera di Ragusa Rosario, ed era del resto imposto dalla compresenza, nell'area interessata dal progetto del Ragusa medesimo, di terreni collocati in posizione strategica per la realizzazione dell'opera e già acquistati dall'Orlando, il quale - come si è visto - curava gli interessi della detta società. L'abbandono dell'affare Tenutella da parte dell'IRA, avvenuto nel settembre 2002, e la contestuale stipula da parte della società di contratti preliminari di compravendita sui terreni ubicati nell'area ove il centro commerciale avrebbe dovuto sorgere, letti congiuntamente alla successiva intrapresa di azioni giudiziarie nei confronti della società "Tenutella" e del suo legale rappresentante Ragusa, ha una sola possibile interpretazione logica: l'intenzione da parte della IRA Costruzioni di "boicottare" e rendere sostanzialmente irrealizzabile l'operazione Tenutella. Se infatti davvero la IRA fosse stata disinteressata alle sorti della detta operazione, non avrebbe avuto ragione alcuna di acquisire la disponibilità dei terreni collocati all'interno dell'area sede del progetto "Tenutella", condotta questa che assume invece ben altra valenza se letta nella prospettiva suindicata, così come immotivato apparirebbe l'avvio delle azioni giudiziarie inibitorie intraprese dalla società medesima, tutte fondate proprio sulla mancata titolarità, in capo alla società "Tenutella", di patie dell'area di realizzazione del progetto, la cui disponibilità appunto era stata acquisita dalla stessa IRA a seguito della stipula dei suddetti preliminari. La già non semplice situazione veniva ulteriormente complicata dall'avvenuta presentazione, da parte della "Immencity Etna s.r.l.", società riconducibile all'imprenditore Marussig Paolo, di un progetto avente ad oggetto la realizzazione di un centro commerciale sui lotti di terreno di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo. Tale progetto, del tutto analogo come tipologia e come ubicazione ad altro, già proposto oltre un anno prima dalla società "Euredil s.r.l." dell'imprenditore Antonello Giostra, rappresentava pertanto il tentativo di far rivivere l'originario intento di realizzare il parco commerciale nei terreni del Ciancio, facendo evidentemente affidamento, in questa occasione, su appoggi in grado di contrastare la causa ostativa che aveva in precedenza verosimilmente determinato l'abbandono dell'operazione, ovvero il coinvolgimento degli Ercolano nell'affare Tenutella, e di bloccarne al contempo efficacemente l'iter amministrativo già in fase avanzata. Per gli Ercolano quindi, già impegnati nella controversia in corso con la IRA Costruzioni, si apriva un secondo fronte di conflitto, di ben più complessa trattazione: se infatti, nella gestione dei rapporti con la IRA, il ricorso al metodo intimidatorio tipicamente mafioso si era rivelato idoneo a sortire gli effetti desiderati, nella contesa con il Marussig era stato quest'ultimo ad utilizzare tale modus agendi (secondo quanto riferito da D'Urso Giovanni al suo interlocutore nel corso della conversazione del 19.3.2006). Ad aggravare ulteriormente la situazione si colloca, in questa fase, !'intervento di Mirabile Alfio, invocato dal Galeazzi per il tramite dell’Orlando allo scopo di fronteggiare le pretese del Ragusa e le minacce degli Ercolano: tale intervento si inseriva peraltro nel contesto della violenta contrapposizione preesistente tra lo stesso Mirabile ed Ercolano Mario, che assumeva pertanto toni ancora più accesi. E proprio per evitare che le pretese degli Ercolano divenissero sempre più pressanti e che lo scontro degenerasse, l'anziano boss Santapaola Antonino aveva dato mandato al suo protetto Mirabile AIfio di "cedere" agli Ercolano l'affare Tenutella estromettendone l'IRA, incarico che puntualmente il Mirabile espletava persuadendo il Galeazzi ad abbandonare l'operazione: ciò spiega la ragione dell'improvvisa ed altrimenti inspiegabile decisione del C.d.A. della IRA Costruzioni di ritirarsi dall’affare abbandonando tutte le azioni giudiziarie intraprese, non essendo logicamente plausibile che tale scelta fosse stata adottata per effetto delle minacce poste in essere dagli Ercolano, posto che la IRA Costruzioni ed il suo an1ministratore Galeazzi avrebbero potuto fare affidamento sulla protezione del Mirabile, che rivestiva all'epoca una posizione dominante sull'intero clan. Frattanto, lo stesso giorno dell'avvenuta presentazione del progetto per la realizzazione del parco commerciale "Mito" in contrada Cardinale, veniva presentato a Catania, dalla società "ICOM s.r.l.", altro progetto per la realizzazione di altro centro commerciale sempre su lotti di terreno appartenenti a Mario Ciancio Sanfilippo: identico il modus procedendi sotteso alla proposizione di ciascuno dei due progetti, essendo in entrambi i casi tutti i terreni a destinazione agricola ed essendo pel1anto necessaria, per entrambe le operazioni, la previa adozione di variante urbanistica con riferimento all'intera area sede del progetto; identico il proprietario dell'area medesima; identica la procedura seguita per la costituzione delle società titolari del progetto presentato, la "Immencity Etna s.r.l." e la "ICOM s.r.l.", in ciascuna delle quali erano cont1uite le quote di altrettante