Storia complicata, delicatissima, intrisa di tecnicismi di natura giuridica e giudiziaria nei quali evitiamo di addentrarci.
Proviamo a tracciarne il lato umano, quello che troppo spesso sparisce e perisce a fronte di una comunità internazionale ormai allo sbando.
Qua parliamo di bambini, bambini orfani, soli al mondo e per di più provenienti da territori devastati dalla guerra più assurda e feroce che si sia vista in Europa nell'ultimo secolo.
Bambini, soli, con i loro occhi spauriti, con i loro sogni diventati incubi, che continuano a sentire i boati delle bombe per anni anche quando sono cessati, forse per sempre.
Bambini che hanno visto i genitori uccisi, le madri stuprate, i fratelli deportati.
Non esistono frasi adeguate, parole adatte, non ci sono e non possiamo neanche immaginare cos'abbiano nel cuore.
E allora veniamo a quanto sta accadendo proprio a Catania, presso il Tribunale d'Appello per i Minori che mercoledì 16 dovrà assumere una decisione dalla quale dipenderà la vita di alcuni bambini che sembravano in salvo e non lo sono più, sol perché qualcuno ha deciso di poter vantare su di loro diritti che non si capisce a chi giovino: di certo non ai bambini.
I minori in ballo sono molti di più, ma noi ci concentriamo sulle due bambine che sappiamo essere a Catania, affidate ad una famiglia catanese ed assistite presso quella meraviglia mondiale di assistenza e solidarietà che è WonderLad, la creatura che la psicoterapeuta Cinzia Favara Scacco e l'architetto Emilio Randazzo hanno donato con enormi sacrifici alla dignità di questa città che, pur sempre più violenta e degradata, conserva spazi di Stupore.
Le due bimbe sono gemelline di poco più di 6 anni, due cucciole.
Hanno seri problemi di salute e bisogno di cure immediate ed importanti.
Al momento dello scoppio della folle guerra si trovavano presso un orfanotrofio della Transcarpazia, che solo a scriverlo fa paura.
Nel maggio 2022, dopo pesanti bombardamenti, che tra l'altro continuano tutt'ora, circa 200 minori vengono evacuati ed in maniera alquanto rocambolesca, tra norme internazionali e procedure emergenziali, arrivano in Sicilia, le due gemelline a Catania ed affidate dal Tribunale dei Minori ad una famiglia catanese che ha già un bimbo di 10 anni e le accolgono come fossero figlie loro, assumendosi anche il pesante onere non solo di tenerle al sicuro, ma anche di garantirgli le cure necessarie per patologie importanti, che le porteranno persino ad un ricovero ed intervento al Gaslini di Genova.
Insomma, una storia difficile, pesante.
Con al centro due bambine che all'arrivo hanno paura di tutto, sobbalzano ad ogni rumore, chissà cosa provano e come guardano a questo mondo che le circonda di violenza e follia.
Finché non trovano questa famiglia e gli amici di WonderLad che le accolgono nella loro struttura per la convolescenza e dove pian piano cominciano a riprendersi la loro infanzia, cominciano a sorridere, riprendono a giocare, giocano con i coetanei, vanno al mare.
Ma c'è il “ma”, quel “ma” che sfugge alla logica ed all'umanità.
A causa di procedure che non conosciamo e sulle quali non ci soffermiamo, i circa 200 minori, e quindi acnhe le nostre gemelline, evacuati dalla Transcarpazia, risultano sottoposti alla curatela di una cittadina ucraina, “tutrice provvisoria” di nome Yuliya, che vive a Catania da tempo e che è in rapporti di qualche natura con il consolato ucraino.
In base a qualche norma internazionale pare sia questa singola signora a poter decidere delle sorti di questi ragazzi.
E questa signora Yuliya ad un certo punto, qualche settimana fa, decide che sia venuto il momento di riportare tutti quei bambini nello stesso orfanotrofio della Transcarpazia dal quale erano fuggiti, nonostante la guerra continui, i bombardamenti anche ed è ancora in vigore la legge marziale.
Proprio quest'ultimo è l'aspetto che dovrebbe risultare decisivo, considerato che le norme ucraine e quelle internazionali prescrivono che i rimpatri dei minori riparati all'estero possono essere organizzati solo dopo il cessare della legge marziale.
Ma la signora Yuliya, in forza del suo status di “tutrice provvisoria” di questi minori, riconosciutogli anche dalla Corte di Cassazione, è irremovibile e comincia le procedure per il rimpatrio, provocando l'ansia di tutti i genitori affidatari che decidono di interessare i Tribunali italiani.
