
Qua si parla certamente di Teatro, inteso come spettacolo dal vivo di denuncia e riflessione che è già tanta roba.
Ma si parla anche di un luogo, il Laboratorio d'Arte di Alfredo Lo Piero, che dalla sua sede bohemien di via Caronda 316 lancia da anni una sfida visionaria al modo di fare cultura ed arte.
Ma andiamo con ordine.
L'occasione è l'invito del direttore Daniele Lo Porto alla conferenza stampa di presentazione di una trilogia teatrale prodotta da “Officina Teatro Canzone” che ha per patron l'autore, regista e interprete Giuseppe Pastorello.
Presente alla conferenza anche Fabio Ferma, in rappresentanza del Circolo Culturale “Giovanni Verga” di Vizzini.
Sono stati presentati i tre spettacoli realizzati da “Officina teatro canzone”: “Angelo Mangano, un poliziotto scomodo”, “Marina, il sogno di mio padre” e “L’Asino di San Giuseppe”, che saranno proposti al pubblico l’11 e il 25 marzo, mentre è ancora da stabilire la data del terzo spettacolo.
Ad illustrare la rassegna teatrale, introdotti da Daniele Lo Porto, Giuseppe Pastorello, autore, cantante e regista e presidente di Officina teatro canzone l’attrice Cristina Giarmanà e il regista Alfredo Lo Piero che ospita nella sua sala di via Caronda gli spettacolo.
Ad ospitare la rassegna, come detto, il centro studi Laboratorio d'Arte di via Caronda 316 a Catania, uno dei luoghi catanesi in cui si respira cultura teatrale, musicale e cinematografica in ogni oggetto che gli conferisce un aria del tutto originale.
Ad animarlo il suo patron, regista, autore e interprete Alfredo Lo Piero, protagonista di mille progetti tra cui quello davvero visionario di CineCT…ma ne parleremo in altra sede.
Intanto Lo Piero coglie l'occasione per ricordare quanto sia importante che il pubblico sostenga con l'acquisto dei biglietti, appena 10 euro, gli enormi sforzi del Teatro indipendente, un modo per partecipare ad una vera e propria Resistenza contro la sciatteria culturale dilagante, un modo per recuperare il gusto della militanza al di là delle appartenenze, dove a parlare è solo l'Arte.
La rassegna di Officina Teatro Canzone propone due storie dimenticate, ma che ritornano incredibilmente di attualità in questo periodo, e una novella di Giovanni Verga.
I tre spettacoli sono stati scritti sia per la parte musicale che per la prosa da Giuseppe Pastorello e gli arrangiamenti musicali sono stati elaborati da Roberto Giannì.
Gli spettacoli seguono lo schema del teatro canzone, un genere espressivo legato alla teatralità, alla parola e alla musica e la sua struttura è costituita da un'alternanza di canzoni e monologhi o, più precisamente, di parti cantate e recitate". Le tematiche hanno un notevole impatto sociale e culturale.
L’originalità delle opere di Giuseppe Pastorello sta nella struttura degli spettacoli che vengono gustati dallo spettatore come un film con la narrazione di una vicenda che si evolve durante la rappresentazione con una forte connotazione emotiva e culmina nell’atto finale dove la riflessione è d’obbligo. La durata degli spettacoli non supera 1 ora e 15 minuti.
Il primo spettacolo, “ANGELO MANGANO, un poliziotto scomodo”, che andrà in scena sabato 11 marzo alle 20, racconta la storia di Angelo Mangano, un questore della Pubblica sicurezza che in Sicilia indagò sulla mafia e in Sardegna contrasto il banditismo.
Parla di un illustre giarrese il Commissario Mangano, in seguito Questore, che combattè negli anni 60/70 una guerra spietata contro la mafia ma, contrariamente a quanto avvenuto per altri servitori dello Stato, la sua opera non è stata riconosciuta e, dopo avere subito un attentato quasi mortale dovette difendersi negli ultimi anni della sua vita da accuse infamanti. La mafia non essendo riuscita a sopprimerlo fisicamente, tentò di ammazzarlo moralmente.
Lo spettacolo si articola in varie fasi: L’arrivo a Corleone, l’azione contro la criminalità, la confessione di una donna coraggiosa, il ritorno a Roma, il processo di Bari, il suo ricovero per l’attentato.
Gli interpreti : Giuseppe Pastorello (voce, chitarra acustica), Roberto Giannì (Pianoforte), Maurizio De Luca (voce recitante), Agnese Firullo (Voce), Annalisa Paladino (basso elettrico), Christian Bianca (violino).
Il figlio, omonimo, che ha contribuito con alla realizzazione del testo con la documentazione raccolta negli anni, è stato presente con un contributo video.
Il secondo spettacolo , liberamente ispirato dal libro “Il mio nome è Marina” di Rosalina Salemi, è incentrato sulla distruzione di Marina di Melilli e sul trasferimento dei suoi abitanti, sacrificati nel nome dell’industrializzazione, a metà degli anni Sessanta.
