"Caro Enzo, purtroppo, la tua azione, segnata come vecchia e logora proprio dalle 11 salite sulla carrozza del Senato, e quella di chi ti ha succeduto per poi restituirti la prima poltrona, è responsabile storicamente della prevalenza di quella città violenta sull’altra mite e laboriosa." di Antonio Fiumefreddo Caro Enzo, la Festa di S. Agata si è conclusa e possiamo, quindi, anche fare un’analisi di come sia andata quest’anno. Penso sempre più che la Festa sia l’immagine perfetta della città, ed anzi delle due città. Si perché c’è stata anche quest’anno una Catania sobria, discreta, devota e comunque rispettosa. Quanti catanesi hanno seguito la Santa anche con un solo sguardo rubato in un angolo di incrocio, ed altri che hanno pregato composti, altri ancora che hanno partecipato alla toccante messa dell’aurora. Ma, questa, è la Catania minoritaria, zittita e sommersa dall’altra città. E l’altra città è volgare, non grida la sua fede, come vuole la retorica istituzionale, ma strilla motti ipocriti come se si trovasse a vendere mercanzie alle bancarelle della fiera, spintona l’altro per farsi vedere in prima fila, mentre invoca la Santa minaccia il suo prossimo, si carica di fardelli di cera come se fosse una gara di pesi in palestra, parcheggia sui marciapiedi diventati impraticabili per i pedoni, consuma i festeggiamenti con soste strane e sospette per fare rientrare la Santa sempre più tardi, all’indomani, ma non perché vuole trattenerla tra la sua gente, bensì perché vuole dimostrare che è più forte della legge, di quella legge che ha stilato i programmi, che ha dato le raccomandazioni. Ogni anno ripetiamo che c’è sempre più fede e meno folklore, ma non è vero perché rischiamo così ingenuamente di pensare che un tanto al chilo di fede in più potrà fare ritrarre la violenza dei pregiudicati col sacco; e non è neppure folklore, che pure sarebbe coreografico ed assolutamente accettabile, no, è uno schiaffo alla città delle regole, è una festa oramai nelle mani di alcuni violenti che Agata per prima vorrebbe le evitassimo. Appare triste che tu, in questo contesto, parli delle tue 11 salite in carrozza, e del tuo orgoglio per questa città! Ma di quale orgoglio parli? Sei orgoglioso per la tua ordinanza sui ceri, villanamente violata? Sei orgoglioso per quei gaglioffi vestiti di bianco che formano una sorta di servizio d’ordine della Festa, di rango violentemente superiore a quello che possono garantire solo i nostri uomini in divisa? Sei orgoglioso per le due sole pattuglie dei Vigili Urbani, eroicamente rimaste in servizio per tutta la città, in balia di una notte senza regole, con cittadini bloccati a casa dalle auto parcheggiate davanti all’ingresso? Sei orgoglioso per le bancarelle di “calia e simenza” che hanno trasformato la via Etnea da esempio di architettura barocca in una barocca baracca di fumi? Caro Enzo, purtroppo, la tua azione, segnata come vecchia e logora proprio dalle 11 salite sulla carrozza del Senato, e quella di chi ti ha succeduto per poi restituirti la prima poltrona, è responsabile storicamente della prevalenza di quella città violenta sull’altra mite e laboriosa. Sei responsabile politicamente di tutto ciò per commissione e per omissione. Questa colpa grave è sotto gli occhi di tutti ed avrebbe dovuto indurti ad evitare proprio nei giorni della Santa l’annuncio di una tua nuova candidatura, a meno non la si debba intendere come una minaccia di condanna senza fine per una città che ha bisogno di cambiare, di rinnovarsi radicalmente, di eleggere un sindaco sobrio e concreto, presente ed umile.