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Piano di Rientro, Iannitti: "Bianco lascerà l'onere del dissesto al suo successore"

14-09-2016 11:11

redazione

Comune di Catania, piano di riequilibrio, Cobas/Codir, sindaci, sparatoria, ginecologia, francesco candido, cava abusiva, maresciallo salvo mirarchi,


Pubblichiamo l'analisi di Catania Bene Comune sul nuovo piano di rientro finanziario del Comune di Catania. 818milioni di tagli fino al 2023 che "servono a privatizzare e svendere il patrimonio per poi trascinare la città nel dissesto". Come anticipato da SUD Press, bisognerà ora capire se gli appunti fatti dai revisori dei Conti al rendiconto 2015 saranno effettivamente presenti nel piano di riequilibrio. Se così non fosse, il piano risulterebbe falsato



"La Giunta comunale di Catania in data 10 settembre 2016 ha approvato il nuovo piano di rientro finanziario. Un atto che vincolerà i bilanci della città fino al 2023 (scongiurata l'ipotesi del piano trentennale ipotizzato dalla Giunta a causa di una cattiva interpretazione del Decreto Legge Enti Locali), che porterà a tagli per 621milioni di euro nei prossimi 6 anni, che, sommati ai tagli già dichiarati, arrivano a 818milioni di euro.



I documenti finanziari approvati dalla Giunta sono stati pubblicati nel sito istituzionale del Comune e sono disponibili sul sito di Catania Bene Comune.



La decisione della Giunta dovrà ora passare al vaglio del Collegio dei revisori del Comune, delle commissioni consiliari e infine del Consiglio Comunale che sarà chiamato a votarlo definitivamente.



Nel documento finanziario varato dalla Giunta Bianco sono previsti aumenti delle tariffe, a partire dall'aumento dell'IMU (come si evince dalla Relazione al Piano). È prevista la svendita del patrimonio pubblico, ben 53 immobili, anche di notevole pregio e attualmente utilizzati per finalità pubbliche, e 145 botteghe. Sono previsti tagli nei contratti di servizio con le partecipate e un appesantimento del blocco del turn over nella pubblica amministrazione con enorme danno all'efficienza dell'ente già con organico sottodimensionato. È prevista la privatizzazione totale della rete del gas.



Nonostante questi tagli il Piano di Rientro approvato dalla Giunta rischia di essere un enorme imbroglio ai danni dell'intera città: privata delle sue risorse e comunque trascinata verso il dissesto.



Dire che le risorse necessarie a ripianare il debito pubblico e lo squilibrio strutturale di bilancio verranno prese dalla svendita del patrimonio pubblico (già pignorato e, nonostante in vendita, mai venduto negli ultimi decenni), dalla lotta all'evasione fiscale ( evasione cresciuta proprio in questi ultimi anni di amministrazione Bianco), dalle partecipate che diventeranno redditizie per il Comune (secondo i dati forniti dal vice presidente del Consiglio Comunale perdono attualmente milioni di euro l'anno), significa prendere in giro un'intera comunità, con questi unici obiettivi: svendere a qualche amico il patrimonio pubblico, liquidare opportunisticamente qualche debito fuori bilancio, non restare col cerino in mano e lasciare alla prossima amministrazione l'onere della dichiarazione del dissesto.



La Giunta comunale sa bene che il debito del Comune è insopportabile e non più gestibile, che i tagli statali e regionali agli enti locali ( giudicati drammatici dallo stesso Sindaco) non permettono l'erogazione dei servizi essenziali alla cittadinanza, che serve un cambio di rotta radicale nei finanziamenti agli enti locali e negli assurdi vincoli finanziari ai quali sono assoggettati.



Eppure Sindaco e Giunta da un lato approvano un assurdo piano per svendere il patrimonio, privatizzare e prendere tempo, dall'altro accolgono a braccia aperte i carnefici della città: i Governi Renzi e Crocetta.



Non possiamo accettare così tanta ipocrisia e non possiamo tollerare un'amministrazione che non difende la propria comunità ma pensa soltanto alla carriera politica dell'attuale Sindaco, mendicando carriere, consulenze, posti di sottogoverno.



Catania sta morendo e Bianco se ne frega. Il trasporto pubblico al collasso, dipendenti con stipendi in ritardo, cooperative sociali senza un soldo, rifiuti nel caos, spazi pubblici abbandonati, servizi sempre meno efficienti, tariffe sempre più alte, asili nido che chiudono uno dopo l'altro ( al di là delle bugie dell'amministrazione: saranno massimo 10 gli asili aperti l'anno prossimo, erano 15 nel 2013, accoglievano 600 bambini, adesso 360). Abbiamo già sperimentato il rigore finanziario: il debito aumenta e la città si affama, senza la minima possibilità di uscita.



Catania non ha bisogno di bugie, non ha bisogno di austerità ma di una nuova fase politica, di una nuova classe dirigente, di rappresentanti che sappiano difendere la città.



Il futuro finanziario della città non può essere deciso nelle segrete stanze ma deve essere discusso dall'intera cittadinanza. Occorre un momento pubblico di discussione e di partecipazione alle scelte economiche che segneranno i prossimi decenni di Catania.



In questo contesto il ruolo del Consiglio Comunale sarà fondamentale. Diffidiamo sin d'ora i consiglieri comunali a votare un atto senza averlo letto, studiato ed emendato. Occorre che ogni singolo consigliere si prenda la responsabilità di ciò che vota, nell'assoluta consapevolezza: sono inaccettabili gli atti di fede nei confronti della Giunta.



Il Consiglio Comunale è stato già doppiamente umiliato dal Sindaco Bianco in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione: consegnando il documento contabile a ridosso della votazione e utilizzando, con l'ignobile complicità dei sindacati confederali, i dipendenti comunali in attesa di stipendio come ostaggi per chiedere l'immediata approvazione. Sappiamo oggi che quei soldi necessari a pagare gli stipendi erano già nelle casse comunali dal 1 agosto grazie a operazioni di cassa su cui farà piena luce la magistratura.



Invitiamo tutte le forze politiche e sociali della città a incontrarsi per analizzare il piano di rientro e per opporsi a ogni taglio di servizi, alla svendita del patrimonio pubblico, alle bugie della Giunta. Per riprenderci il potere decisionale che ci spetta e per scrivere noi, insieme, dal basso, il futuro della città, fuori dagli ingiusti vincoli finanziari, opponendoci sin da ora alle politiche antisociali del Governo che strozzano gli enti locali e affamano le persone.



Dobbiamo avere una consapevolezza: un piano di rientro lacrime e sangue per i prossimi decenni fa più danni della dichiarazione di dissesto. O costruiamo un'alternativa e fermiamo questa amministrazione o per Catania continuerà la crisi sociale, economica e culturale che va avanti ormai da troppi anni".


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