Dopo l'irruzione ieri sera in Consiglio Comunale, alcuni dipendenti del bacino prefettizio, ancora inattesa di risposte ma soprattutto di stabilità, hanno deciso di rimanere anche di notte, affacciati e a cavalcioni sulle balaustre. Una protesta forte di chi non ha più nulla e non vuole più parole ma fatti. Dopo lo scandalo dell'inchiesta "Garbage Affair"di qualche settimana fa, questi lavoratori e lavoratrici sono rimasti senza certezze e a seguito di incontri, proteste e tavoli adesso pretendono risposte. Il tutto in un clima surreale e caotico, con i disagiati della Cattedrale in piazza Duomo insieme agli altri lavoratori e alle famiglie di chi protesta in Comune. Un altro bel numero di persone che forse, chissà ma non ci crediamo tanti, il sindaco si sentirà sulla coscienza Asserragliati nell'aula consiliare di Palazzo degli Elefanti, alcuni arrampicati sulle balaustre minacciano di buttarsi dal primo piano. Sono una parte dei 105 lavoratori del cosiddetto "bacino prefettizio", impiegati fino adesso nel servizio di raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade. Alla notizia della gara d'appalto avviata dall'Amministrazione Bianco e andata deserta per l'ennesima volta, i netturbini hanno deciso di provare la carta della protesta eclatante, dopo quella di fine marzo per la quale avevano impedito ai mezzi della Nettezza Urbana comunale di uscire a svolgere il proprio giro. Allora la protesta venne sospesa per via delle promesse che il solito sindaco Bianco fece loro come al solito. Ma gli impegni sono volati via con il vento e i lavoratori si sono ritrovati a distanza di neanche un mese, punto e a capo, anzi peggio, perché a questo bando comunale non vuole partecipare proprio nessuno. Ed è stato inutile ripetere all'Amministrazione che andassero rivisti i criteri. Il Comune si è ostinato a ripetere lagara con le stesse modalità con cui l'aveva indetta le altre tre volte precedenti, praticamente un suicidio annunciato. Stamani l'esasperazione ha preso così il sopravvento. E in un clima surreale, mentre il Consiglio comunale quasi del tutto deserto, totalmente fuori dal mondo, si parlava di bullismo, con l'intervento dell'assessore ai Saperi e alla Bellezza Condivisa Orazio Licandro, i lavoratori hanno tirato fuori uno striscione con la scritta "Basta vogliamo il lavoro" e hanno scavalcato la balaustra e son saltati sul cornicione del Municipio. Insomma una giornata da folli, non per il tema del bullismo, per carità, ma perché probabilmente sarebbe stato più opportuno parlare di lavoro. Momenti di panico si sono vissuti fino all'arrivo dei Vigili del Fuoco che hanno posizionato il materasso paracadute sotto le finestre dei protestanti.
In aula soltanto una decina di consiglieri comunali hanno tentato disperatamente di tenere in piedi la seduta disertata dai più ormai in piena campagna elettorale in una situazione in cui si è sfiorato il ridicolo o meglio dire il fondo. Tornando alla protesta, i netturbini chiedono certezze per il proprio futuro. Solo 21 di loro sono stati chiamati a lavorare dal commissario che gestisce le ditte in proroga da mesi e colpite da interdittiva antimafia e provvedimenti giudiziari nelle due operazioni choc di Dia e Procura i Catania. Operazioni, lo ricordiamo se ce ne fosse bisogno, in cui sono stati coinvolti il responsabile della Nettezza Urbana comunale Orazio Fazio, e il ragioniere generale de ex capo di gabinetto Massimo Rosso, così come l'ex direttore dell'ecologia trasferito in fretta e furia ad altra direzione dopo essere rientrato dalla sospensione Leonardo Musumeci, entrato ed uscito velocemente in comune proprio durante la protesta, a capo chino, da solo, quasi volesse passare inosservato, pur non sfuggendo allo sguardo dei dipendenti rimasti a presidiare l'ingresso di Palazzo degli Elefanti, che lo hanno apostrofato ironicamente. Contro il commissario delle aziende interdette che hanno anbcora il servizio in proroga, la Senesi e la Ecocar, ha puntato il dito Giacomo Rota, segretario generale CGIL, arrivato dopo un pò in Comune, si è intrattenuto per spiegare ai lavoratori lo stato delle cose, non buono, a causa appunto di un "interesse scarso da parte del commissario a capire e affrontare i problemi dei dipendenti e delle famiglia".