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Edito da: Sudpress S.r.l. zona industriale, c.da Giancata s.n. – 95121 Catania

[[LOMBARDO ARBITRO TRA MAFIOSI

29-08-2014 05:59

Desk

Cronaca, affari, cosa nostra, massoneria, politica, sindaco di catania, guerra dei Roses, proto, zona grigia, primo levi, corrotti, malaffare, piano regolatore, presidente regione, rinnovamento, live, condannati, sinesio, piano carceri, consiglio di amministrazione,

[[LOMBARDO ARBITRO TRA MAFIOSI

I terreni di Ciancio, i mafiosi catanesi e quelli palermitani, il ruolo di Lombardo e quello di alcuni faccendieri. IL TESTO DELLA SENTENZA

intercettazione-.jpg


"AIELLO - ma Raffaele c'è? ma che spacchio gli ha messo a due della D.D.A. nella Giunta



Regionale? BARBAGALLO - ... sta cercando di fare le coperture ... ...



AIELLO - e già gli hanno fatto ... gli hanno fatto arrestare a uno. il suo braccio destro.



l 'hanno denunciato ... BARBAGALLO - ... sotto ricatto siamo. l'hai capito?! Si è messo nelle



mani di quel pezzo di merda di Antonio Fiumefreddo ... AIELLO - quello è sbirro' ...""



(pag. 101 della sentenza Lombardo)



 



* di aureliano buendia



Più volte questo giornale si è occupato, facendosi i soliti nemici, di borghesia mafiosa e di zona grigia, ma oggi si può  affermare che la sentenza a firma della dott.ssa Marina Rizza diventerà una pietra miliare della letteratura processuale ed un riscontro insuperabile agli argomenti di quanti credono che quella zona grigia, fatta di colletti bianchi e di mafia militare, esiste opera e si impone a Catania, come altrove.



La Rizza  è persona attenta e riflessiva, di particolare intelligenza ed acume e di eccezionale preparazione professionale.



Le 329 pagine della motivazione della sentenza Lombardo costituiscono, quindi, un lavoro di straordinaria valenza probatoria mentre fotografano con una lucidità formidabile non solo la vicenda che vede Lombardo tra gli attori principali ma altresì anche la società in cui viviamo, lo stato di degrado in cui è sprofondata la Sicilia e segnatamente Catania.



La definizione "zona grigia", forse non molti sanno, deve le sue origini al linguaggio aeronautico e serve ad indicare un'area impenetrabile; ma soltanto con il capolavoro di Primo Levi - I Sommersi ed i Salvati - il termine ha assunto nel nostro linguaggio il significato odierno. Il sopravvissuto ai campi di concentramento indicò col colore grigio quell'area appunto impenetrabile che si frapponeva tra la vittima ed il suo carnefice, facendo della prima una persona che per salvarsi pensava di potere assecondare il suo aguzzino ovvero che addirittura ne diveniva complice  colludendovi, come nel caso dei kapò.



Fu proprio Levi ad indicare che quell'area definiva i rapporti tra chi esercita la violenza e quanti regolano la propria vita rispetto a costoro, e citò espressamente la Mafia.



Quella zona è grigia naturalmente solo per chi è fuori dal Sistema mentre è chiarissima per quanti dall'interno stabiliscono patti scellerati e determinano destini inconfessabili.



A Catania quell'area ha visto spesso la partecipazione di imprenditori, avvocati e professionisti in genere, funzionari e politici, andare a braccetto con gli uomini di Cosa Nostra per fare affari; ed  a protezione degli affari si è provveduto a passare sopra le leggi, a far tacere chi non la pensa come loro, a dare l'ostracismo a chi pensa di vivere da cittadino onesto.



La ricostruzione del Giudice catanese indica fatti e circostanze che pesano come macigni e che al di la dei singoli nomi descrivono un mondo, un codice di comportamenti, una cifra di prepotenze, che ha messo tutti noi fuori dal mondo civile.



Non servono altre parole ma solo la lettura del brano fondamentale della sentenza che vi proponiamo letteralmente:



 



Il fatto



Tutti i dati che si sono sopra elencati, letti congiuntamente ed inseriti in un contesto narrativo unitario, concorrono a comporre una trama coesa sotto il profilo argomentativo, coerente sotto il profilo logico e convincente sotto il profilo fattuale: il fatto, così come ricostruito, può ritenersi certo, sotto il promo probatorio, in quanto costituito - come già anticipato - da una serie facta probantes, ovvero di elementi, ciascuno dei quali dotato di valenza probatoria, i quali convergono nel detto tessuto narrativo che compongono innestando si l'uno sull'altro quale reciproco presupposto logico - fattuale, sì che ognuno di essi trova vicendevole riscontro nell'altro.



E la trama del fatto che ci si accinge a ricostruire ed espone prende le mosse dalla vicenda del parco commerciale "Tenutella" per poi ripercorrere, man mano, tutte le vicende oggetto delle aree tematiche sopra individuate, inserite - lo si ripete - in un tessuto narrativo unitario la cui armonica composizione fornisce ad un tempo la chiave di lettura per spiegare una serie di dati e di fatti altrimenti ingiustificabili sotto un profilo logico e formale, come di seguito si chiarirà.



 



A partire dalla seconda metà degli anni '90 l'editore Mario Ciancio Sanfilippo e gli imprenditori Ragusa Rosario e Orlando Pietro acquistavano lotti di terreno in territorio di Misterbianco, e segnatamente nell'area corrispondente alla contrada Cubba - Cardinale il primo ed in quella corrispondente alla contrada Cubba - Tenutella gli altri due, essendo tutti costoro interessati a realizzare nella detta zona un centro commerciale.



Ora, l'individuazione proprio di tale area, interamente a destinazione agricola, quale sede di un parco commerciale, a fronte della infondatezza delle spiegazioni al riguardo offerte dal Ragusa e dall'Orlando (non essendo agevole comprendere né perché mai lo "sviluppo"



avrebbe dovuto concentrarsi solo in quella zona, secondo quanto sostenuto dall"Orlando, né perché mai un funzionario della società "Carrefour" avrebbe dovuto informare il Ragusa, al!' epoca titolare di una ditta di commercializzazione di presidi medici, delle indagini di mercato concernenti le zone di interesse per la realizzazione di centri commerciali) può giustificarsi esclusivamente sulla scorta di scelte politico - amministrative che il Comune di Misterbianco era pronto ad adottare e di cui i tre imprenditori interessati all'affare erano naturalmente edotti. In altri termini, l'individuazione di un'area di amplissima estensione costituita da lotti tutti a vocazione agricola ed il successivo acquisto di tali lotti a prezzi contenutissimi da parte di imprenditori operanti in settori tutt' affatto diversi può logicamente spiegarsi solo nella prospettiva della realizzazione di elevatissimi guadagni da parte di costoro, guadagni consistenti nella rilevantissima plusvalenza che sarebbe conseguita alla vendita dei lotti medesimi dopo l'approvazione della relativa variante urbanistica.



