La regia di Francesco Esposito ha saputo sfruttare al meglio la spettacolarità figurativa delle scene, creando tableaux vivants che hanno trasportato il pubblico nella Venezia del XVII secolo.
L'uso di una pedana alzata in proscenio, fungendo ora da balcone ora da talamo, ha focalizzato l'azione in modo efficace. I costumi, con un'impronta settecentesca, hanno aggiunto un ulteriore tocco di eleganza, sebbene alcuni dettagli tecnici, come un candelabro mal posizionato, abbiano leggermente compromesso la piena riuscita di alcune scene.
La direzione musicale di Fabrizio Maria Carminati ha guidato l'Orchestra del Teatro Massimo Bellini con maestria, esaltando la ricchezza orchestrale e la varietà delle forme musicali della partitura ponchielliana. Il Coro, preparato da Luigi Petrozziello, ha offerto una performance solida, contribuendo alla riuscita complessiva dello spettacolo.
Tra gli interpreti, ha brillato Franco Vassallo nel ruolo di Barnaba, personaggio chiave dell'opera, reso con incisività e misura sia sul piano teatrale che vocale. Anna Pirozzi ha incarnato una Gioconda intensa, capace di alternare sensibilità e determinazione, raggiungendo l'apice emotivo nella scena finale, accolta da meritati applausi. Agostina Smimmero ha offerto una Cieca toccante, particolarmente solida nell'aria del primo atto. Gli altri interpreti principali hanno mantenuto un buon livello, con menzione per Ivan Momirov (Enzo Grimaldo) e George Andguladze (Alvise Badoero), sebbene con margini di miglioramento in alcune sfumature interpretative.
Le coreografie di Domenico Iannone, eseguite dal Corpo di Ballo AltraDanza, hanno dato particolare risalto alla celebre "Danza delle ore", nonostante l'assenza di un corpo di ballo stabile abbia limitato la complessità delle figure d'insieme.
Un degno finale di stagione, evidenziando la vitalità e l'eccellenza della tradizione operistica italiana a Catania.