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"Podere mafioso": truffa allo Stato, la Gdf arresta 17 mafiosi e un dipendente INPS

29-03-2017 10:46

Giuseppe Nibali

Cronaca, guardia di finanza, mafia, panama, maresciallo salvo mirarchi, sushi-zen,

"Podere mafioso": truffa allo Stato, la Gdf arresta 17 mafiosi e un dipendente INPS

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L’indagine, nota come “Podere Mafioso”, vede più di 20 indagati, circa 500 falsi braccianti agricoli e almeno una decina di aziende “fantasma”, create unicamente allo scopo di appropriarsi illecitamente di contributi pubblici per quasi un milione e mezzo di euro. Le investigazioni effettuate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, iniziate alla fine del 2014 e ultimate a dicembre del 2016, hanno consentito di richiedere con celerità le misure cautelari accolte dal GIPGli arrestati, sono i detenuti Leonardo Patané detto “Nardo Caramma”, che si trova nel carcere di Augusta per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti fermato nel febbraio 2016 per la sua partecipazione al clan LaudaniGiovanni Muscolino e Antonio Magro, rispettivamente a capo dei Gruppi di Giarre e Paternò della stessa cosca, entrambi già imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso e reclusi nel carcere Bicocca di Catania.

Il sodalizio si avvaleva del determinante contributo di ragionieri, “reclutatori” di braccianti e della collaborazione di un


dipendente INPS dell’agenzia di Giarre, Filippo Bucolo.

Patané, Muscolino e Magro rappresentavano la mente del gruppo che aveva costituito, solo sulla carta, aziende agricole intestate a persone incensurate per il tempo strettamente necessario a maturare i presupposti per la concessione dell’indennità di disoccupazione agricola.


Un vorticoso proliferare di aziende “fantasma” prive di ogni consistenza patrimoniale

,


improduttive e senza lavoratori, utilizzate esclusivamente come veicoli per la realizzazione dello sperpero di denaro pubblico

. La rapidità con la quale nascevano e sparivano queste realtà imprenditoriali solo di facciata serviva a eludere e rendere vano ogni controllo o ispezione da parte degli organi competenti. Accadeva però spesso che molti dei finti dipendenti venissero riconfermati alla nascita di una nuova impresa.


I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno così arrestato 17 soggetti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa a danno dello Stato per il conseguimento di indebite indennità di disoccupazione agricola e corruzione, con alcuni fatti aggravati dal “metodo mafioso”. 

Indispensabile era il contributo dei familiari più stretti di Leonardo Patanè, la moglie


Daniela Wissel, i figli Orazio e Ramona, e del ragioniere Alfio Lisi,

adesso tutti agli arresti domiciliari. Quest'ultimo era incaricato di formalizzare la costituzione delle aziende agricole, di iscrivere i falsi lavoratori e di chiudere il cerchio con la predisposizione delle buste paga, venendo per questo remunerato con oltre 800 euro settimanali ed un'auto a sua completa disposizione.


Altre figure essenziali erano i “reclutatori” dei finti braccianti:


Michele Cirami, Vincenzo Cucchiara, Agatino Guarrera, Francesco Gallipoli, Fabrizio Giallongo, Ettore Riccobono, Claudio Speranza, Vincenzo Vinciullo e Carmelo Tancredi,

il coordinatore. Anche per loro è scattata la misura degli arresti domiciliari. Questi soggetti avevano come incarico di 


reclutare i presunti lavoratori e di recuperare in tutti i modi, la parte dell’indennità percepita

che spettava all’organizzazione, e che ammontava di solito alla metà della somma riscossa.


Tra questi, alcuni erano braccianti, già noti per reati contro il patrimonio, e venivano ricompensati con una parte delle somme indebite ricavate.


L’ammontare di queste, oscillava da un


minimo di 3.000 euro a un massimo di 7.000 euro

annui per ciascuno dei 500 operai agricoli.


Un ruolo rilevante nel sodalizio era poi ricoperto da Filippo Bucolo,

anch'egli ai domiciliari, dipendente dell’INPS di Giarre, che comunicava a Patanè l’esatto ammontare delle liquidazioni e seguiva da vicino ogni pratica amministrativa che potesse agevolare l’associazione criminale come emerso anche dalle intercettazioni.


La truffa realizzata, prevedeva quindi minimi costi e guadagni giganteschi, grazie al supporto delle famiglie delle comunità di Paternò, Riposto e Giarre, che usufruivano di una forma illegittima di assistenza sociale.


L’indagine va a colpire un fenomeno assai radicato in questi territori, individuando


personaggi di spessore, inquadrati tra le fila del clan mafioso dei Laudani,

uno dei più pervasivi operanti a Catania e provincia.


Durante le attività tecniche eseguite, incidentalmente gli inquirenti hanno potuto acquisire anche gli elementi necessari per individuare il responsabile del tentato omicidio di Francesco Pistone, già detenuto per la sua appartenenza al clan Laudani, avvenuto il 15 gennaio 2015 a San Giovanni La Punta.


Di grande importanza per l'esito positivo delle indagini è stata la


piena collaborazione dell’INPS

con gli organi investigativi per porre termine a un fenomeno illegale che danneggia lo stesso ente pubblico e i lavoratori agricoli disoccupati che legittimamente maturano i requisiti per la percezione dell’indennità.


Slide Podere Mafioso

https://www.youtube.com/watch?v=RBtiyf9pu0Q&feature=youtu.be


https://www.youtube.com/watch?v=pShlxg__XUc&feature=youtu.be


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