I lotti di terreno di contrada Cubba - Tenutella e quelli di contrada Cubba – Cardinale erano oggetto di due progettualità distinte ed alternative sin dall'inizio, e ciò per la posizione delle due aree, non contigue ma fronteggiantisi e separate dalla sede stradale, quindi non suscettibili di una progettazione unitaria.



Sindaco del Comune di Misterbianco, dal 1997 sino al maggio 2002, era Di Guardo Antonino, "amico carissimo" di Lombardo Raffaele, come dallo stesso dichiarato nel



corso dell'esame reso all'udienza del 6.3.2013.



Ragusa Rosario e tutti gli altri soggetti interessati all'operazione 'Tenutella" (fra cui anche D'Urso Giovanni), agivano in sinergia con la "famiglia" degli Ercolano, anch'essa direttamente interessata all'affare e pronta a difenderne con qualunque mezzo, anche con il ricorso al metodo mafioso, la realizzazione.



Il coinvolgimento della "I.R.A. Costruzioni Generali S.p.A." nell'affare Tenutella è avvenuto ad opera di Ragusa Rosario, ed era del resto imposto dalla compresenza, nell'area interessata dal progetto del Ragusa medesimo, di terreni collocati in posizione strategica per la realizzazione dell'opera e già acquistati dall'Orlando, il quale - come si è visto - curava gli interessi della detta società.



L'abbandono dell'affare Tenutella da parte dell'IRA, avvenuto nel settembre 2002, e la



contestuale stipula da parte della società di contratti preliminari di compravendita sui



terreni ubicati nell'area ove il centro commerciale avrebbe dovuto sorgere, letti



congiuntamente alla successiva intrapresa di azioni giudiziarie nei confronti della società



"Tenutella" e del suo legale rappresentante Ragusa, ha una sola possibile interpretazione



logica: l'intenzione da parte della IRA Costruzioni di "boicottare" e rendere



sostanzialmente irrealizzabile l'operazione Tenutella. Se infatti davvero la IRA fosse stata



disinteressata alle sorti della detta operazione, non avrebbe avuto ragione alcuna di



acquisire la disponibilità dei terreni collocati all'interno dell'area sede del progetto



"Tenutella", condotta questa che assume invece ben altra valenza se letta nella prospettiva



suindicata, così come immotivato apparirebbe l'avvio delle azioni giudiziarie inibitorie



intraprese dalla società medesima, tutte fondate proprio sulla mancata titolarità, in capo



alla società "Tenutella", di patie dell'area di realizzazione del progetto, la cui disponibilità



appunto era stata acquisita dalla stessa IRA a seguito della stipula dei suddetti preliminari.



La già non semplice situazione veniva ulteriormente complicata dall'avvenuta



presentazione, da parte della "Immencity Etna s.r.l.", società riconducibile



all'imprenditore Marussig Paolo, di un progetto avente ad oggetto la realizzazione di un



centro commerciale sui lotti di terreno di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo.



Tale progetto, del tutto analogo come tipologia e come ubicazione ad altro, già proposto oltre un anno prima dalla società "Euredil s.r.l." dell'imprenditore Antonello Giostra,



rappresentava pertanto il tentativo di far rivivere l'originario intento di realizzare il parco



commerciale nei terreni del Ciancio, facendo evidentemente affidamento, in questa



occasione, su appoggi in grado di contrastare la causa ostativa che aveva in precedenza



verosimilmente determinato l'abbandono dell'operazione, ovvero il coinvolgimento degli



Ercolano nell'affare Tenutella, e di bloccarne al contempo efficacemente l'iter



amministrativo già in fase avanzata.



Per gli Ercolano quindi, già impegnati nella controversia in corso con la IRA Costruzioni,



si apriva un secondo fronte di conflitto, di ben più complessa trattazione: se infatti, nella



gestione dei rapporti con la IRA, il ricorso al metodo intimidatorio tipicamente mafioso si



era rivelato idoneo a sortire gli effetti desiderati, nella contesa con il Marussig era stato



quest'ultimo ad utilizzare tale modus agendi (secondo quanto riferito da D'Urso Giovanni



al suo interlocutore nel corso della conversazione del 19.3.2006).



Ad aggravare ulteriormente la situazione si colloca, in questa fase, !'intervento di Mirabile



Alfio, invocato dal Galeazzi per il tramite dell’Orlando allo scopo di fronteggiare le pretese del Ragusa e le minacce degli Ercolano: tale intervento si inseriva peraltro nel



contesto della violenta contrapposizione preesistente tra lo stesso Mirabile ed Ercolano



Mario, che assumeva pertanto toni ancora più accesi.



E proprio per evitare che le pretese degli Ercolano divenissero sempre più pressanti e che



lo scontro degenerasse, l'anziano boss Santapaola Antonino aveva dato mandato al suo



protetto Mirabile AIfio di "cedere" agli Ercolano l'affare Tenutella estromettendone



l'IRA, incarico che puntualmente il Mirabile espletava persuadendo il Galeazzi ad



abbandonare l'operazione: ciò spiega la ragione dell'improvvisa ed altrimenti inspiegabile



decisione del C.d.A. della IRA Costruzioni di ritirarsi dall’affare abbandonando tutte le



azioni giudiziarie intraprese, non essendo logicamente plausibile che tale scelta fosse stata



adottata per effetto delle minacce poste in essere dagli Ercolano, posto che la IRA



Costruzioni ed il suo an1ministratore Galeazzi avrebbero potuto fare affidamento sulla



protezione del Mirabile, che rivestiva all'epoca una posizione dominante sull'intero clan.



