"Rifiuti, aria, mobilità: Reggio Emilia prima e Catania la peggiore."
Questa è la sintesi del report annuale di Legambiente pubblicato ieri sul Sole24ore, cerchiamo di vedere il perché noi siamo ultimi.
Ormai siamo talmente abituati a parlare di classifiche dove Catania arriva sempre tra gli ultimi posti che potremmo chiudere l'articolo con il solo titolo e risparmiarvi il dolore di leggere l'ennesima analisi.
Invece no, siamo qui per capire o quantomeno a provare a fare una disamina sul perché, per quanto riguarda pulizia, aria e qualità della vita stiamo sempre in coda.
"Ci vogliono male!" No, ci vogliamo male noi che non facciamo caso a nessuna azione da parte dell'amministrazione e dai privati.
La classifica 2024 di Ecosistema Urbano vede al primo posto Reggio Emilia, seguita da Trento, vincitrice dell'edizione precedente, e Parma.
Come funziona questa classifica e perché siamo ultimi allora?
La graduatoria valuta fondamentalmente le performance ambientali di 106 capoluoghi su ben 20 parametri suddivisi in cinque macrocategorie: qualità dell'aria, gestione dell'acqua, rifiuti, mobilità e ambiente.
Ora, non ci aspettavamo certo di brillare, ma arrivare sempre ultimi è una corona di spine che, forse, ci stiamo abituando a portare.
La 31ª edizione del rapporto annuale curato da Legambiente, Ambiente Italia e, appunto, Il Sole 24 Ore, presenta una revisione metodologica significativa.
Tra le novità principali vi è l'introduzione di un nuovo indicatore: la variazione del consumo di suolo.
Inoltre, sono stati apportati diversi cambiamenti, come la revisione dei pesi di alcuni parametri e l'utilizzo dei dati delle centraline Arpa per la valutazione della qualità dell'aria.
Questo aggiornamento metodologico verrà completato nei prossimi anni, e si sta studiando l'inserimento di un nuovo parametro per misurare l'impatto degli eventi climatici estremi, la cui attualità è evidente in diverse aree del Paese, inclusi territori ben posizionati nella classifica delle città green.
Non si scappa, si tiene conto di tutto ciò che è valutabile, persino delle reti idriche.
Da quest'anno quest'ultimo parametro ha lo stesso peso degli indicatori relativi alla raccolta differenziata, si registra a livello nazionale un lieve miglioramento, passando dal 36,6% al 36,3%. Anche il servizio di trasporto pubblico conferma il trend positivo, ma non saltate a conclusioni affrettate, a quanto pare la sola Milano fa da motore.
Qui arriva il pezzo forte.
Nell'ambito della mobilità, dove spiccano le città dell'Emilia Romagna, Pesaro, Urbino e Ferrara, si notano progressi nei parametri delle piste ciclabili: 11,02 metri ogni 100 abitanti, e nell'estensione media delle isole pedonali: 50,7 metri quadrati ogni 100 abitanti. Anche il numero di incidenti stradali con conseguenze per le persone è leggermente diminuito.
Ogni dato per noi catanesi è una pugnalata.
Con tutte le piste ciclabili che abbiamo a Catania non siamo riusciti a diminuire gli incidenti stradali?
Forse non bastava comprare vernice blu e dipingere le strade a... caso.
Incredibile come il dato sugli incidenti stradali esca proprio adesso che basta fare una rapidissima ricerca per vedere che solo in questa ultima settimana a Catania abbiamo circa 10 incidenti stradali.
Non possiamo continuare a ignorare la realtà: Catania è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche per praticamente qualsiasi graduatoria, e questo non è solo il frutto di un destino ineluttabile.
Le soluzioni improvvisate o poco pianificate, come tracciare piste ciclabili senza un vero progetto di mobilità sostenibile non bastano; finché poi avremo piste ciclabili come quella in Via Santa Sofia, quella dell'aeroporto o quella che, onestamente, ci rifiutiamo di chiamare pista ciclabile, in via Domenico Tempio, l'ultima posizione la meritiamo tutta.