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Prima di entrare nel vivo della notizia che riguarda i contributi pubblici all'editoria, contravvenendo alla regola ma considerato l'argomento la categoria mi perdonerà, occorrono alcune premesse.
Premessa 1: decidiamo di dedicare l'apertura settimanale della nostra testata principale al tema del titolo proprio perché la nostra società editrice Sudpress non ha mai fatto richiesta di contributi pubblici e quindi è assolutamente libera di dire quello che pensa senza alcun conflitto di interesse, che peraltro, tanto per essere chiaro, non hanno neanche le colleghe che invece, del tutto legittimamente, ne usufruiscono.
Chiarisco anche che il fatto di non accedere alla contribuzione pubblica prevista dalla legge non attiene a questioni morali o politiche, semplicemente per scelta abbiamo adottato un modello di business che ci tiene fuori dai requisiti richiesti; il che, per inciso, ci garantisce ancora di più nel non dovere avere a che fare con certa gente, neanche per caso.
Aderiamo con convinzione e partecipazione alla Federazione Editori Digitali, organizzazione presieduta da Biagio Semilia che riunisce gli editori più influenti dell'Isola con oltre 500 milioni di pagine visitate, e lette! Forse è venuto il momento che gli amici che ne fanno parte scelgano linee meno “istituzionali”: l'indipendenza economica dell'editoria non è affare privato del singolo editore, del suo bilancio e non è solo questione di mercato, ma attiene alla tenuta del sistema democratico, che non può essere ostaggio di certi personaggi e di logiche discrezionali. Bisogna pretendere norme trasparenti ed efficaci, che una volta fissate vanno applicate senza autoritarismi di sorta.
Ribadisco, lo dico con maggiore forza perché non accedo a nessun tipo di pubblico contributo!

Premessa 2: la singolare posizione dell'assessore all'Economia Alessandro Dagnino, (nella foto), che è un unicum storico-politico-istituzionale.
Questo tributarista è infatti la rappresentazione plastica di cosa è diventata la regione siciliana ed il suo governo, con derive impensabili persino in paesi sudamericani.
E veniamo al perché, al netto di altre bizzarre iniziative di cui ci occuperemo prossimamente, a partire dalla delibera del governo Schifani 119 del 24 aprile 2025 che istituisce l'ennesima “task force” dal costo annuo di 300 mila euro: perché ne mancano altri scienziati da quelle parti…
Scusate, viene da divagare, ci torneremo, intanto avevo promesso “il perché” valutiamo “singolare” la posizione di questo tributarista a capo dell'economia pubblica siciliana:
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Chiaro?
E mica lo diciamo noi, che è componente di “Pinelli, Schifani & Dagnino Studi Legali” è scritto nero su bianco sul sito dello stesso tributarista, nella sezione “Chi sono”:

Nella parte principale del suo sito, nell'header, si vede che ci tiene al titolo di "Docente di diritto tributario nell'Università LUMSA", forse dovrebbe segnalarlo che è solo “docente a contratto”, come invece correttamente si legge sul sito dell'ateneo: così, tanto per la precisione e la trasparenza. Bello magari, ma non è lo stesso.
Anche perché alzi la mano chi non ha almeno una docenza da qualche parte…

Ma non sono le caratteristiche del soggetto in questione, quanto la vicenda politica che ne ha dell'inaudito, nel senso che non si era mai udita da nessuna parte, e si collega direttamente a quell'altra bislacca vicenda che vede Renato Schifani approdare alla presidenza della regione siciliana.
Lo abbiamo già scritto: da Archimede siamo arrivati qui e sarebbe tutta una comica degna del miglior Aristofane se i danni non fossero esagerati.
Inutile, o forse no, ricordare come l'ex presidente del senato (SIC! già lì) Renato Schifani arrivò ad essere il candidato di un centro destra dilaniato, uscito dal cilindro rivelatosi masochista di Gianfranco Micciché per sbarrare la strada alla riconferma di Nello Musumeci. Protostoria.
Schifani venne eletto con appena il 16% degli aventi diritto, ma atteggiandosi sin da subito ad imperatore, commissariando tre quarti degli enti pubblici e combinano disastri su disastri: lo stato della Sanità pubblica è uno scandalo senza precedenti, tanto per dirne una, poi sugli aeroporti neanche ne parliamo e sullo stato di rifiuti ed autostrade lasciamo perdere.
Ora, la questione non è più neanche Schifani e la sua corte, quanto i suoi alleati che evidentemente sono ancora più inadeguati.
Infatti, se uno si crede Napoleone e comincia ad edittare, mica è colpa sua.
Il problema è di chi glielo lascia fare, ancora più ridicolo se si considera che siamo già a metà legislatura ed è di fatto cominciata la prossima campagna elettorale.
Al di la di tutte le criticità, questa della nomina dell'assessore Dagnino è forse la più enorme.
L'assessorato all'Economia è infatti probabilmente il ruolo più politico che ci sia, quello da cui dipendono tutti gli altri assessorati e dipartimenti, un ruolo strategico ed essenziale.
Ora, possibile che gli altri partiti della maggioranza, ma persino lo stesso Forza Italia cui è iscritto Schifani, abbiano potuto consentirgli di nominare un soggetto di “Pinelli, Schifani & Dagnino Studi Legali”?
Bah!
Torniamo alla notizia: siamo quasi a metà anno ed il docente a contratto Dagnino non ha trovato a tutt'oggi il tempo di firmare il decreto attuativo per i contributi all'editoria relativi al 2024, mettendo in ginocchio gran parte del delicatissimo settore che presidia il diritto dei cittadini ad essere informati anche e soprattutto su quello che combina chi gestisce denaro e risorse pubbliche.
Se la pretesa è di costringere gente che lavora e dà lavoro a farsi ore e giorni di anticamera per riunioni dilatorie ed umilianti, è ora che comincino a toglierselo dalla testa.
E in testa si devono mettere che se ci sono norme che hanno l'obbligo di attuare, devono farlo senza perdere tempo, perché i danni arrecati si troverà il modo di addebitarglieli personalmente.
Agli amici e colleghi della Federazione Editori Digitali tutta la nostra solidarietà ed indignazione, dichiarandoci pronti sin da subito a qualsiasi azione intenderanno attuare per far passare la supponenza a tutta questa gente.