Frattanto, lo stesso giorno dell'avvenuta presentazione del progetto per la realizzazione



del parco commerciale "Mito" in contrada Cardinale, veniva presentato a Catania, dalla



società "ICOM s.r.l.", altro progetto per la realizzazione di altro centro commerciale



sempre su lotti di terreno appartenenti a Mario Ciancio Sanfilippo: identico il modus



procedendi sotteso alla proposizione di ciascuno dei due progetti, essendo in entrambi i



casi tutti i terreni a destinazione agricola ed essendo pel1anto necessaria, per entrambe le



operazioni, la previa adozione di variante urbanistica con riferimento all'intera area sede



del progetto; identico il proprietario dell'area medesima; identica la procedura seguita per



la costituzione delle società titolari del progetto presentato, la "Immencity Etna s.r.l." e la



"ICOM s.r.l.", in ciascuna delle quali erano cont1uite le quote di altrettante società



(rispettivamente la "Cardinale s.r.l." e la "Sud Flora S.p.A.") riconducibili al Ciancio e



proprietarie dei lotti di terreno sede dei progettati centri commerciali. Ovvio che le



evidenti analogie tra le due vicende progettuali sono univocamente indicative di una sola



regia, comune ad entrambe: in entrambi i casi, un solo proprietario, Ciancio Sanfilippo, il



quale in entrambi i casi aveva ricevuto le informazioni necessarie in ordine alla concreta



opportunità di realizzare due lucrosi affari acquistando a prezzi contenutissimi aree a



vocazione agricola in zone periferiche dei comuni di appartenenza per poi rivenderle a



prezzi elevatissimi dopo avere ottenuto le necessarie varianti urbanistiche (che



evidentemente era certo gli sarebbero state concesse).



Un'ulteriore, evidente analogia accomuna le vicende progettuali del parco commerciale



“MITO” e del Parco commerciale “Porte di Catania”, in entrambi i casi delle compagini associative titolari dei relativi progetti facevano parte soci di area palermitana operanti



nelle, o comunque contigui alle, "famiglie" di Cosa Nostra attive nel territorio. Per un



verso, infatti, Marussig Paolo, soggetto vicino a Francesco Campanella, già appartenente



alla "famiglia" mafiosa di Villabate poi divenuto collaborante, è stato condannato in



primo grado alla pena di anni sette di reclusione per il delitto di corruzione, con l’accusa



di avere pagato, tramite Campanella, una tangente di 25 mila euro - prima franche di una



tangente di circa 150 mila euro – all’ Amministrazione locale di Villabate, essendogli stata



contestata anche l'aggravante di cui all'art. 7 L. n. 203/1991, poi esclusa dalla Corte



d'Appello. Per altro verso, si è in precedenza evidenziato come della ICOM S.p.A. facesse



parte Mercadante Tommaso, cugino del noto boss Tommaso Cannella, già responsabile



della "famiglia" di Prizzi nonché stretto collaboratore di Bernardo Provenzano.



Nella primavera - estate del 2003 si registrano quindi due aree di profonda, accesa



conflittualità che agitano il settore degli appalti e del!' amministrazione pubblica del



territorio etneo, con i connessi interessi della criminalità organizzata di tipo mafioso, e che



sconvolgono al contempo gli equilibri interni alla famiglia di "Cosa Nostra" operante nel



territorio: il conflitto tra Marussig - Ciancio e Ragusa, esteso naturalmente agli esponenti



di "Cosa Nostra" interessati alle rispettive operazioni, ed il conflitto tra le fazioni della



"famiglia" Santapaola facenti capo, rispettivamente, a Mirabile Alfio e ad Ercolano



Mario: per la risoluzione di entrambe tali delicatissime contese viene coinvolto



direttamente Lombardo Raffaele.



In particolare, si è già in precedenza evidenziato come il collaboratore di giustizia



palermitano Campanella Francesco, il quale aveva svolto la sua attività politica tra le fila



del C.D. U. ed era stato dunque collega di partito del Lombardo, ha dichiarato di avere egli



stesso messo in contatto Marussig con l'imputato, su richiesta del primo, proprio per



risolvere la questione della contestuale presenza del progetto "Tenutella", sponsorizzato



dal Lombardo medesimo, nell'area ove il Marussig intendeva realizzare un centro



commerciale. Tali dichiarazioni sono state pienamente riscontrate da quanto sul punto



riferito dallo stesso Lombardo, il quale ha ammesso di avere incontrato il Marussig



proprio per discutere di questioni concernenti la realizzazione del centro commerciale sui



terreni del Ciancio.



Si sono altresì riportate le dichiarazioni rese dal collaborante Santo La Causa in merito



all'incontro tenutosi presso la casa di campagna del Lombardo al quale avevano preso



parte La Rocca Francesco, Mirabile Alfio e Maugeri Raimondo, incontro organizzato per



discutere dei contrasti insorti tra le due opposte  fazioni per ragioni connesse alla gestione



degli appalti ed alla esecuzione dei lavori in quel momento intrapresi a Catania e



provincia. L'episodio in esame deve collocarsi nel periodo di tempo immediatamente



successivo al 13 giugno 2003, data della scarcerazione di Raimondo Maugeri, posto che lo



stesso La Causa lo ha cronologicamente collegato alle elezioni svoltesi in quello stesso



periodo, ovvero quelle provinciali tenutesi a Catania il 25 maggio 2003, e considerato che



proprio quello in esame era il momento apicale dello scontro fratricida, come si evince



della conversazioni intercorse tra La Rocca Francesco e Mirabile Alfio sopra riportate. E



proprio il contenuto di una di tali conversazioni costituisce, ad avviso di questo decidente,



formidabile riscontro a quanto riferito dal La Causa (già peraltro confermato dalle



convergenti dichiarazioni rese da Mirabile Giuseppe, il quale ha anch'egli parlato di uno o



più incontri avvenuti tra lo zio Alfio e l'imputato). In un passaggio della conversazione



del 22 luglio 2003 Mirabile ricordava infatti al suo interlocutore La Rocca un incontro in



campagna "là" al quale avevano partecipato entrambi, con utilizzo evidente di linguaggio



assolutamente ermetico, insolito in dialoghi solitamente di tenore esplicito, per



individuare un luogo che evidentemente il La Rocca avrebbe compreso subito, senza



necessità di chiarimenti ulteriori e condividendo anzi la necessità di non fornire ulteriori



specificazioni sul punto, incontro al quale Ercolano Mario, invitato, non si era presentato



(MIRABILE: a Mario, quando è stato che gli ho dato appuntamento in campagna, te lo



ricordi quando siamo andati in campagna là? Che è voluto venire!? Non è voluto



venire!). Orbene, l'utilizzo, comune ad entrambi ed inusuale, di una terminologia ermetica



e l'immediata comprensione da parte del La Rocca dell'episodio rievocato dal Mirabile



consentono di poter individuare nell'episodio medesimo proprio quello descritto dal La



