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I rifiuti in Sicilia e il Piano Regionale persino "sgrammaticato"

05-04-2019 03:20

Pierluigi Di Rosa

Cronaca,

I rifiuti in Sicilia e il Piano Regionale persino "sgrammaticato"

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Il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia, lo scrisse in una ormai storica (2012) relazione la Commissione parlamentare d'inchiesta Pecorella, sembra essere organizzato per favorire interessi criminali: ed infatti i faldoni delle varie indagini pesano ormai quanto le tonnellate di immondizia che i cittadini pagano a peso d'oro affinché vengano smaltiti in maniera ormai preistorica: li prendono dai cassonetti e li seppelliscono in terreni privati. Che ci guadagnano miliardi e ogni tanto finiscono in galera. Roba da manicomio. L'ultimo caso ai limiti del cabaret riguarda l'ennesimo Piano Regionale dei Rifiuti, approvato dalla giunta Musumeci e contestato in maniera durissima dal Ministero dell'Ambiente, che ne ha stigmatizzato persino l'aspetto grammaticale. Ne abbiamo parlato con l'avvocato Rocco Todero, amministrativista esperto del settore: tanto per cominciare a capirci qualcosa e l'unica cosa che abbiamo capito è che da qualche parte si fa di tutto per non far capire niente. E gli affari continuano.



Il presidente della regione Nello Musumeci ha reagito alle durissime contestazioni del ministero al suo piano rifiuti con un video su Facebook, ormai si usa così persino da parte dei vertici delle istituzioni, con cui prova a buttarla in politica ma lasciando in piedi tutte le criticità rilevate. E le "criticità" in un settore come quello dei rifiuti, lo ricordiamo, attiene ad interessi miliardari e, soprattutto, alla salute pubblica di intere generazioni a venire: se verranno.



Allora abbiamo provato a farci spiegare che sta succedendo chiedendo lumi intanto ad uno degli amministrativisti più esperti in materia, l'avvocato Rocco Todero.


Avvocato Todero, lei è un professionista che si occupa prevalentemente di diritto amministrativo e ha avuto modo di esaminare il Piano Regionale dei Rifiuti prima che scoppiassero le recenti polemiche sulle osservazioni negative del Ministero dell’ambiente. Che idea si è fatto?

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Per ragioni professionali ho avuto l’opportunità di confrontarmi col Piano Regionale dei rifiuti prima che il Ministero dell’ambiente rendesse note le sue osservazioni e devo dire di essere rimasto perplesso su molte questioni affrontate dallo strumento di programmazione. Naturalmente il mio non è un giudizio politico, ma una valutazione formatasi tenendo presente prevalentemente i riferimenti giuridici imposti dalla legge dello Stato ed il criterio di razionalità dell’agire amministrativo.


Da dove vuole cominciare?

Possiamo seguire l’ordine con il quale è stato redatto il Piano dei Rifiuti ed evidenziare due questioni preliminari davvero singolari. Innanzitutto sin dalle prime battute (pag. 10 del documento) i redattori del Piano affermano di avere avuto a disposizione dati non affidabili e lacunosi per la loro attività d’indagine e programmazione. Viene allora spontaneo chiedersi come sia stato possibile predisporre uno strumento così importante senza la consapevolezza della affidabilità dei dati e perché non sia stata effettuata un’istruttoria più approfondita per poterne reperire di migliori e più completi.



A pag. 16, poi vi è scritto che “Il presente Piano regionale di Gestione dei Rifiuti viene emanato in concomitanza ai lavori parlamentari sui disegni di legge di iniziativa governativa di riforma del settore”.


Scusi avvocato e questo cosa vuol dire? Non vedo lo scandalo.

Nessuno scandalo infatti. Vuol dire semplicemente che sarebbe stato necessario oramai aspettare l’approvazione della legge sui rifiuti prima di procedere all’emanazione del Piano di gestione dei rifiuti. Perché delle due l’una: o la legge si limiterà a prendere atto di ciò che già il Governo regionale ha approvato (apprezzato), con grave mortificazione della funzione legislativa regionale, o lo strumento di programmazione dovrà essere stravolto per osservare le linee individuate dall’Assemblea regionale. Le pare possibile che le linee strategiche sulla gestione del ciclo dei rifiuti vengano individuate “in concomitanza” con l’esame di un disegno di legge della cui sorte non si potrà prevedere nulla? Le faccio un solo esempio: il Piano prevede la suddivisione del territorio regionale in 9 ambiti, ma prescrive anche che sino all’approvazione delle disegno di legge citato l’unico ambito che si potrà prendere in considerazione sarà proprio quello regionale (ambito unico).


Avvocato, lei ha fatto riferimento a scelte strategiche, Ma cosa deve contenere esattamente il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti?

Quello che il Piano di Gestione dei Rifiuti deve contenere è scritto nelle norme del codice dell’Ambiente (D. Lgs. n. 152/2006). Basta seguire passo passo le indicazioni prescritte dall’articolo 199 e non si può sbagliare.


Detto in un linguaggio che non sia il giuridichese?

Il Piano di gestione deve, in primo luogo, contenere una ricognizione dell’attuale sistema di raccolta, lavorazione e smaltimento dei rifiuti. Una fotografia dell’esistente. Quanti impianti esistono sul territorio regionale, qual è il livello di raccolta differenziata, per quanto tempo ancora le discariche esistenti e gli impianti di lavorazione saranno in grado di soddisfare le necessità presenti e dell’immediato futuro.


