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Dove sono le borse Erasmus+ degli studenti di Unict?

03-12-2021 07:12

Lucia Murabito

Cronaca, Inchieste, Università, Focus,

Dove sono le borse Erasmus+ degli studenti di Unict?

Tutti gli Atenei d'Italia hanno già versato ai propri studenti almeno il 70% dell'importo complessivo della borsa. Tutti tranne Unict

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Noi di testimonianze ne abbiamo raccolte tre, ma all’interno del gruppo whatsapp dove si confrontano e cercano di capire come muoversi nei confronti dell'amministrazione d'Ateneo sono in 195.


195 studenti Unict partiti o in partenza per il loro periodo di Erasmus+: 195 studenti richiedenti borsa di studi per la mobilità internazionale costretti in un limbo di rimpalli di responsabilità.


La questione è semplice.


Ogni anno le università europee emettono bando per la richiesta di borse di studio per fare un periodo di studio in università estere.


È il famosissimo progetto Erasmus+, finanziato dalla Comunità Europea attraverso l’Agenzia Nazionale Erasmus + INDIRE.

Alla Borsa Erasmus + si aggiungono i contributi del MUR il Ministero Università e Ricerca a valere sul “Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti”.
 

Le borse  hanno il compito di sostenere le spese che gli studenti sono tenuti a sostenere nei mesi in outgoing: vitto, alloggio, viaggio, mezzi pubblici, materiale universitario e iscrizioni.


La quota non rimborsa tutto, ma aiuta molto se si considera che la media di spesa (ordinaria, non di festini e uscite extra) di uno studente in erasmus oscilla fra i 600 e gli 800 euro, a seconda del tenore di vita del paese ospitante.

 

Cosa succede in Unict?
Succede che i ragazzi partiti a settembre per seguire il primo semestre in Erasmus ad oggi ( per alcuni il periodo è già finito o si sta per concludere) non hanno ancora ricevuto un solo euro.
Questo lunedì - ci racconta Simona Micalizio, studentessa al 3° anno della Struttura didattica speciale in Lingue e letterature straniere di Ragusa afferente alla facoltà di Lingue dell’Ateneo di Catania - saranno tre mesi esatti che mi sono trasferita a Barcellona”.
TUTTI gli studenti di UniCt che come me sono partiti al primo semestre non hanno ancora ricevuto 1 euro della borsa di studio che serve a finanziare tale progetto, e peggio ancora le notizie a riguardo erano molto confusionarie fino a circa una settimana fa”.

 

Su spinta degli studenti in difficoltà, infatti, la questione è arrivata in discussione alla Consulta degli Studenti. “Essere dall'altra parte dell'Europa a 2.000 km e non avere i fondi per autosostentarsi non è bellissimo”, ci dice Biagio Gravina rappresentante degli studenti di SìamoFuturo. “Anche perché non tutti hanno una situazione brillante economicamente parlando. Quindi ci siamo subito mossi a sostegno e come consulta il 22 novembre abbiamo redatto un nota indirizzata a tutti gli organi d’Ateneo preposti al controllo: Senato Accademico, CdA, Direttore Generale, Ufficio Mobilità Internazionale, Coordinatore Istituzionale Erasmus e chiaramente al Magnifico Rettore”.


Nella nota, i rappresentanti degli studenti chiedonoche l’Ateneo si adoperi per la risoluzione  con tempestività attraverso l’anticipo delle somme necessarie relative alle mensilità spettanti agli studenti entro due settimane dalla pubblicazione della presente nota e che si impegni con gli opportuni strumenti ad impedire in futuro la riproduzione di un analogo disagio”.


L’ultimatum pare non sia stato molto gradito dal Magnifico Rettore Priolo che ha tenuto a precisare che la cabina di regia si è adoperata con il “massimo sforzo nel minor tempo possibile, per alleviare tale disagio”.


In sede di Cda del 24 novembre - ci racconta Enrico Rapisarda, rappresentante degli studenti in Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione - il Rettore ha illustrato le problematiche che hanno condotto l’Ateneo al ritardo”.
Avremmo voluto leggere il verbale per riportarvi da lì quanto affermato dal Magnifico, ma lo stesso è ancora in fase di approvazione e in ogni caso probabilmente non avremmo comunque potuto visto che ormai tutti i verbali sono secretati.
Ma Enrico Rapisarda ci ha riassunto l’intervento del Rettore Priolo: “La difficoltà de Unict - prosegue Enrico - pare sia stata dovuta al ritardo dell’approvazione del piano finanziario da parte dell’Agenzia nazionale INDIRE e ai conseguenti ritardi nella distribuzione dei fondi alle Università”.


Ma a smentire il Rettore ci pensano gli stessi studenti Erasmus.
Il ritardo non riguarda Catania o la Sicilia in generale”, precisa infatti Simona Micalizio. “A Unipa di Palermo e Unime di Messina le borse sono arrivate. A Milano sono arrivate il 15 settembre e noi di Catania siamo fessi.

 

E in effetti già a guardare i bandi Erasmus delle varie università italiane qualcosa in quello di Unict non torna.
Ne abbiamo letti a decine e sono tutti impostati allo stesso modo, ma ve ne riportiamo 3 (Messina, Palermo e Bologna) esemplificativi per andare al nocciolo della questione.
Ogni bando riporta un paragrafo che specifica le tempistiche dei pagamenti. Le università adottano grosso modo due modalità, tra loro similari: il 70% ( a volte anche l’80) delle somme spettanti, vengono versate allo studente o alla firma del concordato finanziario o al massimo a 30 giorni dall’arrivo presso l’Università ospitante. Il restante 20% viene pagato al rientro in sede.