Causa: se infatti, per un verso, la solita chiarezza esplicativa con la quale La Rocca e



Mirabile hanno dialogato tra loro durante tutte le conversazioni intercettate non poteva più



essere utilizzata allorquando si indicava un soggetto "sensibile" e da mantenere a tutti i



costi e senza rischio alcuno "riservatissimo", quale certamente era il Lombardo, per altro



verso il legame di amicizia che univa quest'ultimo al La Rocca, noto a tutti i collaboratori



di giustizia esaminati (le cui dichiarazioni sul punto convergono pienamente), consentiva



a quest'ultimo di connettere immediatamente e senza necessità di ulteriori dettagli alla



genericissima indicazione offerta dal Mirabile ("in campagna. là") l'esatta ubicazione



dell' episodio narrato, ovvero appunto la casa del suo importante "amico" Raffaele



Lombardo. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, come sia possibile che un episodio



tanto rilevante non sia stato commentato dai due se non in termini marginali ed anzi quasi incidenter tantum. E però, anche a voler prescindere dalla già evidenziata, assoluta "riservatezza" dell'episodio medesimo, tale da costringere gli interlocutori ad una



prudenza di grado elevatissimo, ed anche a voler obliterare che all'incontro avevano



partecipato sia il La Rocca che il Mirabile, sicchè non vi erano argomenti ignoti all'uno e



che l'altro avrebbe dovuto riferire, un dato appare risolutivo: si è sopra rilevata l'omessa



captazione del colloquio che aveva preceduto quello in esame, il cui contenuto dunque si



ignora; si tratta proprio della conversazione intercorsa tra La Rocca e Mirabile nel periodo



compreso tra 1'8 ed il IO luglio, con ogni probabilità immediatamente successiva



all'incontro de qua, che ne ha pertanto costituito uno dei possibili (rectius probabili)



argomenti. Infine, va rilevato come anche la lamentata assenza di Ercolano Mario riscontri



quanto riferito dal La Causa, il quale tra i partecipi all'incontro ha indicato appunto il



Mirabile, il Maugeri, il La Rocca ma non l'Ercolano.



L'incontro organizzato dal Marussig con il Lombardo era finalizzato a risolvere la contesa



pendente con il Ragusa per la realizzazione del centro commerciale da entrambi



progettato, essendo di tutta evidenza la concreta impossibilità di realizzare entrambe le



operazioni, troppo simili per poter coesistere in un'area circoscritta: e però, in assenza di



un ruolo istituzionale svolto in quel frangente dal Lombardo ed idoneo a consentirgli di



potere intervenire formalmente nella vicenda, è evidente che quel che si richiedeva



all'imputato era di mettere a disposizione ed esercitare il suo potere e la sua capacità di



influenza per risolvere la situazione. Al riguardo, si è già evidenziato come la questione



più complessa e di difficile gestione che Ciancio e Marussig erano chiamati ad affrontare



nella vicenda Tenutella concerneva non tanto l'iter amministrativo già avviato, quanto



piuttosto il coinvolgimento nell'affare della "famiglia" mafiosa degli Ercolano, pronta ad



intervenire con i metodi usualmente praticati per impedire qualsivoglia ostacolo alla



realizzazione dell'operazione. Ne discende allora che l'intervento sollecitato dal Marussig



al Lombardo non poteva che investire entrambi i nodi da sciogliere, quello, di più agevole



risoluzione, relativo all'iter burocratico da seguire per l'approvazione del progetto, e



quello, di ben più spinosa trattazione, afferente alla gestione dei rapporti con gli Ercolano.



Nella medesima prospettiva si spiega l'incontro organi7zato da La Rocca e Mirabile



presso la casa di campagna del Lombardo, luogo sicuro, riservato e protetto da possibili



incursioni delle Forze dell'Ordine: ancora una volta, infatti, all'imputato veniva affidato il



compito di trovare un rimedio per risolvere la situazione di cont1itto venutasi a creare in



seno alla "famiglia" Santapaola per la gestione degli appalti in corso d'opera.



Orbene, è di incontestabile evidenza logica che il coinvolgimento del Lombardo, chiamato a risolvere questioni delicatissime, mediando tra contrapposti interessi in seno a “Cosa Nostra”, non può che postulare e presupporre che lo stesso Lombardo fosse coinvolto ab



initio in tali vicende, che, da lui gestite in origine, potevano essere soltanto grazie a lui



modificate e/o "riconvertite" in modo da addivenire ad un compromesso accettabile per



tutti i contendenti. In altri termini, gli interventi del Lombardo, sollecitati rispettivamente



dal Campanella e dai Santapaola - Ercolano, possono trovare solo due possibili



spiegazioni coerenti sotto il profilo logico. Se infatti un esponente di rilievo di Cosa



Nostra di area palermitana, su input di un imprenditore amico il quale lamentava problemi



con la "famiglia" di Cosa Nostra operante a Catania per una vicenda connessa alla



realizzazione di un centro commerciale con le relative problematiche di carattere



amministrativo, reputava necessario contattare all'uopo l'imputato, il quale - lo si ripete -



in quel momento non rivestiva alcun ruolo istituzionale atto a giustificarne formalmente



l'intervento, delle due l'una: o l'imputato medesimo, pur in assenza di tale ruolo formale,



si era sostanzialmente ed in concreto occupato della vicenda ed era dunque in grado di



risolverla, ovvero a costui si riconosceva il potere ex se, svincolato dallo specifico oggetto



della controversia, di intervenire con autorevolezza sulla "famiglia" mafiosa catanese



condizionandone le decisioni. Analogamente, se veniva organizzato un incontro tra i



leader delle fazioni contrapposte della "famiglia" Santapaola per affrontare e cercare di



risolvere le questioni sottese allo scontro, ancora una volta riconducibili ad affari



imprenditoriali oggetto di contesa, e se l'incarico di mediare tra tali contrapposti interessi



veniva ancora una volta affidato al Lombardo, delle due l'una: o lo stesso Lombardo era



in grado di intervenire sulle vicende sottostanti alla detta conflittualità essendone egli



partecipe ab initio ed avendo dunque la possibilità di correggerne l'iter in corso d'opera



per trovare una soluzione di compromesso, ovvero al Lombardo medesimo veniva



riconosciuta da entrambe le fazioni della "famiglia", a prescindere ancora una volta dallo



specifico oggetto del contendere, un'autorevolezza tale da attribuirgli il ruolo di "arbitro"



nel comporre il conflitto tra le stesse fazioni. In entrambi i casi, a sostegno della prima



ipotesi depone, sotto il profilo logico, la circostanza che le ragioni sottese a ciascuna delle



due conflittualità afferivano a questioni di carattere burocratico, con riguardo alle quali



dunque l'imputato aveva le competenze e le amicizie idonee a consentirgli di occuparsene



sostanzialmente sin dall'inizio, disponendo di tutte le infonnazioni e di tutti i poteri di



condizionamento necessari, a prescindere da qualsivoglia incarico formale.



