
È micidiale, più che imbarazzante, quanto emerge dall'ultimo report appena pubblicato dall'AGENAS, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
I dati si riferiscono al secondo semestre 2024, quindi sono i più recenti disponibili, e certificano un disastro pur non tenendo conto di tutte le notizie di cronaca che emergono ogni giorno: in un paese normale basterebbe molto meno per commissariare l'intera regione.
Una sanità territoriale che non esiste
Delle 164 Case della Comunità previste in Sicilia, solo 6 hanno almeno un servizio attivo.
Un numero irrisorio che rivela una clamorosa incapacità amministrativa nel mettere a frutto un progetto che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rivoluzionare l’assistenza sanitaria sul territorio.
Di queste, nessuna – letteralmente nessuna – raggiunge i parametri minimi previsti dal Decreto Ministeriale 77/2022 in termini di presenza medica e infermieristica.
E se due strutture sembrano rispettare formalmente tutti i servizi obbligatori, lo fanno però senza disporre di personale sanitario.
Una contraddizione che grida vendetta e lascia presagire l'ennesima beffa a danno della salute pubblica.
La Regione Sicilia si ritrova con oltre il 96% delle strutture sanitarie territoriali completamente inattive.
Questa realtà dovrebbe sollevare un allarme istituzionale, e invece è accolta con un silenzio assordante da parte della società civile.
Ospedali di Comunità: 3 su 48, un altro flop annunciato
Anche sul fronte degli Ospedali di Comunità il quadro è desolante: su 48 strutture programmate, solo 3 risultano operative con almeno un servizio attivo.
Il resto è carta straccia.
Si tratta di presìdi fondamentali per offrire cure intermedie e alleggerire la pressione sugli ospedali maggiori, ma che in Sicilia restano promesse non mantenute.
E tra le pochissime attive, nessuna garantisce pienamente i requisiti previsti in termini di copertura medica e infermieristica continuativa.

Assistenza Domiciliare: copertura parziale, risultato disastroso
L’ADI, l’assistenza domiciliare integrata, dovrebbe essere il cuore della medicina territoriale.
Eppure, in Sicilia, soltanto il 78% dei distretti risulta coperto da almeno un erogatore del servizio.
Ma ciò che preoccupa maggiormente è la qualità e la completezza di tale assistenza: solo il 51% dei distretti offre un’assistenza medica generale adeguata e appena il 44% è in grado di coprire la pediatria o garantire farmaci e dispositivi.
In una Regione con un tasso elevato di anziani, malati cronici e territori rurali isolati, questi numeri non sono solo insufficienti: sono allarmanti.

Cure palliative domiciliari: maglia nera d’Italia
Il dato più inquietante arriva forse dalle cure palliative domiciliari.
In Sicilia, solo il 27% dei distretti garantisce questi servizi.
Si tratta di un dramma che coinvolge migliaia di pazienti oncologici e cronici gravi, che non trovano nella sanità pubblica l’accompagnamento dignitoso che meritano.
Dei 35 punti di erogazione registrati, ben 31 sono in mano a soggetti privati non accreditati.
Un sintomo evidente del progressivo abbandono da parte del servizio pubblico e dell’ingresso incontrollato di soggetti privati in ambiti delicatissimi.

Le responsabilità della politica regionale
Di fronte a questi dati, la giunta regionale non può più appellarsi a ritardi burocratici o ostacoli tecnici.
Il Report Agenas parla chiaro: le strutture ci sono, molte già realizzate e formalmente attivate, ma restano gusci vuoti perché mancano personale, servizi e direzione strategica.
Una gestione miope e fallimentare da parte del governo guidato da Renato Schifani, che pur avendo a disposizione risorse straordinarie del PNRR non ha saputo – o peggio, voluto – garantire i livelli essenziali di assistenza.
Cattedrali nel deserto: fondi sprecati, cittadini traditi
L’epilogo è quello già paventato da esperti e addetti ai lavori: miliardi spesi per costruire scatole vuote.
Questi presunti presìdi sanitari, invece di rafforzare la medicina del territorio, si trasformano in monumenti al fallimento della governance sanitaria siciliana.
Manca il personale, mancano i servizi, manca la volontà politica di salvare ciò che ancora può essere salvato.
Un appello urgente: invertire la rotta prima che sia troppo tardi
Non è più il tempo delle analisi o delle promesse.
Serve una svolta decisa, coraggiosa e concreta.
Il governo regionale deve assumersi le proprie responsabilità e attivare un piano straordinario per il reclutamento di personale sanitario, la piena funzionalità delle strutture e un reale presidio dei territori.
Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione: in Sicilia, oggi, è carta morta.
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