Tra giustificazionismo da bar e accuse nei confronti della ragazza, arriviamo al vero succo della questione:
Spesso il nostro parere non è richiesto e, soprattutto, non è utile.
Perché tutto quello che diciamo ha un peso, non singolarmente, ma collettivamente.
Sentirsi aggredire non solo da 7 topi di fogna ma da tutto un sottobosco di idioti che gridano:
“Se non ti ubriachi non ti stuprano” È squalificante.
Come se non bastasse la richiesta della ragazza, giustamente stanca ed avvilita che dichiara:
"Mi sento esausta, mi state spingendo verso la morte. Anche senza questi commenti, non ce la faccio più. Non ho energie né per lottare per me stessa né per gli altri. Non posso essere d'aiuto a nessuno in questo stato."
È una pratica tutta italiana quella di colpevolizzare la vittima in prima battuta.
Ma davvero non basta questo?
Non basta che la ragazza chieda di stare in silenzio?
È veramente così necessario il nostro pensiero su questa storia e su come i ragazzi possano avere ragione?
Non bastavano quei 16mila utenti Telegram alla ricerca disperata del video della ragazza mentre veniva violentata?
La verità è che non basta nulla, sembra che si provi gusto a stare dalla parte dei viscidi.
Poi non si risparmiano neanche i fondamentalisti che credono di sostenere la ragazza ma non fanno altro che alimentare l’odio con frasi come: “Spero stuprino la tua di figlia”
Insomma, da una parte e dall’altra, la vittima è come sempre l’umanità.