Ulteriore elemento di riscontro è poi costituito dalle dichiarazioni rese dal Campanella con



riferimento al!' appoggio che il Lombardo aveva assicurato agli Ercolano per la realizzazione della Tenutella, vicenda questa della quale egli SI era pertanto



specificamente occupato.



Posto dunque che la previa individuazione di un'area sufficentemente estesa da



consentire la realizzazione di un parco commerciale, ma composta da lotti di terreno a



vocazione agricola (pertanto di contenutissimo prezzo di mercato), e la contestuale



certezza di potere realizzare l'operazione grazie al sicuro at1ìdamento sull'approvazione



della variante urbanistica, presupposto indispensabile per l'approvazione del relativo



progetto, postulano necessariamente l'iniziativa e !'interessamento di un esponente



politico di rilievo tale da poter condizionare con sicurezza l'iter amministrativo



dell' operazione medesima, il politico in questione, sulla scorta di quanto precede, non può



che individuarsi in Raffaele Lombardo, il quale ha per un verso consentito la realizzazione



dell'affare agli Ercolano per il tramite del Ragusa, che ha potuto acquistare per un



corrispettivo ridottissimo l'intera area sede del progetto, e si è poi servito del sua carisma



politico e personale per ottenere dagli amministratori "amici", della cui accondiscendenza



egli era pienamente consapevole, i necessari provvedimenti autorizzatori. A tal proposito,



si è già in precedenza evidenziato l'acclarato, incisivo potere del Lombardo di influire



sulle determinazioni e di condizionare l'operato degli organi istituzionali territoriali, o per



la comune militanza nei movimenti politici di cui egli era leader o comunque esponente di



rilievo, ovvero per i legami di amicizia, sempre permeati dell'autoritarismo che ha sempre



connotato l'agire politico del Lombardo medesimo.



L'intervento del Ciancio nella medesima area e con un'analoga progettualità e le



sollecitazioni del Marussig, indirizzate a lui, lo si ripete, su entrambi i fronti, quello



politico e quello "mafioso", rendevano però necessario al Lombardo ricercare una



soluzione di compromesso per soddisfare quantomeno in parte le aspettative del Ciancio



medesimo, che evidentemente non potevano essere disattese, pur a fronte dei contrapposti



interessi della potente e temuta famiglia degli Ercolano.



E la soluzione di compromesso veniva dal Lombardo puntualmente individuata: al



Ciancio veniva infatti assicurata la realizzazione di altro parco commerciale su altra area a



destinazione agricola, ancora più estesa, ubicata nel territorio del Comune di Catania, i cui



lotti di terreno erano stati da lui stesso acquistati al consueto, contenutissimo prezzo; il



Ragusa e gli Ercolano avrebbero invece mantenuto il progetto della Tenutella.



E che il Lombardo si fosse interessato attivamente per garantire al Ciancio, così come



promessogli, l'adozione della variante urbanistica con la conseguente approvazione del



progetto per la realizzazione del centro commerciale "Porte di Catania" risulta altresì da quanto dallo stesso imputato dichiarato nel corso dell'interrogatorio reso all'udienza del



20.3.2013, avendo egli ammesso di avere discusso con il Ciancio e con Enzo Viola



proprio della modifica da apportare al Piano Regolatore ai fini de]]' approvazione del



progetto: ancora una volta, l'interessamento del Lombardo avveniva in assenza di



qualsivoglia veste istituzionale idonea a consentirlo sotto un profilo formale. Peraltro, si



trattava di una variante di enorme rilievo, e non di una semplice modifica alla destinazione



urbanistica di alcuni terreni: per realizzare il parco commerciale, si giungeva addirittura,



secondo quanto risulta dal progetto, ad eliminare un tratto di strada a scorrimento veloce,



che ricadeva nell' ambito dell' area sede del progetto medesimo, modificando l'intero



assetto viario; a ciò si aggiunga l'estrema vicinanza dell'area medesima alle piste



dell'aeroporto "Fontanarossa", ciò che rendeva l'intera zona soggetta a vincolo assoluto di



inedificabilità. Ne discende allora che r esigenza di assecondare gli interessi economici



del Ciancio era preponderante sino al punto da cagionare una modifica urbanistica



dirompente in relazione all’ assetto urbanistico vigente, tale dunque da rendere necessario



un intervento incisivo e penetrante sugli amministratori locali, che certamente il



Lombardo, all'epoca Presidente della Provincia nonché potente leader di un movimento



politicamente egemone sull'intero territorio regionale, era in grado di effettuare.



L'interessamento del Lombardo alle sorti del parco commerciale "Porte di Catania", in



ossequio all'impegno iniziale assunto con il Ciancio, permaneva quindi anche nelle fasi



successive di realizzazione del progetto: ancora una volta il Lombardo veniva infatti



"convocato" dal Ciancio e dal Viola, addirittura presso gli uffici del primo, per una



questione afferente ad una variante edilizia da apportare all'originario proget10 del centro



commerciale (cfr. intercettazione del 28.7.2008); ancora una volta compito del Lombardo



era quello di risolvere la relativa problematica, ovvero, nel caso di specie, di evitare che la



variante medesima fosse sottoposta al vaglio del Consiglio Comunale e fare invece in



modo che la stessa venisse esaminata ed approvata dal solo dirigente di settore; ancora



una volta il Lombardo si "metteva a disposizione", contattando il tido Zapparrata, già



Ingegnere Capo della Provincia Regionale di Catania, il quale, facendo leva sulle sue



conoscenze e sulla influenza che era in grado di esercitare dopo i suoi lunghi trascorsi



quale dirigente, avrebbe a sua volta preso contatti all'uopo con un "componente tecnico



operativo". Ancora una volta, infine, la variante in oggetto doveva presentare un rilievo



significativo, tenuto conto della preoccupazione e dell'affanno palesati dal Ciancio e dal