A difenderne le ragioni, che sono essenzialmente umanitarie, e soprattutto l'interesse essenziale ed irrinunciabile alla vita ed alla salute delle due piccole gemelline, sono gli avvocati catanesi prof. avv. Luca Pedullà, docente di Diritto Costituzionale, e l'avvocata Ilaria Spoto Puleo che alla causa si dedica con impegno particolare.
Il prossimo 16 agosto, questo mercoledì, la Corte d'Appello del Tribunale per i Minori di Catania dovrà decidere sul ricorso presentato contro una prima sentenza dello stesso tribunale che, lo scorso 20 luglio, recependo lo status di “tutrice provvisoria" riconosciuto dalla Cassazione alla signora Yuliya, stabiliva il suo “diritto” di sottrarre le due minori allo stato di sicurezza ed al percorso di cura e riabilitazione garantito dalla famiglia catanese affidataria e dalla struttura WonderLad, che alle bimbe ha assegnato un team di esperti per le necessarie cure.
Gli avvocati Pedullà e Spoto Puleo chiedono quindi alla Corte d'Appello la revoca d'urgenza del provvedimento che consentirebbe, senza alcuna motivazione, il rimpatrio delle bambine verso un futuro più che incerto.
Scrive la Difesa: "Il grave e compromesso stato di salute delle minori appena descritto - seppur in estrema sintesi, ma già sufficiente a coglierne la massima gravità - fa emergere la non opzionabile esigenza e l’interesse supremo, il Best Interest, delle bambine a non interrompere il necessario precorso sanitario intrapreso, continuando ad essere seguite dagli eccellenti medici e chirurghi dell’Istituto Gaslini di Genova, che le ha prese in carico e cura; soprattutto, con riguardo ad una delle due bambine , il suo supremo interesse a non interrompere il percorso di controllo, monitoraggio, che potrebbe giungere al probabile nuovo intervento chirurgico, per la porzione della massa, che non è stato possibile asportare nella sua totalità.
Sul punto, la famiglia affidataria ha dimostrato uno straordinario zelo verso l’interesse migliore delle bambine alla tutela del loro diritto alla salute, che oggi si vede gravemente leso con il paventato rimpatrio, che comporterebbe l’altissimo rischio per almeno una delle due piccole d’incorrere in conseguenze estreme per la sua salute, non escludendo la morte.
Di ciò, corre l’obbligo a codesto Tribunale adito di prenderne coscienza.
Si evidenzia a codesta Ecc.ma Corte di Appello - a conforto del conflitto d’interessi qui denunciato - che la richiesta di rimpatrio delle minori, di cui alla citata nota dell’Ambasciata d’Ucraina in Italia, si pone in un CONTRASTO EVIDENTISSIMO anche con la normativa espressa dalla “RISOLUZIONE DEL GABINETTO DEI MINISTRI DELL’UCRAINA” [all. 6], con sede a Kiev, datato 1 Giugno 2023 n. 546, la quale detta chiare indicazioni sulla “procedura” riguardo al rientro di minori e persone residenti in istituti di vario genere, trasferite in luoghi sicuri, fuori dal pericolo della guerra."
La Difesa è dettagliata, richiamando numerose norme internazionali e nazionali che pongono al centro dell'attenzione l'obbligo di garantire in ogni caso quel “best interest”, quell'interesse Supremo del bambino a fronte del quale qualsiasi altro deve, giuridicamente e moralmente, soccombere.
Il Diritto è spesso complicato, le norme farraginose e per i Giudici, che devono interpretarlo ed applicarlo, spesso non è semplice far prevalere la “Giustizia Giusta” su procedure apparentemente legali ma che possono portare a conseguenze terribili.
Speriamo e confidiamo che un Tribunale della Repubblica Italiana riesca a trovare nelle pieghe del nostro civilissimo ordinamento gli strumenti adatti per salvare due bambine che ne hanno già passate tante, e con loro magari tanti altri piccoli che sono piombati di nuovo nella paura.
E non si capisce perché.
Per parte nostra non possiamo che darne notizia, segnalare che accadono anche queste cose e che occorre vigilare sempre ma prendere anche atto che ci sono persone, famiglie, organizzazioni e professionisti capaci di fare squadra per difendere diritti di creature indifese, sole al mondo ed in pericolo, come in questo caso ed in tanti altri che magari non riescono a raggiungere l'opinione pubblica.
Speriamo con tutto il cuore di poter dare notizia che le piccole ucraine possano essere mantenute al sicuro e protette, e con loro tutti i piccoli connazionali, e che possano rientrare giustamente nel loro paese solo quando gli saranno garantiti salute e sicurezza.
Questo dicono le norme internazionali e italiane, questo pretende il potersi dire umani e civili.
Si facciano coincidere.