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"Mostre" a Catania: Gianni Filippini "rettifica" e SUDPRESS si incuriosce

22-04-2018 04:03

Pierluigi Di Rosa, Michela Petrina

Cronaca, depuratori,

"Mostre" a Catania: Gianni Filippini "rettifica" e SUDPRESS si incuriosce

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Ieri abbiamo dedicato attenzione alla decisione della giunta Bianco di concedere il più importante sito monumentale dei catanesi ad una una piccola società, la COR di Roma, che organizzerà il prossimo ottobre (molto probabilmente con un'altra giunta) una mostra di fotografie che ritraggono il pittore spagnolo Salvador Dalì, "operazione culturale" che sarà valutata al momento opportuno. Cosa strana, e ancora non abbiamo capito perché, ha ritenuto di intervenire, graditissimo e addirittura "ai sensi della legge sulla stampa", il signor Gianni Filippini che abbiamo così scoperto essere praticamente il vero "patron" di quasi tutta l'"offerta culturale" propinata in questi anni dall'amministrazione Bianco ai catanesi. E allora contro replichiamo. Con qualche domandina.


"In riferimento all’articolo dal titolo “Bianco fa un “regalo” al futuro sindaco: una mostra su Dalì da 495mila euro” a firma Michela Petrina pubblicato in data 21 aprile su www.sudpress.it chiedo il diritto di rettifica ai sensi della legge n. 47 del 1948 (art. 8) e della legge n. 69 del 1963  (art. 2): Nell’articolo si fa riferimento ad una delibera del Comune di Catania sull’organizzazione della mostra “Io Dalì” a cura della Cor (Creare Organizzare Realizzare) e la relativa richiesta di 495mila euro + Iva.Nello stesso articolo vengono ricordate alcune mostre realizzate a Catania ma non viene specificata la diversa produzione (Fenice Company Ideas), inducendo il lettore ad associare le due diverse organizzazioni. Le argomentazioni così sviluppate hanno causato a Fenice Company Ideas un negativo ritorno di immagine, considerato il fatto che questa società non ha nulla a che vedere con la mostra su Salvador D’Alì ed è totalmente estranea a richieste economiche. Infine le ricordo che le mostre “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice”, “Picasso e le sue passioni” e “Chagall. Love and Life”, “Museo della follia – Ligabue&Ghizzardi” e “I Tesori nascosti. Da Giotto a De Chirico”, "Escher" e "Toulouse-Lautrec" organizzate da Fenice Company Ideas hanno visto la presenza di 340.000 visitatori e la nostra forza è stata quella di non considerare il Comune come un Bancomat, anzi al contrario, abbiamo coinvolto l’amministrazione con una percentuale sui biglietti d’ingresso". 

Gianni Filippini


Art Director Fenice Company Ideas


Gentile signor Art Director Gianni Filippini,


nell'articolo in questione non si afferma in alcun modo che la Cor coincida con la vostra organizzazione, la Fenice Company Ideas, né abbiamo sostenuto che qualcuno abbia chiesto fondi al Comune di Catania.


Anzi, nel pezzo in questione viene chiaramente specificato che il Comune si assume l'onere degli spazi pubblicitari, vigilanza, custodia e pulizia degli spazi espositivi.


Proprio per essere estremamente chiari, come sempre, abbiamo allegato il link della proposta che la Cor ha avanzato nei confronti dell'Amministrazione.


Non si comprende quindi come la Fenice Company Ideas, che peraltro non è stata citata in nessun modo, possa essere anche lontanamente associata ad eventuali richieste economiche di cui non siamo a conoscenza, né ne abbiamo anche solo minimamente accennato.


Non abbiamo altresì mai pensato che qualcuno possa aver considerato il Comune di Catania un “


bancomat

”, espressione da voi utilizzata nella “rettifica” e che non riusciamo a contestualizzare rispetto all'articolo.


E' un'immagine che tuttavia troviamo interessante

per il fatto stesso che sia venuto in mente in sede di replica ad un articolo che non ne accenna affatto: deve esserci all'uopo un'espressione latina che non ricordiamo.


Per quanto sopra riteniamo quindi che non ci sia


nulla da rettificare

, ma per consueta cortesia abbiamo ritenuto di pubblicare ed integralmente la nota dell'art director Filippini.


E proprio per abbondare in cortesia, che non guasta mai e considerato che ci pare che l'organizzazione tenga ai suoi “numeri”, confermiamo che le mostre -sulle quali abbiamo espresso più volte giudizi critici ai sensi dell'art. 21 della nostra Costituzione (diritto di cronaca e di critica), prendiamo atto dei 340mila visitatori dichiarati dal signor Filippini e restiamo in attesa dei dati ufficiali che avranno la cortesia di inviarci per poterne discutere meglio.


Magari comprendendo l'intero conto economico con i relativi costi, siamo certi sarebbe molto interessante anche questo.

Dalla vostra gradita “richiesta di rettifica ai sensi della legge n. 47 del 1948 (art. 8) e della legge n. 69 del 1963  (art. 2)”, ricaviamo infatti altre


due notizie molto intriganti.

La prima che la vostra società, “Fenice Company Ideas” con Art Director Gianni Filippini, ha organizzato, con la curatela anche qui praticamente in esclusiva di Vittorio Sgarbi, le mostre


 “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice”

,


“Picasso e le sue passioni”

(che però a noi risultava organizzata dalla ComidiArting & III Millennio) e “Chagall. Love and Life”(


che scatenò un putiferio di contestazioni

),


“Museo della follia – Ligabue&Ghizzardi”

e


“I Tesori nascosti. Da Giotto a De Chirico”

, "


Escher

" e "


Toulouse-Lautrec

": ben 5 mostre che hanno praticamente occupato per intero l'offerta “culturale” proposta dall'amministrazione Bianco.


E quindi la domanda sorge spontanea:


è stata fatta una qualche selezione?In base a quale principio e quali criteri “artistici” una pubblica amministrazione ha di fatto affidato ad un unica società privata spazi pubblici della rilevanza del Castello Ursino e Palazzo della Cultura?Possibile che la le uniche, o quasi, offerte “artistiche” degne di accoglimento per l'amministrazione Bianco a Catania siano quelle del signor Filippini?Sicuri che questo procedere sia nei limiti della “discrezionalità” concessa in campo “artistico” ad una giunta comunale?

Altro numero interessante contenuto nella vostra “rettifica” riguarda il numero degli ingressi:


340 mila!

Buon per voi; per noi è interessante moltiplicarli per il costo del


biglietto

che, come più volte ricordato nei nostri pezzi,


si avvicina a quello del Louvre di Parigi: 12 euro.

Il risultato supera i


4 milioni di incassi,

senza considerare introiti collaterali di sponsor ed altro.


Anche questo lo troviamo molto interessante e grazie alla vostra “richiesta di rettifica”, nonostante ribadiamo di non aver nulla da rettificare ed anzi confermiamo per intero,


siamo certi che a tanti dei nostri lettori siano sorte altre domande.Spontanee

, cui cercheremo di dare risposta.


Come sempre.


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