Viola affinchè la stessa non seguisse l'iter amministrativo ordinario e, soprattutto, non



attirasse l'attenzione de]]' Autorità Giudiziaria, e considerato altresì quanto dal Bissoli riferito all'Incarbone, nel corso di una delle numerose conversazioni intercorse fì'a i due



(cfr. conv. del 14.11.2007), a proposito del rischio di finire addirittura "in galera"



connesso alla procedura illegittima che si intendeva attivare per la "variante ICOM". E



puntualmente, ancora una volta, il Lombardo riusciva a risolvere il problema, essendo



stata la variante in esame approvata, con provvedimento invero assai sintetico e ben poco



motivato, dalla sola Dirigente del Servizio Attuazione della Pianificazione del Comune di



Catania architetto Sardella senza passare dal vaglio del Consiglio Comunale. Il tutto,



come sempre, senza alcun ruolo istituzionale che consentisse al Lombardo un potere di



intervento formale e legittimo, essendo all’ epoca l'imputato Presidente della Regione:



colpisce anzi, e dà l'esatta misura del carisma personale e dell'enorme rilievo non soltanto



imprenditoriale del suo interlocutore Ciancio, la eccessiva disponibilità, sintomatica quasi



di un atteggiamento di soggezione, manifestata dall’imputato il quale, pur rivestendo un



incarico politico apicale e prestigiosissimo, non esitava a recarsi addirittura egli stesso



presso l'ufficio del Ciancio per discutere di una questione che esulava del tutto dalle sue



rilevanti mansioni. Tale aspetto è del resto indicativo dell'importanza dell'impegno



assunto ab origine dal Lombardo con il Ciancio per la realizzazione del parco



commerciale del Pigno, evidentemente fonte per l'imputato di un'obbligazione di



risultato, e non già di semplici mezzi. Resta da affrontare un ultimo punto. Il difensore del



Lombardo, nel corso della sua discussione, ha sostenuto che il dialogo intrattenuto dal suo



assistito all'interno deIl'uffìcio del Ciancio con quest'ultimo e con il Viola avesse in realtà



costituito oggetto delle dichiarazioni rese dall'imputato medesimo, nel corso



de1l'intelTogatorio del 20.3.2013, con riferimento appunto alla "raccomandazione" da lui



ricevuta per l'approvazione della variante del Pigno. Si è però evidenziato, nel punto che



precede, come in realtà l'incontro riferito dal Lombardo si sia svolto in tutt'altro periodo



(nel 2003) ed abbia avuto tutt'altro oggetto (la modifica al Piano Regolatore, ovvero una



variante urbanistica e non già edilizia), sicchè si tratta ictu oculi di due episodi del tutto



diversi, entrambi - lo si ripete - sintomatici del perdurante coinvolgimento del Lombardo



nella vicenda della realizzazione del centro commerciale "Porte di Catania" lungo tutto il



suo iter procedurale.



La situazione di estesa e radicata conflittualità venutasi a creare su tutti i suddetti fronti



veniva dunque brillantemente risolta dall'imputato, il quale era riuscito a trovare una



soluzione di compromesso che accontentava entrambi i contendenti. Per un verso, infatti,



il Lombardo aveva assicurato al Ciancio la realizzazione del parco commerciale del Pigno,



evitando al contempo l'eventuale insorgenza di qualsivoglia problema in ordine alla presenza eccessiva di strutture commerciali analoghe sul territorio attraverso



l'emendamento alla legge regionale oggetto dei dialoghi intercorsi tra il Ragusa ed i suoi



interlocutori il 6 e 1'8 dicembre 2005, quando l'imputato medesimo era Presidente della



Provincia di Catania, emendamento che aveva previsto un'estensione urbanistica delle



aree a vocazione commerciale della sola città di Catania, con esclusione del territorio della



provincia. Per altro verso, lo stesso Lombardo era intervenuto in modo determinante,



tramite il fratello Angelo, ai fini delI'approvazione del disegno di legge regionale che,



prolungando i termini di decadenza delle autorizzazioni inerenti le aree commerciali



integrate, di fatto rendeva possibile la realizzazione dell'affare Tenutella, da più parti



ritenuto "a binario morto" (cfr. la conversazione intercorsa il 6.11.2003 tra Orlando e



Galeazzi; vedi anche le conversazioni intrattenute nel novembre 2007 da Bosco Lo



Giudice Concetto): sul punto, infatti, Zapparrata Matteo, come già evidenziato uomo di



fiducia e strettissimo collaboratore dell'imputato, nella conversazione del 31.1 0.2007



informava il suo interlocutore, Bosco Lo Giudice Concetto, dell' interessamento di



Lombardo Angelo, all'epoca deputato alI'A.R.S., in ausilio al collega Cristaudo nella



predisposizione e nella successiva approvazione del suindicato disegno di legge regionale



("Cristaudo è il deputalo che c'è dietro tutto ... e poi l'avrà aiutato sicuramente Angelo



Lombardo ... ").



Naturalmente, il costante, incisivo interessamento del Lombardo alle vicende



imprenditoriali del Ciancio per favorirne la realizzazione e risolverne le problematiche



non poteva non ingenerare l'aspettativa qualificata di concrete manifestazioni di



riconoscenza che, sulla scorta dei dati acquisiti, doveva tradursi nell'impegno a far



lavorare presso i relativi cantieri gli imprenditori graditi al Lombardo medesimo, ovvero



Basilotta ed Incarbone. Con riferimento al primo, infatti, non è certo un caso che a costui



fossero stati affidati sia i lavori di sbancamento effettuati sul!' area sede del costruendo



centro commerciale "Porte di Catania", sia quelli che avrebbero dovuto effettuarsi presso



il mai realizzato villaggio degli Americani di contrada Xirumi (anch'esso progettato su



terreni acquistati dal Ciancio): del resto lo stesso Barbagallo, nel corso dell'interrogatorio



reso il 16.4.2011, ha chiarito come le ragioni dell'astio che l'Aiello provava nei confronti



del Basilotta risiedessero essenzialmente nell'aiuto abitualmente prestato a quest'ultimo



da parte delI' imputato, che gli procacciava appalti in affidamento malgrado lo stesso



Aiello intendesse "punirlo" per il suo comportamento ribelle non facendolo più lavorare



