Realtà di aggregazione sociale e condivisione culturale: ecco cos'è oggi la palestra Lupo, uno dei luoghi simbolo degli immobili abbandonati, "salvato" dai cittadini, senza l'aiuto delle istituzioni. Dagli anni 60 fino a oggi questo posto ne ha viste tante: prima stazione per le corriere, poi palestra di scherma e ancora luogo abbandonato e ricovero di senza tetto fino alla sua rinascita nel 2014 grazie ad una rete di associazioni che l’hanno trasformata in un centro culturale Dall’esterno si nota l’immensa struttura proprio al centro di piazza Lupo, a cui si accede attraverso una cancellata: le pareti esterne sono ricche di murales, intorno si trovano una serie di materiali di recupero accatastati, panchine e tavoli che suggeriscono l’idea di un'officina sempre al lavoro e in movimento. All’interno c’è una biblioteca, una sartoria, un’ampia sala dove vengono organizzate proiezioni di film, serate musicali o laboratori e infine c’è una zona, non accessibile al pubblico, in fase di sistemazione. Le attività che vengono svolte periodicamente e con una certa costanza sono laboratori di falegnameria e riciclo creativo in continua evoluzione, svolti nelle zone all'aperto, dai quali sono nati la maggior parte degli oggetti in legno presenti nella struttura come panchine, sedie o sculture. E ancora lezioni di Yoga, pilates, danza africana, laboratorio creativo per costruire e suonare strumenti musicali fatti con materiali di scarto, laboratorio clown, proiezioni di film e serate musicali. La realtà è gestita dal gruppo Lupo, Laboratorio Urbano Popolare, un insieme attivisti che da circa tre anni hanno riaperto questi locali, che erano malmessi e in disuso, con l’intento di restituire questo spazio alla città.
Si tratta di un gruppo informale di cittadini, non costituiti in associazione, che rendono lo spazio disponibile a chiunque abbia voglia di organizzare attività per la città all’interno dello stabile, aprendolo così a tutti. “Il gruppo Lupo non è un’associazione –esordisce Nadia, una delle ragazze “della palestra Lupo”- ma preferiamo definirci un gruppo attivo di cittadini che hanno deciso di riaprire questi locali, gestire gli spazi e migliorarli il più possibile. Noi come gruppo non organizziamo attività, ma permettiamo a chiunque abbia delle iniziative concrete e conformi al nostro codice etico, bastato su trasparenza, sostenibilità e cultura, di proporle e gestirle in maniera del tutto autonoma all'interno dei locali. Ci teniamo a precisare che non si tratta di un’occupazione, gli spazi non sono nostri, ma di tutta la città, quindi si tratta di una riappropriazione a favore di chiunque abbia qualcosa di buono da proporre”. https://youtu.be/CD6pGRd50Dk Nadia definisce questo pensiero un po’ rivoluzionario in quanto si tratta di un movimento cittadino libero e autonomo che si riappropria gradualmente di uno spazio abbandonato, senza aiuti da parte degli enti pubblici. “L’intento non è l’appropriazione di uno spazio da parte di pochi –precisa Nadia- ma renderlo fruibile a più persone possibili. In questo modo potrebbe nascere un vero e proprio movimento sociale”. La struttura, nata probabilmente negli anni 60, come stazione per le corriere, dopo essere stata trasformata in palestra di scherma cade in stato di abbandono e diventa rifugio di senzatetto. Nel 2007 il comune si rende garante del progetto che prevede la demolizione dell’edificio e la realizzazione di un parcheggio. Ma nessun parcheggio è mai stato realizzato, tutto si blocca e inizia il degrado della struttura. Nel 2011 la palestra viene sgomberata dalla polizia perché occupata dai senzatetto e nel 2012 il GAR, Gruppo Azione e Risveglio, chiede al Comune le chiavi della palestra che viene ripulita dalla Multiservizi spa, con l’intenzione di renderla fruibile a cittadini e associazioni. Nel 2014 le associazioni Mangiacarte e Lomax che svolgono attività sociali a culturali, si mettono in contatto con il Gar per dare vita a un progetto di spazio culturale e sociale aperto ai cittadini. Tra ottobre e dicembre, al progetto si uniscono anche altri gruppi di cittadini che danno inizio ad attività di ripristino e pulizia della struttura. Il 13 dicembre del 2014 lo spazio apre alla città. Da questa rete di associazioni prende vita, gradualmente, il gruppo Lupo. Il Comune sembrerebbe non prendere nessuna posizione: non ostacola questa realtà, ma non concede finanziamenti per sistemare lo stabile. A questo infatti ci pensa unicamente il gruppo Lupo con le sue sole forze che, in maniera molto lenta, realizza piccoli miglioramenti alla struttura con i proventi ricavati dalle attività. “Il bene non lo abbiamo in concessione –conclude Nadia- è di fatto del Comune che probabilmente non ce lo può concedere forse perché, non essendo costituiti in nessuna associazione, non riesce a capire come regolamentare la situazione. In ogni caso è da circa un anno che non abbiamo un dialogo con l’Amministrazione”.