In “Marina, il sogno di mio padre” si racconta la triste storia di Marina di Melilli, un borgo di pescatori che si affacciava sul golfo di Targia, di fronte alla bellissima penisola di Thapsos, tra il porto di Augusta e la città di Siracusa.
Negli anni '60 in quell'area cominciarono i lavori per costruire il petrolchimico di Priolo-Siracusa, uno dei più grandi poli industriali d'Europa. Il paesaggio cambiò radicalmente. Il paese di Marina di Melilli venne raso al suolo.
L'aria divenne irrespirabile, l'acqua del mare era avvelenata e i pesci morivano. Gli abitanti se ne andarono, tranne una decina di famiglie che non vollero abbandonare le proprie case.
Uno di loro guidava la resistenza denunciando gli abusi di aziende senza scrupoli che stavano a poco a poco distruggendo quel pezzo di costa incontaminato dai tempi della Magna Grecia.
Si chiamava Salvatore Gurrieri, fu ucciso nel 1992 da due sicari che lo sorpresero nel sonno e lo lasciarono morire, incaprettato, nel bagagliaio della sua auto. I killer furono arrestati e processati, i mandanti sono rimasti ignoti.
La paga per quel delitto fu di duecentocinquantamila lire a testa.( www.marinadimelilli.it )
Lo spettacolo si sofferma sugli ultimi giorni trascorsi dagli abitanti nelle loro case, descrivendo l’incantevole zona detta “paradiso degli dei”, la vita degli abitanti, le mal velate minacce nei confronti di coloro che non volevano andare via, l’abbandono delle case, il travaglio del prete nel non volere seguire le direttive di chi gli chiedeva di lasciare la Chiesa, la baldanza di un onorevole corrotto che anteponeva il progresso alla vita della gente, le confessioni di un criminale e il dolore di una bambina per l’abbattimento della sua casa. E’ un unico messaggio: “Noi torneremo lì, ti rifaremo lì, non avremo la stessa età ma avremo tanta forza in più”.
Gli interpreti : Giuseppe Pastorello (voce, chitarra acustica), Roberto Giannì (Pianoforte), Maurizio De Luca (voce recitante), Agnese Firullo (Voce), Annalisa Paladino (basso elettrico), Christian Bianca (violino).
Il terzo spettacolo, tratto da una commovente novella di Giovanni Verga, narra la tristissima storia di un povero asino, dove il protagonista simboleggia la sofferenza dell’umanità e i nuovi schiavi che migrano per cercare migliori condizioni di vita e spesso si ritrovato sfruttati a lavorare nelle campagne in condizioni di sopravvivenza difficili.
"L'asino di san Giuseppe” segue fedelmente la novella di Giovanni Verga spostando l’attenzione dello spettatore verso alcuni aspetti della civiltà contadina, oggi incomprensibili per i giovani, che trovano ancora alloggio in quegli stati dove i diritti umani non sono pienamente riconosciuti.
L’Asino è visto solo come un attrezzo da lavoro e, come tale, viene valutato in funzione al prezzo di acquisto, il consumo di cibo e la resa che, se negativa, anche se condizionata dalle avverse condizioni del tempo, tuttavia viene addebitata alla sfortuna che l’Asino di San Giuseppe naturalmente si porta dietro.
L'asino di san Giuseppe è l'emblema di un'umanità, il simbolo della lotta quotidiana che accomuna uomini ed animali con l'unico scopo di perpetuare una vita di stenti senza possibilità di riscatto.
Gli eventi si susseguono partendo dalla vendita dell’animale e percorrendo le varie tappe fra le quali vengono evidenziate : la speranza e il dolore della madre che vede il figlio ormai pronto per lavorare ma con il timore che possa soffrire più del necessario; la “pisata” dove l’animale viene aggiogato a bestie più grandi di lui costringendolo a trottare oltre le sue forze; l’occhio di un bambino che non sopporta il trattamento che viene riservato all’asino; la mancanza di qualunque forma di rispetto verso gli animali da parte del “gessaro” che raccoglie gli asini a “fine carriera” per dare loro gli ultimi colpi di grazia.
La descrizione della situazione delle donne nella civiltà contadina e le riflessioni immaginarie di un autore che avrebbe voluto scrivere “di un asino che gioca con mio figlio”.
Gli interpreti : Giuseppe Pastorello (voce, chitarra acustica), Roberto Giannì (Pianoforte), Maurizio De Luca (voce recitante), Cristina Giarmanà (Voce recitante) Desirè Ragusa (Voce), Annalisa Paladino (basso elettrico), Christian Bianca (violino).
Gli spettacoli saranno ospitati nella sala di via Caronda 316 a Catania
inizio alle ore 20, atto unico, durata circa 70 minuti.
Il costo è di 10 euro.
L’incasso degli spettacoli sarà devoluto in beneficenza a tre associazioni.
Per informazioni e prenotazioni:
3939393189,
facebook officinateatrocanzone
officinateatrocanzone@gmail.com