(BARBAGALLO - Enzo Aiello era ... era spietato nei confronti di Basilotta, spietato per



due motivi, primo perché secondo me, ma me l 'ha detto, non gli dava più retta, e secondo, nonostante che lui volesse che questo non lavorasse piÙ, perché si intuisce che aveva



girato le spalle a Enzo Aiello, lui veniva sempre aiutalo da Raffaele Lombardo), Avuto



invece riguardo all'Incarbone, si è già in precedenza evidenziato come dai dialoghi



intercorsi tra quest'ultimo e l'imprenditore Bissoli trapelasse il convincimento, condiviso



da entrambi, che il Lombardo avrebbe avuto titolo e ragione di adirarsi per l'estromissione



dell'Incarbone medesimo dagli appalti per la realizzazione del centro commerciale del



Pigno, e ciò, ancora una volta, nella evidente assenza di qual si voglia titolo o ragione



formale che potesse giustificare tale reazione, La detta controprestazione, pretesa dal



Lombardo, trova spiegazione nel rapporto privilegiato che legava l'imputato a ciascuno



dei due imprenditori: si è infatti evidenziato come il Lombardo si fosse premurato di



recarsi sino a Castel di Judica per presenziare alla campagna elettorale del genero del



Basilotta, candidatosi alle elezioni amministrative svoltesi in quel comune, e come in tale



circostanza i due avessero manifestato una grande confidenza; si è parimenti evidenziato



come fra Incarbone e Lombardo esistesse un legame di amicizia tale per cui tra i due



intercolTevano assidui contatti e rapporti di costante frequentazione; si è inoltre



prospettato come proprio per effetto di tale legame il Lombardo avesse preordinato



l'affidamento all'Incarbone dei lavori per la realizzazione del parcheggio "Sanzio"



secondo una procedura viziata da palesi profili di illegittimità; si è altresì rappresentato



come sia l’Incarbone che il Basilotta avessero entrambi effettuato lavori di significativo



rilievo presso la casa di campagna appartenente alla famiglia Lombardo proprio nel



periodo in cui erano in corso d'opera i lavori presso il cantiere del Pigno ed anzi, con



specifico riguardo al Basilotta, utilizzando a tal fine il materiale di risulta ottenuto dai



relativi lavori di sbancamento; si è infine chiarito come il Basilotta avesse consegnato al



Lombardo, per sosteneme la candidatura alle elezioni regionali, la somma da lui dovuta



all' Aiello ed alla "famiglia" Santapaola per la messa a posto del suindicato cantiere, e



come anche l'Incarbone avesse contribuito economicamente alla relativa campagna



elettorale, Resta ora da aggiungere un'ultima notazione, Sulla scorta di quanto precede



può ormai ritenersi acquisito il dato concernente il legame di amicizia che univa La Rocca



Francesco a Lombardo Raffaele; risulta inoltre, alla luce delle conversazioni intercorse tra



La Rocca Francesco e Mirabile Alfio, che Basilotta era originariamente, per ragioni di



competenza territoriale, imprenditore vicino al La Rocca e "gestito" da quest'ultimo;



infine, altro dato acquisito afferisce ai rapporti di parentela tra Incarbone e La Rocca



Filippo, vice-rappresentante della "famiglia" di Enna molto vicino a La Rocca Francesco,



Se a ciò si aggiunge che presso la società dell'Incarbone prestava la sua attività lavorativa Pino Rindone, uomo di fiducia e strettissimo collaboratore di La Rocca Francesco, e che



fra gli imprenditori "mafiosi" che hanno eseguito lavori presso l'abitazione di campagna



del Lombardo si annovera, oltre allo stesso Rindone, anche Ferrara Francesco detto



"Ciccio Vampa", già responsabile della "famiglia" di Palagonia nonché anch'egli



collaboratore fidatissimo del La Rocca, appare allora assai probabile che il Lombardo



avesse conosciuto tutti i suindicati soggetti proprio tramite il suo "amico" Francesco La



Rocca. Del resto l'imputato, interpellato sul punto nel corso del suo interrogatorio, non è



stato in grado di fornire alcuna spiegazione plausibile solto un profilo fattuale ed adeguata



dal punto di vista logico in merito alle ragioni del sorgere e del consolidarsi dei suoi



rapporti con i detti imprenditori, essendosi egli limitato a prospettare, in termini vaghi e



generici, di avere conosciuto l'Incarbone in quanto presentatogli in ambiente



imprenditoriale e che il Basilotta gli era stato invece presentato dal genero Anastasi, senza



però chiarire in alcun modo come e perché siffatte conoscenze occasionali avessero poi



generato un rapporto di frequentazione e di fiducia tale da averlo indotto ad affidare loro i



lavori della sua abitazione di campagna e da avere determinato i due a sostenere con



finanziamenti di importo significativo la sua candidatura.



Si è già evidenziato come il Lombardo avesse ricevuto dal Basilotta, quale contributo per



la campagna elettorale a sostegno della sua candidatura alla Presidenza della Regione



Sicilia, la somma di circa 600.000 euro, somma che il Basilotta avrebbe dovuto



corrispondere ad Aiello Vincenzo in quanto dovuta alla "famiglia" Santapaola per la



"messa a posto" del cantiere del Pigno. Si è altresì rappresentato che tale dazione aveva



costituito oggetto del dialogo intercorso tra l'Aiello e Barbagallo Giovanni l' l giugno



2006, nel corso del quale il primo lamentava appunto l'avvenuta consegna dei soldi del



Pigno al Lombardo da parte del Basilotta criticando altresì aspramente il comportamento



del Lombardo medesimo, colpevole a suo avviso di avere inserito tra gli assessori della



Giunta regionale due magistrati della D.D.A. di Palermo. Orbene, due dati si colgono con



evidenza logica dal tenore complessivo del dialogo. In primo luogo, la spiegazione offerta



dal Basilotta all'Aiello per giustificare l'omesso pagamento all'associazione della somma



dovuta per la "messa a posto" dei lavori del Pigno era stata tale da non determinare alcuna



rimostranza, né tantomeno alcuna reazione, del!' Aiello medesimo, il quale era stato



costretto suo malgrado a rinunziarvi: ne discende allora che l'avvenuto versamento della



detta somma nelle mani del Lombardo per sostenerne la campagna elettorale costituiva ex



se una condotta compatibile ed anzi conforn1e alle finalità associative della "famiglia"