società (rispettivamente la "Cardinale s.r.l." e la "Sud Flora S.p.A.") riconducibili al Ciancio e proprietarie dei lotti di terreno sede dei progettati centri commerciali. Ovvio che le evidenti analogie tra le due vicende progettuali sono univocamente indicative di una sola regia, comune ad entrambe: in entrambi i casi, un solo proprietario, Ciancio Sanfilippo, il quale in entrambi i casi aveva ricevuto le informazioni necessarie in ordine alla concreta opportunità di realizzare due lucrosi affari acquistando a prezzi contenutissimi aree a vocazione agricola in zone periferiche dei comuni di appartenenza per poi rivenderle a prezzi elevatissimi dopo avere ottenuto le necessarie varianti urbanistiche (che evidentemente era certo gli sarebbero state concesse). Un'ulteriore, evidente analogia accomuna le vicende progettuali del parco commerciale “MITO” e del Parco commerciale “Porte di Catania”, in entrambi i casi delle compagini associative titolari dei relativi progetti facevano parte soci di area palermitana operanti nelle, o comunque contigui alle, "famiglie" di Cosa Nostra attive nel territorio. Per un verso, infatti, Marussig Paolo, soggetto vicino a Francesco Campanella, già appartenente alla "famiglia" mafiosa di Villabate poi divenuto collaborante, è stato condannato in primo grado alla pena di anni sette di reclusione per il delitto di corruzione, con l’accusa di avere pagato, tramite Campanella, una tangente di 25 mila euro - prima franche di una tangente di circa 150 mila euro – all’ Amministrazione locale di Villabate, essendogli stata contestata anche l'aggravante di cui all'art. 7 L. n. 203/1991, poi esclusa dalla Corte d'Appello. Per altro verso, si è in precedenza evidenziato come della ICOM S.p.A. facesse parte Mercadante Tommaso, cugino del noto boss Tommaso Cannella, già responsabile della "famiglia" di Prizzi nonché stretto collaboratore di Bernardo Provenzano. Nella primavera - estate del 2003 si registrano quindi due aree di profonda, accesa conflittualità che agitano il settore degli appalti e del!' amministrazione pubblica del territorio etneo, con i connessi interessi della criminalità organizzata di tipo mafioso, e che sconvolgono al contempo gli equilibri interni alla famiglia di "Cosa Nostra" operante nel territorio: il conflitto tra Marussig - Ciancio e Ragusa, esteso naturalmente agli esponenti di "Cosa Nostra" interessati alle rispettive operazioni, ed il conflitto tra le fazioni della "famiglia" Santapaola facenti capo, rispettivamente, a Mirabile Alfio e ad Ercolano Mario: per la risoluzione di entrambe tali delicatissime contese viene coinvolto direttamente Lombardo Raffaele. In particolare, si è già in precedenza evidenziato come il collaboratore di giustizia palermitano Campanella Francesco, il quale aveva svolto la sua attività politica tra le fila del C.D. U. ed era stato dunque collega di partito del Lombardo, ha dichiarato di avere egli stesso messo in contatto Marussig con l'imputato, su richiesta del primo, proprio per risolvere la questione della contestuale presenza del progetto "Tenutella", sponsorizzato dal Lombardo medesimo, nell'area ove il Marussig intendeva realizzare un centro commerciale. Tali dichiarazioni sono state pienamente riscontrate da quanto sul punto riferito dallo stesso Lombardo, il quale ha ammesso di avere incontrato il Marussig proprio per discutere di questioni concernenti la realizzazione del centro commerciale sui terreni del Ciancio. Si sono altresì riportate le dichiarazioni rese dal collaborante Santo La Causa in merito all'incontro tenutosi presso la casa di campagna del Lombardo al quale avevano preso parte La Rocca Francesco, Mirabile Alfio e Maugeri Raimondo, incontro organizzato per discutere dei contrasti insorti tra le due opposte fazioni per ragioni connesse alla gestione degli appalti ed alla esecuzione dei lavori in quel momento intrapresi a Catania e provincia. L'episodio in esame deve collocarsi nel periodo di tempo immediatamente successivo al 13 giugno 2003, data della scarcerazione di Raimondo Maugeri, posto che lo stesso La Causa lo ha cronologicamente collegato alle elezioni svoltesi in quello stesso periodo, ovvero quelle provinciali tenutesi a Catania il 25 maggio 2003, e considerato che proprio quello in esame era il momento apicale dello scontro fratricida, come si evince della conversazioni intercorse tra La Rocca Francesco e Mirabile Alfio sopra riportate. E proprio il contenuto di una di tali conversazioni costituisce, ad avviso di questo decidente, formidabile riscontro a quanto riferito dal La Causa (già peraltro confermato dalle convergenti dichiarazioni rese da Mirabile Giuseppe, il quale ha anch'egli parlato di uno o più incontri avvenuti tra lo zio Alfio e l'imputato). In un passaggio della conversazione del 22 luglio 2003 Mirabile ricordava infatti al suo interlocutore La Rocca un incontro in campagna "là" al quale avevano partecipato entrambi, con utilizzo evidente di linguaggio assolutamente ermetico, insolito in dialoghi solitamente di tenore esplicito, per individuare un luogo che evidentemente il La Rocca avrebbe compreso subito, senza necessità di chiarimenti ulteriori e condividendo anzi la necessità di non fornire ulteriori specificazioni