 

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Unict no. In un paragrafo sibillino scrive:


La mobilità E+ dei beneficiari potrà essere sostenuta attraverso l’erogazione di un contributo finanziario che non è inteso a coprire l'intero costo del soggiorno di studio all’estero ma è destinato a compensare, almeno in parte, le maggiori spese che derivano dal costo medio della vita più elevato rispetto al Paese di origine.
L’assegnazione delle mensilità sarà effettuata inizialmente con riserva di copertura finanziaria. Successivamente all’approvazione del Piano finanziario E+ da parte degli Organi di Governo il finanziamento disponibile, a valere su fondi UE e UniCT, sarà distribuito tra le quattro macroaree. [...]
I fondi UE e UniCT saranno erogati ai beneficiari, nei limiti della disponibilità di cassa assegnata all’UMI”.


Niente date, niente garanzia di borsa a sostegno.

E poi, a quale disponibilità finanziari si fa riferimento? Non ai fondi assegnati dall'UE, ma alla "disponibilità di cassa assegnata" (da chi?) all'Ufficio Mobilità Internazionale di Unict.


E intanto le graduatorie sono senza assegnazione di importo. 


Di fatto - ci racconta Antonino Proto, studente Erasmus a Leuven in Belgio dal 16 di settembre - noi siamo partiti senza sapere se e quanto avremmo avuto come borsa viaggio.
Io sono stato fortunato perché ho ricevuto la borsa Ersu, che non c’entra con l’erasmus, ma che mi ha consentito di anticipare il necessario per voli e affitto della mia stanza in residenza universitaria: 1.200 euro di spesa preliminare”.
Qui siamo in contatto con tantissimi altri studenti erasmus di altri atenei e tutti hanno ricevuto la loro borsa Erasmus. Da noi al momento non esiste nemmeno la graduatoria”.


Personalmente - fa eco Simona - mi sento fortunata perché i miei genitori non mi fanno mancare nulla, però sono consapevole del fatto che la mia famiglia risente molto dello sforzo economico che sta facendo dovendo anticipare al 100% i soldi per tutto quello che è necessario per vivere all'estero”.
L'Erasmus non è come spesso si può pensare solo feste e baldoria. Innanzitutto è vivere quindi avere un tetto sopra la testa e mangiare. Poi servono i materiali per l'Università, servono gli abbonamenti ai mezzi di trasporto per andare all'Università, bisogna avere la possibilità di visitare i monumenti e i luoghi culturali della città. Tutto questo da tre mesi è a carico nostro, quindi come se fossimo in viaggio per i fatti nostri. Finora è un viaggio individuale, nel momento in cui arriveranno i soldi diventerà un progetto”.


E gravare interamente sui genitori - prosegue Antonino - significa anche privarci di alcune cose. Perché sapendo di non avere una mia disponibilità ma dover chiedere settimanalmente ai miei mi pone anche nella condizione di privarmi di alcune cose per essere certo di avere il necessario. I miei colleghi di altri atenei viaggiano, visitano le capitali europee che da qui sono ad un paio di ore di treno, io no. Non era così che avevo sognato il mio Erasmus”.

 

E c’è anche dell’altro.

Tra le possibilità di partenza c’è quella denominata “Zero Grant”, vale a dire senza sovvenzione.
Noi il concordato finanziario prima di partire lo abbiamo compilato e sostanzialmente firmato in digitale”, ci racconta R. che preferisce restare anonimo.
Abbiamo inserito i dati finanziari necessari al calcolo dell’eventuale sostegno MUR e da nessuna parte era riportata la dicitura zero grant. Al momento che ho ricevuto il concordato la sorpresa: risulto in zero grant”.

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Significa sostanzialmente che l’Università potrebbe potenzialmente non pagare.

E R. non è l’unico ad aver ricevuto il concordato in questi termini: “Anch’io - ci racconta Simona - come tutti gli altri ho ricevuto il concordato in questi termini. Ma zero grant l'hanno inserito loro dopo: noi tramite il portale dell'Università abbiamo inserito e inviato i nostri dati finanziari e poi l'Università ha creato il documento in cui c'è scritto zero grant”.

Quindi - anche se il concordato riporta come tempistica di pagamento “entro 30 giorni di calendario dopo la firma dell’accordo” - il 100% di zero grant fa zero euro.

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Io - prosegue R. - ho già anticipato circa 2.500 euro. Va bene tutto, va bene che i genitori appoggino le nostre scelte, ma a noi per nostra coscienza dà molto fastidio dover gravare così tanto sui nostri genitori. Non ci sono alternative? Parlino chiaro da principio. Ci dicano che se vogliamo partire dobbiamo necessariamente autostonerci”.

 

Che poi, alle richieste di chiarimenti e alle sollecitazioni ricevute dagli studenti che ancora devono partire e che chiaramente - vista la situazione -  hanno molti dubbi pare che dall’amministrazione d’Ateneo la risposta sia stata proprio: “Se non potete anticipare potete anche non partire”. 

 

E c’è chi, effettivamente, ha rinunciato e non è partito. Anche a causa dei ritardi dell’indizione del bando.


Una mia collega - ci racconta Antonino - ha rinunciato all’erasmus a Parigi perché il bando è uscito tardi e le iscrizioni per l’università francese erano già scadute”.

 

Insomma, anche l’Erasmus è roba da ricchi a Catania.

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