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Comune Catania VS l’idea del comune di Nicolosi (almeno qualcuno ne ha)

20-08-2024 06:30

Giacomo Petralia

Cronaca, Focus,

Comune Catania VS l’idea del comune di Nicolosi (almeno qualcuno ne ha)

Pochi interventi (immediati) ma molto ben confusi.

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"Circostanza imprevista, accidente” -o anche -“particolare condizione di cose, momento critico che richiede un intervento immediato, soprattutto nella locuzione di stato di emergenza”: sono questi, secondo quanto attesta il vocabolario Treccani, alcuni dei principali significati riservati al termine “emergenza”.

 

Tra emergenze…

Dalla fine dello scorso giugno, il vulcano più grande d’Europa, nonché tra i più attivi al mondo, ha voluto dare nuovamente prova di non sentire affatto il peso degli anni: i recenti fenomeni eruttivi dell’Etna, infatti, formatasi circa 570.000 anni fa e dichiarata patrimonio naturale mondiale UNESCO nel 2013, hanno indubbiamente catturato l’attenzione internazionale ma, in special modo, quella dei siciliani stessi.

 

Gli spettacolari fiotti di lava infuocata, fuoriusciti dai crateri Voragine e Bocca Nuova, hanno illuminato, in più occasioni, il cielo notturno della Sicilia orientale; d’altro canto, però, i copiosi sbuffi di cenere creati dai parossismi vulcanici hanno inscurito i tetti e le strade del territorio. 

 

Un “do ut des” tra la Montagna e i cittadini che, malgrado non sia propriamente alla pari, va naturalmente avanti da ormai diversi secoli.

 

Nel corso di questa estate 2024, la cenere vulcanica prodotta dai rombi dell’Etna sembra colpire ancor più duramente quei comuni situati proprio alle pendici del vulcano, come Milo , Zafferana Etnea e Giarre

 

Il fondo stradale di queste zone è talmente irriconoscibile che l’Automobile Club di Acireale, ente organizzatore della venticinquesima cronoscalata Giarre-Montesalice-Milo, già programmata per giorno 7 luglio, non ha potuto che rinviare l’evento: il coefficiente di pericolosità nella percorrenza di tali strade era decisamente troppo elevato.

 

Dopo i fenomeni eruttivi avvenuti nella notte tra il 14 e il 15 agosto scorsi, sono state inoltre le cittadine di Pedara, Nicolosi e Ragalna a dover correre (o, meglio, a dover scivolare) ai ripari: qui, le operazioni straordinarie di pulizia della sabbia nera sono proseguite per giorni.

 

Ma, come un presagio di sventura, le nubi nere espulse dal Mongibello hanno sovrastato soprattutto il cielo sopra Catania, cospargendo presto la città di una fittissima e pesante coltre di cenere lavica. 

 

Un pericolo che, ancora oggi, tiene sotto scacco il grande centro urbano e che ha già più volte costretto la Società Aeroporto Catania (SAC) alla chiusura dell’aeroporto Fontanarossa e obbligato il coinquilino di Palazzo degli Elefanti, il sindaco Enrico Trantino, a “decisi” provvedimenti in merito alla pulizia e alla viabilità urbana.

 

Considerata la vera e propria emergenza che i movimenti del vulcano tanto amato (e odiato, in certi casi) dai siciliani hanno creato, l’immediatezza negli interventi non può che diventare necessità.

 

…e interventi “immediati”

Lo scorso luglio, viene dato inizio ai primi lavori di pulizia delle strade del capoluogo etneo; alla fine dello stesso mese, però, malgrado i proclami dell’ufficio stampa del Comune di Catania riguardanti  “la raccolta di circa il 40% della cenere caduta, per un ammontare di 4.000 tonnellate totali” , il risultato di queste operazioni ha provocato accese reazioni negli animi dei cittadini.

 

Lo stato della stragrande maggioranza delle vie catanesi ha impensierito pure il presidente del II Municipio, Claudio Carnazza, e il consigliere Diego Monasteri, che si rivolgono al sindaco Trantino con una nota congiunta: “La cenere vulcanica in tutta la città di Catania è diventata un’emergenza continua che necessita di soluzioni radicali. Da solo Palazzo degli Elefanti non può fare molto: occorre un’azione sinergica che riguardi anche Roma e Palermo”.

 

La lettera poi continua “[…] Con i mezzi a disposizione del comune non possono essere garantiti interventi di pulizia immediati o comunque tempestivi. Questo comporta lavori a macchia di leopardo o comunque notevoli ritardi sulla tabella delle opere di pulizia da eseguire.”

 

Carnazza e Monasteri si soffermano, inoltre, a decantare le qualità proprio dei mezzi di cui il comune dispone: alcune spazzatrici meccaniche, poco efficaci e non idonee al compito poiché non solo non rimuovono la cenere ma alzano enormi quantità di polveri sottili.

 

Dal II Municipio vengono dunque gridate all’unisono delle proposte precise: che il comune di Catania coinvolga i Municipi cittadini e faccia richiesta dello stato di calamità naturale. 

 

Nessuna risposta da Palazzo degli Elefanti.

Mentre il presidente Renato Schifani, dalla Regione, ha passato la palla a Roma in merito all’approvazione dello stato di emergenza, il sindaco Trantino e l’assessore all’ecologia e all’ambiente, Massimo Pesce, hanno voluto rassicurare gli abitanti del capoluogo. 

 

Il 19 agosto, a quasi due mesi dal primo fenomeno eruttivo dell’Etna, è stato approvato un “nuovo piano straordinario per lo smaltimento della cenere vulcanica” prelevata dagli spazi privati: i cittadini potranno depositare i sacchi contenenti la sabbia nera nelle tre isole ecologiche già a disposizione oppure nei nuovi sei centri di raccolta temporanei.

 

Pochi interventi (immediati) ma molto ben confusi.

 

“Un’opportunità piovuta dal cielo”

All’inizio dell’anno, un articolo firmato dalla giornalista Giada Lo Porto, ed edito su La Repubblica, ha voluto mettere in luce un (si spera) “proficuo accordo tra il comune di Nicolosi e una start-up innovativa” , la System Futur s.r.l.

 

Questo contratto prevede che il comune catanese consegni la cenere dell’Etna raccolta all’impresa partner, la quale, a sua volta, utilizzerà gli “scarti” del vulcano per creare prodotti ecosostenibili: da bottiglie e vasetti per creme, fino a pannelli termici e diffusori per ambiente. 

 

Secondo quanto stipulato, è proprio il comune di Nicolosi l’ente incaricato della pulizia del materiale vulcanico ancor prima di consegnarlo alla start-up la quale, oltretutto, si fregia di essere  “unica detentrice di brevetto per la trasformazione tecnologica della cenere dell’Etna in materiali innovativi ed unici.”.

 

Come viene sottolineato nello stesso articolo, si tratta di una prima volta assoluta: un esperimento, piuttosto affascinante e dagli interessanti potenziali risvolti, su cui un comune del nostro comprensorio ha deciso di scommettere a pieno.

 

Chissà che la Sicilia, una “piccola” colonia per le condizioni emergenziali, non possa finalmente trovare degli assi nella manica grazie alle idee, per niente confuse, di alcuni dei suoi cittadini migliori.

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