sul punto, incontro al quale Ercolano Mario, invitato, non si era presentato (MIRABILE: a Mario, quando è stato che gli ho dato appuntamento in campagna, te lo ricordi quando siamo andati in campagna là? Che è voluto venire!? Non è voluto venire!). Orbene, l'utilizzo, comune ad entrambi ed inusuale, di una terminologia ermetica e l'immediata comprensione da parte del La Rocca dell'episodio rievocato dal Mirabile consentono di poter individuare nell'episodio medesimo proprio quello descritto dal La Causa: se infatti, per un verso, la solita chiarezza esplicativa con la quale La Rocca e Mirabile hanno dialogato tra loro durante tutte le conversazioni intercettate non poteva più essere utilizzata allorquando si indicava un soggetto "sensibile" e da mantenere a tutti i costi e senza rischio alcuno "riservatissimo", quale certamente era il Lombardo, per altro verso il legame di amicizia che univa quest'ultimo al La Rocca, noto a tutti i collaboratori di giustizia esaminati (le cui dichiarazioni sul punto convergono pienamente), consentiva a quest'ultimo di connettere immediatamente e senza necessità di ulteriori dettagli alla genericissima indicazione offerta dal Mirabile ("in campagna. là") l'esatta ubicazione dell' episodio narrato, ovvero appunto la casa del suo importante "amico" Raffaele Lombardo. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, come sia possibile che un episodio tanto rilevante non sia stato commentato dai due se non in termini marginali ed anzi quasi incidenter tantum. E però, anche a voler prescindere dalla già evidenziata, assoluta "riservatezza" dell'episodio medesimo, tale da costringere gli interlocutori ad una prudenza di grado elevatissimo, ed anche a voler obliterare che all'incontro avevano partecipato sia il La Rocca che il Mirabile, sicchè non vi erano argomenti ignoti all'uno e che l'altro avrebbe dovuto riferire, un dato appare risolutivo: si è sopra rilevata l'omessa captazione del colloquio che aveva preceduto quello in esame, il cui contenuto dunque si ignora; si tratta proprio della conversazione intercorsa tra La Rocca e Mirabile nel periodo compreso tra 1'8 ed il IO luglio, con ogni probabilità immediatamente successiva all'incontro de qua, che ne ha pertanto costituito uno dei possibili (rectius probabili) argomenti. Infine, va rilevato come anche la lamentata assenza di Ercolano Mario riscontri quanto riferito dal La Causa, il quale tra i partecipi all'incontro ha indicato appunto il Mirabile, il Maugeri, il La Rocca ma non l'Ercolano. L'incontro organizzato dal Marussig con il Lombardo era finalizzato a risolvere la contesa pendente con il Ragusa per la realizzazione del centro commerciale da entrambi progettato, essendo di tutta evidenza la concreta impossibilità di realizzare entrambe le operazioni, troppo simili per poter coesistere in un'area circoscritta: e però, in assenza di un ruolo istituzionale svolto in quel frangente dal Lombardo ed idoneo a consentirgli di potere intervenire formalmente nella vicenda, è evidente che quel che si richiedeva all'imputato era di mettere a disposizione ed esercitare il suo potere e la sua capacità di influenza per risolvere la situazione. Al riguardo, si è già evidenziato come la questione più complessa e di difficile gestione che Ciancio e Marussig erano chiamati ad affrontare nella vicenda Tenutella concerneva non tanto l'iter amministrativo già avviato, quanto piuttosto il coinvolgimento nell'affare della "famiglia" mafiosa degli Ercolano, pronta ad intervenire con i metodi usualmente praticati per impedire qualsivoglia ostacolo alla realizzazione dell'operazione. Ne discende allora che l'intervento sollecitato dal Marussig al Lombardo non poteva che investire entrambi i nodi da sciogliere, quello, di più agevole risoluzione, relativo all'iter burocratico da seguire per l'approvazione del progetto, e quello, di ben più spinosa trattazione, afferente alla gestione dei rapporti con gli Ercolano. Nella medesima prospettiva si spiega l'incontro organi7zato da La Rocca e Mirabile presso la casa di campagna del Lombardo, luogo sicuro, riservato e protetto da possibili incursioni delle Forze dell'Ordine: ancora una volta, infatti, all'imputato veniva affidato il compito di trovare un rimedio per risolvere la situazione di cont1itto venutasi a creare in seno alla "famiglia" Santapaola per la gestione degli appalti in corso d'opera. Orbene, è di incontestabile evidenza logica che il coinvolgimento del Lombardo, chiamato a risolvere questioni delicatissime, mediando tra contrapposti interessi in seno a “Cosa Nostra”, non può che postulare e presupporre che lo stesso Lombardo fosse coinvolto ab initio in tali vicende, che, da lui gestite in origine, potevano essere soltanto grazie a lui modificate e/o "riconvertite" in modo da addivenire ad un compromesso accettabile per tutti i contendenti. In altri termini, gli interventi del Lombardo, sollecitati rispettivamente dal Campanella e dai Santapaola - Ercolano, possono trovare solo due possibili spiegazioni coerenti sotto il profilo logico. Se infatti un esponente di rilievo di Cosa Nostra di area palermitana, su input di un imprenditore amico il quale lamentava problemi con la "famiglia" di Cosa Nostra operante a Catania