Santapaola, sì da apparire, nella prospettiva del rappresentante Aiello, alternativa a quella originariamente richiesta di contribuzione diretta al sodalizio, ma pur sempre corretta in



relazione agli scopi da questo perseguiti. Ne consegue ancora, con immediata consecutio



logica, che il sostegno alla campagna elettorale del Lombardo rientrava tra i detti scopi



associativi, tanto da giustificare uno sviamento nell'impiego ordinario di significative



entrate economiche del clan, e ciò a prescindere dalla effettiva consegna del denaro allo



stesso, di cui peraltro non vi è ragione alcuna per dubitare, posto che anche laddove il



Basilotta avesse mentito all'Aiello per evitare il pagamento della somma di denaro



richiestagli, quel che conta è l'acquiescenza dello stesso Aiello a fronte di tale



giustificazione, univocamente sintomatica della percezione da parte di quest’ultimo della



correttezza della stessa. In secondo luogo, le lamentele dell'Aiello con riferimento alla



consegna della detta somma di denaro dal Basilotta al Lombardo si ricollegano, nel



contesto complessivo del dialogo, alle dure critiche rivolte dall’Aiello medesimo



all'imputato per il comportamento da questi tenuto con riferimento agli incarichi



governativi conferiti a due magistrati "antimafia". Se ne deduce che l'Aiello, nella sua



qualità di rappresentante provinciale della "famiglia" Santapaola, era portatore di



un'aspettativa qualificata avente ad oggetto l'attività del Lombardo successivamente alla



sua elezione alla Presidenza della Regione e nell'esercizio delle funzioni connesse alla



detta carica, attività nel cui ambito non era certo contemplato, ed era anzi implicitamente



escluso, l'inserimento di magistrati nella Giunta regionale. E tale aspettativa qualificata



non poteva che essere collegata sinallagmatican1ente alle prestazioni effettuate



dall' associazione in favore del Lombardo con riferimento proprio alla sua candidatura alle



elezioni regionali, prestazioni consistite appunto nello "storno" di una parte delle entrate



del clan per sostenerne la campagna elettorale e nell'appoggio elettorale diretto



garantitogli dalla "famiglia" che si era impegnata a volarlo (cfr. conv. n. 526 del



20.4.2008 tra Aiello Vincenzo, Barbagallo Giovanni, Sorbera Antonino e Finocchiaro



Carmelo). Restano ora da valutare, sul punto, le argomentazioni svolte dal difensore



dell'imputato, che però, ancora una volta, non colgono nel segno. Afferma in primo luogo



l'avv. Benedetti che la somma di denaro consegnata dal Basilotta al Lombardo sarebbe in



realtà consistita nella prestazione gratuita del materiale dal primo tornito al secondo per la



realizzazione dei lavori presso la sua abitazione di campagna. E però, anche a voler



prescindere dalla innegabile inverosimiglianza in fatto di tale affermazione, emergono ictu



acuii evidenti incongruenze sul piano logico: non si spiegherebbe infatti perché mai



l'Aiello, consapevole della reale natura della prestazione effettuata dal Basilotta in favore



del Lombardo, avrebbe dovuto indicarla in termini erronei al Barbagallo; ancora, non è agevole capire perché mai r Aiello avrebbe dovuto essere informato della esecuzione dei



detti lavori; infine, non si comprende per quale ragione l'Aiello medesimo avrebbe dovuto



accettare supinamente che il Basilotta distogliesse rilevanti risorse finanziarie dalle casse



dell'associazione per destinarle al Lombardo al fine di soddisfare sue finalità private ed



assolutamente personali. Sostiene in secondo luogo il difensore che le critiche rivolte



dall' Aiello e dai suoi sodali nei confronti del Lombardo non avrebbero potuto mai essere



collegate alla inottemperanza di quest'ultimo alle promesse elettorali effettuate, tenuto



conto dell'inconsistente intervallo di tempo intercorso tra l'avvenuta nomina dello stesso



alla Presidenza della Regione e l'epoca delle dette lamentele: e però tali critiche, mosse



già alla prima iniziativa istituzionale assunta dal Presidente Lombardo, costituita dalla



nomina degli Assessori, appaiono al contrario fortemente sintomatiche di una aspettativa



più che qualificata vantata nei confronti dell'imputato e della sua azione politica, tale da



suscitare rimostranze già in presenza di "inadempienze" di ordine formale, più che



sostanziale.



Infine, si è ampiamente chiarito come l'Aiello SI servisse degli appalti affidati



all'Incarbone per impegnarvi direttamente i suoi mezzi, effettuando all’uopo anche



significativi investimenti, e come lo stesso Aiello pretendesse dagli imprenditori "amici",



quali l'lncarbone ed il Basilotta, il pagamento di una somma per la "messa a posto" di



ognuno dei cantieri da ciascuno dei due avviati. Ne discende dunque l'interesse diretto ed



immediato dell'Aiello medesimo a garantire l'affidamento di quanti più appalti possibile,



e di valore quanto più elevato possibile, ai suindicati imprenditori "amici", per conseguire,



in favore dell'associazione da lui rappresentata, il corrispondente, proporzionale vantaggio



economico. Si è inoltre evidenziato come il Lombardo avesse intrapreso i suoi rapporti di



conoscenza e frequentazione con i predetti Basilotta ed Incarbone tramite La Rocca



Francesco, e come lo stesso imputato fosse anch' egli portatore di un interesse qualificato



acchè all'Incarbone fossero affidati i lavori per la realizzazione del centro commerciale



del Pigno. Si è infine rappresentato come tra l'Aiello ed il Lombardo vi fosse una sorta di



rapporto sinallagmatico tale per cui il primo si impegnava a votare e far votare il secondo



ottenendo in cambio il tacito impegno all'esercizio di un'attività politica conforme alle



finalità associative. Ne consegue allora la sostanziale identità degli obiettivi perseguiti in



parte qua dal Lombardo e dall'Aiello, entrambi attivamente impegnati ad assicurare agli



imprenditori da ciascuno dei due protetti l'aggiudicazione degli appalti più significativi,



impegno questo da essi profuso nella reciproca autonomia dei settori di rispettiva



competenza, ma nella piena, reciproca consapevolezza della concorrente, sinergica azione da ognuno posta in essere per la comune finalità, nonché nella piena, reciproca



consapevolezza del vantaggio che il raggiungimento di tale comune finalità avrebbe



apportato per l'uno e per l'altro nella rispettiva qualità di leader politico in costante,



progressiva ascesa e di rappresentante della "famiglia" mafiosa egemone sul territorio.



 


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