Questo non è difficile.

Non dovrebbe esserlo, purché non si esprimano dubbi sulla attendibilità dei dati, come abbiamo visto.


Oltre alla fotografia dell’esistente, cosa deve contenere il Piano?

Le linee strategiche che lei ha citato poco fa. Vale a dire, una valutazione della necessita' di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti per i rifiuti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti e l’individuazione delle politiche generali di gestione dei rifiuti, incluse tecnologie e metodi di gestione pianificata.


E il Piano approvato dalla Giunta Musumeci ha rispettato questi standard?

Sotto questo profilo devo dire che si sono addensate le principali perplessità. Personalmente non ho ravvisato le scelte strategiche richieste dalla legge. La Regione, sia con riguardo alle discariche, sia con riferimento agli altri impianti, ha affermato d’impegnarsi “entro i prossimi 7 anni a valutare un sistema sinergico di gestione dei rifiuti residui, individuando i sistemi di pretrattamento più idonei, le volumetrie necessarie e i siti alternativi” e s’impegnata, entro lo stesso lasso di tempo, ad individuare i siti per le nuove discariche di cui afferma di prevedere la necessità.



Ora, le sembrano delle scelte strategiche o dei rinvii generici?


Si, in effetti messa così sembrerebbe non esserci nessuna decisione, nessuna assunzione di responsabilità. Questo cosa comporta secondo lei?

Innanzitutto significa che non abbiamo nessuna idea sullo sviluppo prossimo venturo. Il che, se permette, non è una gran bella presa d’atto. A ciò aggiungerei che il settore imprenditoriale che ruota attorno alla gestione dei rifiuti non ha la più pallida idea della natura degli investimenti che si dovranno realizzare per potere fare fronte e migliorare la situazione attuale. E se non c’è un orizzonte chiaro, che rimarrà offuscato forse per altri 7 anni, non riesco a comprendere cosa si possa programmare. E lo stesso discorso vale per l’individuazione dei siti che dovranno ospitare gli impianti: tutto rinviato.


Però avvocato abbiamo letto nel Piano che vi sono già in programma moltissimi interventi imprenditoriali privati. Non potrebbero essere questi sufficienti a farci uscire dall’emergenza?

Sotto questo punto di vista il Piano, a mio modesto parere, evidenzia almeno tre criticità. Gliele elenco brevemente. Innanzitutto non è detto esplicitamente che questi interventi programmati saranno sufficienti, ma sopratutto non è stato chiarito sulla base di quale criterio sarà preferita una proposta ad un altra in assenza della chiara scelta della direzione tecnologica verso la quale vuole andare la Regione con riguardo al trattamento dei rifiuti. Detto in altre parole: se la Regione non ha scelto a quale tecnologia affidare lo smaltimento dei rifiuti, né quali ulteriori modalità di trattamento preferire, come faranno gli uffici a dire si o no ai progetti attualmente pendenti e in attesa di esame?


La terza criticità?

Confesso che la terza criticità è forse frutto di una mia impostazione culturale del tutto peculiare. Ma non riesco a comprendere cosa davvero voglia intendere il Piano quando a pag. 94 prevede che “I soggetti privati, titolari di autorizzazione, non possono vantare l’automatica conferibilità ai loro impianti (esistenti e/o autorizzatili) dei rifiuti da parte dei Comuni o SRR o ADA, dal momento che la conferibilità dei rifiuti va formalmente disposta dai produttori intesi come titolari della loro gestione. In mancanza, i soggetti privati devono assumersi i relativi rischi imprenditoriali, operando Iure privatorum”.


Tradotto?

Vuol dire che i privati potranno investire, potranno ottenere tutte le autorizzazione, ma le amministrazioni pubbliche avranno sempre il diritto di decidere se avvalersi delle imprese private o se affidare l’intero ciclo dei rifiuti alle imprese pubbliche, quelle gestite dalla politica.


Ne fa una tragedia?

Si, le sembra che il nostro sistema delle pubbliche amministrazioni sia in grado di garantire efficienza, efficacia ed economicità? Ma mi rendo conto che questa è un’opinione strettamente personale.


Un’ultima cosa, avvocato: abbiamo letto che una scelta però è stata fatta, quella del landfill mining. Di cosa si tratta?

E’ una questione estremamente tecnica e devo confessare di avere appreso dall’insegnamento di autorevolissimi professionisti per capirci qualcosa. Si tratta dello svuotamento delle discariche  già esaurite al fine di trattare tutti i rifiuti che nei decenni precedenti non sono stati abbancati senza lavorazione, cosicché si dovrebbe poter ridurre il loro volume, grazie al recupero di alcuni materiali, e ottenere infine nuova volumetria disponibile presso lo stesso sito. Fare spazio, insomma, all’interno di discariche già esaurite e dismesse da anni. Non si comprende, però, con quali impatti ambientali ed economici. E sopratutto non si comprende come questa attività potrà armonizzarsi con il continuo flusso di rifiuti che necessiterà di essere trattato, lavorato e poi non si capisce ancora se conferito in discarica, incenerito o cosa altro.


Avvocato dice davvero? Cioè andrebbero a riesumare le migliaia di tonnellate già smaltite nei decenni rimettendole in circolo?

Si, dico davvero: pagina 33 del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.


Grazie avvocato, lei è stato chiarissimo: ha un aspirina per il mal di testa?

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