per una vicenda connessa alla realizzazione di un centro commerciale con le relative problematiche di carattere amministrativo, reputava necessario contattare all'uopo l'imputato, il quale - lo si ripete - in quel momento non rivestiva alcun ruolo istituzionale atto a giustificarne formalmente l'intervento, delle due l'una: o l'imputato medesimo, pur in assenza di tale ruolo formale, si era sostanzialmente ed in concreto occupato della vicenda ed era dunque in grado di risolverla, ovvero a costui si riconosceva il potere ex se, svincolato dallo specifico oggetto della controversia, di intervenire con autorevolezza sulla "famiglia" mafiosa catanese condizionandone le decisioni. Analogamente, se veniva organizzato un incontro tra i leader delle fazioni contrapposte della "famiglia" Santapaola per affrontare e cercare di risolvere le questioni sottese allo scontro, ancora una volta riconducibili ad affari imprenditoriali oggetto di contesa, e se l'incarico di mediare tra tali contrapposti interessi veniva ancora una volta affidato al Lombardo, delle due l'una: o lo stesso Lombardo era in grado di intervenire sulle vicende sottostanti alla detta conflittualità essendone egli partecipe ab initio ed avendo dunque la possibilità di correggerne l'iter in corso d'opera per trovare una soluzione di compromesso, ovvero al Lombardo medesimo veniva riconosciuta da entrambe le fazioni della "famiglia", a prescindere ancora una volta dallo specifico oggetto del contendere, un'autorevolezza tale da attribuirgli il ruolo di "arbitro" nel comporre il conflitto tra le stesse fazioni. In entrambi i casi, a sostegno della prima ipotesi depone, sotto il profilo logico, la circostanza che le ragioni sottese a ciascuna delle due conflittualità afferivano a questioni di carattere burocratico, con riguardo alle quali dunque l'imputato aveva le competenze e le amicizie idonee a consentirgli di occuparsene sostanzialmente sin dall'inizio, disponendo di tutte le infonnazioni e di tutti i poteri di condizionamento necessari, a prescindere da qualsivoglia incarico formale. Ulteriore elemento di riscontro è poi costituito dalle dichiarazioni rese dal Campanella con riferimento al!' appoggio che il Lombardo aveva assicurato agli Ercolano per la realizzazione della Tenutella, vicenda questa della quale egli SI era pertanto specificamente occupato. Posto dunque che la previa individuazione di un'area sufficentemente estesa da consentire la realizzazione di un parco commerciale, ma composta da lotti di terreno a vocazione agricola (pertanto di contenutissimo prezzo di mercato), e la contestuale certezza di potere realizzare l'operazione grazie al sicuro at1ìdamento sull'approvazione della variante urbanistica, presupposto indispensabile per l'approvazione del relativo progetto, postulano necessariamente l'iniziativa e !'interessamento di un esponente politico di rilievo tale da poter condizionare con sicurezza l'iter amministrativo dell' operazione medesima, il politico in questione, sulla scorta di quanto precede, non può che individuarsi in Raffaele Lombardo, il quale ha per un verso consentito la realizzazione dell'affare agli Ercolano per il tramite del Ragusa, che ha potuto acquistare per un corrispettivo ridottissimo l'intera area sede del progetto, e si è poi servito del sua carisma politico e personale per ottenere dagli amministratori "amici", della cui accondiscendenza egli era pienamente consapevole, i necessari provvedimenti autorizzatori. A tal proposito, si è già in precedenza evidenziato l'acclarato, incisivo potere del Lombardo di influire sulle determinazioni e di condizionare l'operato degli organi istituzionali territoriali, o per la comune militanza nei movimenti politici di cui egli era leader o comunque esponente di rilievo, ovvero per i legami di amicizia, sempre permeati dell'autoritarismo che ha sempre connotato l'agire politico del Lombardo medesimo. L'intervento del Ciancio nella medesima area e con un'analoga progettualità e le sollecitazioni del Marussig, indirizzate a lui, lo si ripete, su entrambi i fronti, quello politico e quello "mafioso", rendevano però necessario al Lombardo ricercare una soluzione di compromesso per soddisfare quantomeno in parte le aspettative del Ciancio medesimo, che evidentemente non potevano essere disattese, pur a fronte dei contrapposti interessi della potente e temuta famiglia degli Ercolano. E la soluzione di compromesso veniva dal Lombardo puntualmente individuata: al Ciancio veniva infatti assicurata la realizzazione di altro parco commerciale su altra area a destinazione agricola, ancora più estesa, ubicata nel territorio del Comune di Catania, i cui lotti di terreno erano stati da lui stesso acquistati al consueto, contenutissimo prezzo; il Ragusa e gli Ercolano avrebbero invece mantenuto il progetto della Tenutella. E che il Lombardo si fosse interessato attivamente per garantire al Ciancio, così come promessogli, l'adozione della variante urbanistica con la conseguente approvazione del progetto per la realizzazione del centro commerciale "Porte di Catania" risulta altresì da quanto dallo stesso imputato dichiarato nel corso dell'interrogatorio reso all'udienza del 20.3.2013, avendo egli ammesso di avere discusso con il Ciancio e con Enzo Viola proprio della modifica da apportare al Piano Regolatore ai fini de]]' approvazione del progetto: ancora una volta, l'interessamento del Lombardo avveniva in assenza di qualsivoglia veste istituzionale idonea a consentirlo sotto un profilo formale. Peraltro, si trattava di una variante di enorme rilievo, e non di una semplice modifica alla destinazione urbanistica di alcuni terreni: per realizzare il parco commerciale, si giungeva addirittura, secondo quanto risulta dal progetto, ad eliminare un tratto di strada a scorrimento veloce, che ricadeva nell' ambito dell' area sede del progetto medesimo, modificando l'intero assetto viario; a ciò si aggiunga l'estrema vicinanza dell'area medesima alle piste dell'aeroporto "Fontanarossa", ciò che rendeva l'intera zona soggetta a vincolo assoluto di inedificabilità. Ne discende allora che r esigenza di assecondare gli interessi economici del Ciancio era preponderante sino al punto da cagionare una modifica urbanistica dirompente in relazione all’ assetto urbanistico vigente, tale dunque da rendere necessario un intervento incisivo e penetrante sugli amministratori locali, che certamente il Lombardo, all'epoca Presidente della Provincia nonché potente leader di un movimento politicamente egemone sull'intero territorio regionale, era in grado di effettuare. L'interessamento del Lombardo alle sorti del parco commerciale "Porte di Catania", in ossequio all'impegno iniziale assunto con il Ciancio, permaneva quindi anche nelle fasi successive di realizzazione del progetto: ancora una volta il Lombardo veniva infatti "convocato" dal Ciancio e dal Viola, addirittura presso gli uffici del primo, per una questione afferente ad una variante edilizia da apportare all'originario proget10 del centro commerciale (cfr. intercettazione del 28.7.2008); ancora una volta compito del Lombardo era quello di risolvere la relativa problematica, ovvero, nel caso di specie, di evitare che la variante medesima fosse sottoposta al vaglio del Consiglio Comunale e fare invece in modo che la stessa venisse esaminata ed approvata dal solo dirigente di settore; ancora una volta il Lombardo si "metteva a disposizione", contattando il tido Zapparrata, già Ingegnere Capo della Provincia Regionale di Catania, il quale, facendo leva sulle sue conoscenze e sulla influenza che era in grado di esercitare dopo i suoi lunghi trascorsi quale dirigente, avrebbe a sua volta preso contatti all'uopo con un "componente tecnico operativo". Ancora una volta, infine, la variante in oggetto doveva presentare un rilievo significativo, tenuto conto della preoccupazione e dell'affanno palesati dal Ciancio e dal Viola affinchè la stessa non seguisse l'iter amministrativo ordinario e, soprattutto, non attirasse l'attenzione de]]' Autorità Giudiziaria, e considerato altresì quanto dal Bissoli riferito all'Incarbone, nel corso di una delle numerose conversazioni intercorse fì'a i due (cfr. conv. del 14.11.2007), a proposito del rischio di finire addirittura "in galera" connesso alla procedura illegittima che si intendeva attivare per la "variante ICOM". E puntualmente, ancora una volta, il Lombardo riusciva a risolvere il problema, essendo stata la variante in esame approvata, con provvedimento invero assai sintetico e ben poco motivato, dalla sola Dirigente del Servizio Attuazione della Pianificazione del Comune di Catania architetto Sardella senza passare dal vaglio del Consiglio Comunale. Il tutto, come sempre, senza alcun ruolo istituzionale che consentisse al Lombardo un potere di intervento formale e legittimo, essendo all’ epoca l'imputato Presidente della Regione: colpisce anzi, e dà l'esatta misura del carisma personale e dell'enorme rilievo non soltanto imprenditoriale del suo interlocutore Ciancio, la eccessiva disponibilità, sintomatica quasi di un atteggiamento di soggezione, manifestata dall’imputato il quale, pur rivestendo un incarico politico apicale e prestigiosissimo, non esitava a recarsi addirittura egli stesso presso l'ufficio del Ciancio per discutere di una questione che esulava del tutto dalle sue rilevanti mansioni. Tale aspetto è del resto indicativo dell'importanza dell'impegno assunto ab origine dal Lombardo con il Ciancio per la realizzazione del parco commerciale del Pigno, evidentemente fonte per l'imputato di un'obbligazione di risultato, e non già di semplici mezzi. Resta da affrontare un ultimo punto. Il difensore del Lombardo, nel corso della sua discussione, ha sostenuto che il dialogo intrattenuto dal suo assistito all'interno deIl'uffìcio del Ciancio con quest'ultimo e con il Viola avesse in realtà costituito oggetto delle dichiarazioni rese dall'imputato medesimo, nel corso de1l'intelTogatorio del 20.3.2013, con riferimento appunto alla "raccomandazione" da lui ricevuta per l'approvazione della variante del Pigno. Si è però evidenziato, nel punto che precede, come in realtà l'incontro riferito dal Lombardo si sia svolto in tutt'altro periodo (nel 2003) ed abbia avuto tutt'altro oggetto (la modifica al Piano Regolatore, ovvero una variante urbanistica e non già edilizia), sicchè si tratta ictu oculi di due episodi del tutto diversi, entrambi - lo si ripete - sintomatici del perdurante coinvolgimento del Lombardo nella vicenda della realizzazione del centro commerciale "Porte di Catania" lungo tutto il suo iter procedurale. La situazione di estesa e radicata conflittualità venutasi a creare su tutti i suddetti fronti veniva dunque brillantemente risolta dall'imputato, il quale era riuscito a trovare una soluzione di compromesso che accontentava entrambi i contendenti. Per un verso, infatti, il Lombardo aveva assicurato al Ciancio la realizzazione del parco commerciale del Pigno, evitando al contempo l'eventuale insorgenza di qualsivoglia problema in ordine alla presenza eccessiva di strutture commerciali analoghe sul territorio attraverso l'emendamento alla legge regionale oggetto dei dialoghi intercorsi tra il Ragusa ed i suoi interlocutori il 6 e 1'8 dicembre 2005, quando l'imputato medesimo era Presidente della Provincia di Catania, emendamento che aveva previsto un'estensione urbanistica delle aree a vocazione commerciale della sola città di Catania, con esclusione del territorio della provincia. Per altro verso, lo stesso Lombardo era intervenuto in modo determinante, tramite il fratello Angelo, ai fini delI'approvazione del disegno di legge regionale che, prolungando i termini di decadenza delle autorizzazioni inerenti le aree commerciali integrate, di fatto rendeva possibile la realizzazione dell'affare Tenutella, da più parti ritenuto "a binario morto" (cfr. la conversazione intercorsa il 6.11.2003 tra Orlando e Galeazzi; vedi anche le conversazioni intrattenute nel novembre 2007 da Bosco Lo Giudice Concetto): sul punto, infatti, Zapparrata Matteo, come già evidenziato uomo di fiducia e strettissimo collaboratore dell'imputato, nella conversazione del 31.1 0.2007 informava il suo interlocutore, Bosco Lo Giudice Concetto, dell' interessamento di Lombardo Angelo, all'epoca deputato alI'A.R.S., in ausilio al collega Cristaudo nella predisposizione e nella successiva approvazione del suindicato disegno di legge regionale ("Cristaudo è il deputalo che c'è dietro tutto ... e poi l'avrà aiutato sicuramente Angelo Lombardo ... "). Naturalmente, il costante, incisivo interessamento del Lombardo alle vicende imprenditoriali del Ciancio per favorirne la realizzazione e risolverne le problematiche non poteva non ingenerare l'aspettativa qualificata di concrete manifestazioni di riconoscenza che, sulla scorta dei dati acquisiti, doveva tradursi nell'impegno a far lavorare presso i relativi cantieri gli imprenditori graditi al Lombardo medesimo, ovvero Basilotta ed Incarbone. Con riferimento al primo, infatti, non è certo un caso che a costui fossero stati affidati sia i lavori di sbancamento effettuati sul!' area sede del costruendo centro commerciale "Porte di Catania", sia quelli che avrebbero dovuto effettuarsi presso il mai realizzato villaggio degli Americani di contrada Xirumi (anch'esso progettato su terreni acquistati dal Ciancio): del resto lo stesso Barbagallo, nel corso dell'interrogatorio reso il 16.4.2011, ha chiarito come le ragioni dell'astio che l'Aiello provava nei confronti del Basilotta risiedessero essenzialmente nell'aiuto abitualmente prestato a quest'ultimo da parte delI' imputato, che gli procacciava appalti in affidamento malgrado lo stesso Aiello intendesse "punirlo" per il suo comportamento ribelle non facendolo più lavorare (BARBAGALLO - Enzo Aiello era ... era spietato nei confronti di Basilotta, spietato per due motivi, primo perché secondo me, ma me l 'ha detto, non gli dava più retta, e secondo, nonostante che lui volesse che questo non lavorasse piÙ, perché si intuisce che aveva girato le spalle a Enzo Aiello, lui veniva sempre aiutalo da Raffaele Lombardo), Avuto invece riguardo all'Incarbone, si è già in precedenza evidenziato come dai dialoghi intercorsi tra quest'ultimo e l'imprenditore Bissoli trapelasse il convincimento, condiviso da entrambi, che il Lombardo avrebbe avuto titolo e ragione di adirarsi per l'estromissione dell'Incarbone medesimo dagli appalti per la realizzazione del centro commerciale del Pigno, e ciò, ancora una volta, nella evidente assenza di qual si voglia titolo o ragione formale che potesse giustificare tale reazione, La detta controprestazione, pretesa dal Lombardo, trova spiegazione nel rapporto privilegiato che legava l'imputato a ciascuno dei due imprenditori: si è infatti evidenziato come il Lombardo si fosse premurato di recarsi sino a Castel di Judica per presenziare alla campagna elettorale del genero del Basilotta, candidatosi alle elezioni amministrative svoltesi in quel comune, e come in tale circostanza i due avessero manifestato una grande confidenza; si è parimenti evidenziato come fra Incarbone e Lombardo esistesse un legame di amicizia tale per cui tra i due intercolTevano assidui contatti e rapporti di costante frequentazione; si è inoltre prospettato come proprio per effetto di tale legame il Lombardo avesse preordinato l'affidamento all'Incarbone dei lavori per la realizzazione del parcheggio "Sanzio" secondo una procedura viziata da palesi profili di illegittimità; si è altresì rappresentato come sia l’Incarbone che il Basilotta avessero entrambi effettuato lavori di significativo rilievo presso la casa di campagna appartenente alla famiglia Lombardo proprio nel periodo in cui erano in corso d'opera i lavori presso il cantiere del Pigno ed anzi, con specifico riguardo al Basilotta, utilizzando a tal fine il materiale di risulta ottenuto dai relativi lavori di sbancamento; si è infine chiarito come il Basilotta avesse consegnato al Lombardo, per sosteneme la candidatura alle elezioni regionali, la somma da lui dovuta all' Aiello ed alla "famiglia" Santapaola per la messa a posto del suindicato cantiere, e come anche l'Incarbone avesse contribuito economicamente alla relativa campagna elettorale, Resta ora da aggiungere un'ultima notazione, Sulla scorta di quanto precede può ormai ritenersi acquisito il dato concernente il legame di amicizia che univa La Rocca Francesco a Lombardo Raffaele; risulta inoltre, alla luce delle conversazioni intercorse tra La Rocca Francesco e Mirabile Alfio, che Basilotta era originariamente, per ragioni di competenza territoriale, imprenditore vicino al La Rocca e "gestito" da quest'ultimo; infine, altro dato acquisito afferisce ai rapporti di parentela tra Incarbone e La Rocca Filippo, vice-rappresentante della "famiglia" di Enna molto vicino a La Rocca Francesco, Se a ciò si aggiunge che presso la società dell'Incarbone prestava la sua attività lavorativa Pino Rindone, uomo di fiducia e strettissimo collaboratore di La Rocca Francesco, e che fra gli imprenditori "mafiosi" che hanno eseguito lavori presso l'abitazione di campagna del Lombardo si annovera, oltre allo stesso Rindone, anche Ferrara Francesco detto "Ciccio Vampa", già responsabile della "famiglia" di Palagonia nonché anch'egli collaboratore fidatissimo del La Rocca, appare allora assai probabile che il Lombardo avesse conosciuto tutti i suindicati soggetti proprio tramite il suo "amico" Francesco La Rocca. Del resto l'imputato, interpellato sul punto nel corso del suo interrogatorio, non è stato in grado di fornire alcuna spiegazione plausibile solto un profilo fattuale ed adeguata dal punto di vista logico in merito alle ragioni del sorgere e del consolidarsi dei suoi rapporti con i detti imprenditori, essendosi egli limitato a prospettare, in termini vaghi e generici, di avere conosciuto l'Incarbone in quanto presentatogli in ambiente imprenditoriale e che il Basilotta gli era stato invece presentato dal genero Anastasi, senza però chiarire in alcun modo come e perché siffatte conoscenze occasionali avessero poi generato un rapporto di frequentazione e di fiducia tale da averlo indotto ad affidare loro i lavori della sua abitazione di campagna e da avere determinato i due a sostenere con finanziamenti di importo significativo la sua candidatura. Si è già evidenziato come il Lombardo avesse ricevuto dal Basilotta, quale contributo per la campagna elettorale a sostegno della sua candidatura alla Presidenza della Regione Sicilia, la somma di circa 600.000 euro, somma che il Basilotta avrebbe dovuto corrispondere ad Aiello Vincenzo in quanto dovuta alla "famiglia" Santapaola per la "messa a posto" del cantiere del Pigno. Si è altresì rappresentato che tale dazione aveva costituito oggetto del dialogo intercorso tra l'Aiello e Barbagallo Giovanni l' l giugno 2006, nel corso del quale il primo lamentava appunto l'avvenuta consegna dei soldi del Pigno al Lombardo da parte del Basilotta criticando altresì aspramente il comportamento del Lombardo medesimo, colpevole a suo avviso di avere inserito tra gli assessori della Giunta regionale due magistrati della D.D.A. di Palermo. Orbene, due dati si colgono con evidenza logica dal tenore complessivo del dialogo. In primo luogo, la spiegazione offerta dal Basilotta all'Aiello per giustificare l'omesso pagamento all'associazione della somma dovuta per la "messa a posto" dei lavori del Pigno era stata tale da non determinare alcuna rimostranza, né tantomeno alcuna reazione, del!' Aiello medesimo, il quale era stato costretto suo malgrado a rinunziarvi: ne discende allora che l'avvenuto versamento della detta somma nelle mani del Lombardo per sostenerne la campagna elettorale costituiva ex se una condotta compatibile ed anzi conforn1e alle finalità associative della "famiglia" Santapaola, sì da apparire, nella prospettiva del rappresentante Aiello, alternativa a quella originariamente richiesta di contribuzione diretta al sodalizio, ma pur sempre corretta in relazione agli scopi da questo perseguiti. Ne consegue ancora, con immediata consecutio logica, che il sostegno alla campagna elettorale del Lombardo rientrava tra i detti scopi associativi, tanto da giustificare uno sviamento nell'impiego ordinario di significative entrate economiche del clan, e ciò a prescindere dalla effettiva consegna del denaro allo stesso, di cui peraltro non vi è ragione alcuna per dubitare, posto che anche laddove il Basilotta avesse mentito all'Aiello per evitare il pagamento della somma di denaro richiestagli, quel che conta è l'acquiescenza dello stesso Aiello a fronte di tale giustificazione, univocamente sintomatica della percezione da parte di quest’ultimo della correttezza della stessa. In secondo luogo, le lamentele dell'Aiello con riferimento alla consegna della detta somma di denaro dal Basilotta al Lombardo si ricollegano, nel contesto complessivo del dialogo, alle dure critiche rivolte dall’Aiello medesimo all'imputato per il comportamento da questi tenuto con riferimento agli incarichi governativi conferiti a due magistrati "antimafia". Se ne deduce che l'Aiello, nella sua qualità di rappresentante provinciale della "famiglia" Santapaola, era portatore di un'aspettativa qualificata avente ad oggetto l'attività del Lombardo successivamente alla sua elezione alla Presidenza della Regione e nell'esercizio delle funzioni connesse alla detta carica, attività nel cui ambito non era certo contemplato, ed era anzi implicitamente escluso, l'inserimento di magistrati nella Giunta regionale. E tale aspettativa qualificata non poteva che essere collegata sinallagmatican1ente alle prestazioni effettuate dall' associazione in favore del Lombardo con riferimento proprio alla sua candidatura alle elezioni regionali, prestazioni consistite appunto nello "storno" di una parte delle entrate del clan per sostenerne la campagna elettorale e nell'appoggio elettorale diretto garantitogli dalla "famiglia" che si era impegnata a volarlo (cfr. conv. n. 526 del 20.4.2008 tra Aiello Vincenzo, Barbagallo Giovanni, Sorbera Antonino e Finocchiaro Carmelo). Restano ora da valutare, sul punto, le argomentazioni svolte dal difensore dell'imputato, che però, ancora una volta, non colgono nel segno. Afferma in primo luogo l'avv. Benedetti che la somma di denaro consegnata dal Basilotta al Lombardo sarebbe in realtà consistita nella prestazione gratuita del materiale dal primo tornito al secondo per la realizzazione dei lavori presso la sua abitazione di campagna. E però, anche a voler prescindere dalla innegabile inverosimiglianza in fatto di tale affermazione, emergono ictu acuii evidenti incongruenze sul piano logico: non si spiegherebbe infatti perché mai l'Aiello, consapevole della reale natura della prestazione effettuata dal Basilotta in favore del Lombardo, avrebbe dovuto indicarla in termini erronei al Barbagallo; ancora, non è agevole capire perché mai r Aiello avrebbe dovuto essere informato della esecuzione dei detti lavori; infine, non si comprende per quale ragione l'Aiello medesimo avrebbe dovuto accettare supinamente che il Basilotta distogliesse rilevanti risorse finanziarie dalle casse dell'associazione per destinarle al Lombardo al fine di soddisfare sue finalità private ed assolutamente personali. Sostiene in secondo luogo il difensore che le critiche rivolte dall' Aiello e dai suoi sodali nei confronti del Lombardo non avrebbero potuto mai essere collegate alla inottemperanza di quest'ultimo alle promesse elettorali effettuate, tenuto conto dell'inconsistente intervallo di tempo intercorso tra l'avvenuta nomina dello stesso alla Presidenza della Regione e l'epoca delle dette lamentele: e però tali critiche, mosse già alla prima iniziativa istituzionale assunta dal Presidente Lombardo, costituita dalla nomina degli Assessori, appaiono al contrario fortemente sintomatiche di una aspettativa più che qualificata vantata nei confronti dell'imputato e della sua azione politica, tale da suscitare rimostranze già in presenza di "inadempienze" di ordine formale, più che sostanziale. Infine, si è ampiamente chiarito come l'Aiello SI servisse degli appalti affidati all'Incarbone per impegnarvi direttamente i suoi mezzi, effettuando all’uopo anche significativi investimenti, e come lo stesso Aiello pretendesse dagli imprenditori "amici", quali l'lncarbone ed il Basilotta, il pagamento di una somma per la "messa a posto" di ognuno dei cantieri da ciascuno dei due avviati. Ne discende dunque l'interesse diretto ed immediato dell'Aiello medesimo a garantire l'affidamento di quanti più appalti possibile, e di valore quanto più elevato possibile, ai suindicati imprenditori "amici", per conseguire, in favore dell'associazione da lui rappresentata, il corrispondente, proporzionale vantaggio economico. Si è inoltre evidenziato come il Lombardo avesse intrapreso i suoi rapporti di conoscenza e frequentazione con i predetti Basilotta ed Incarbone tramite La Rocca Francesco, e come lo stesso imputato fosse anch' egli portatore di un interesse qualificato acchè all'Incarbone fossero affidati i lavori per la realizzazione del centro commerciale del Pigno. Si è infine rappresentato come tra l'Aiello ed il Lombardo vi fosse una sorta di rapporto sinallagmatico tale per cui il primo si impegnava a votare e far votare il secondo ottenendo in cambio il tacito impegno all'esercizio di un'attività politica conforme alle finalità associative. Ne consegue allora la sostanziale identità degli obiettivi perseguiti in parte qua dal Lombardo e dall'Aiello, entrambi attivamente impegnati ad assicurare agli imprenditori da ciascuno dei due protetti l'aggiudicazione degli appalti più significativi, impegno questo da essi profuso nella reciproca autonomia dei settori di rispettiva competenza, ma nella piena, reciproca consapevolezza della concorrente, sinergica azione da ognuno posta in essere per la comune finalità, nonché nella piena, reciproca consapevolezza del vantaggio che il raggiungimento di tale comune finalità avrebbe apportato per l'uno e per l'altro nella rispettiva qualità di leader politico in costante, progressiva ascesa e di rappresentante della "famiglia" mafiosa egemone sul territorio.