Sull'argomento riceviamo e pubblichiamo, come sempre con piacere, l'intervento del Prof. Beppe Condorelli
Carissimo Direttore, come Lei sa, ma come non sanno i Lettori, io sono un ammiratore di Salvini Matteo, uomo di grandissima cultura e di estrema sensibilità.
Ad un personaggio come il nostro Matteo la buonanima di Platone deve aver pensato quando scrisse La Repubblica prospettando un governo di Filosofi.
Ad un Salvini ottocentesco devono essersi ispirati Garibaldi, Mazzini e Cavour quando pensarono di fare l’Italia.
Debbo dire che ci riuscirono, ma non riuscirono a fare gli italiani.
Iniziai nel 1974 ad insegnare in questa università, prima facendo le semplici esercitazioni pratiche e poi in corsi ufficiali.
Ho insegnato fino al 2013 quando fui cacciato con una motivazione di cui oggi la facoltà medica ha fatto tesoro: L’ATTIVITÁ CLINICA NON FA PARTE DEI COMPITI ISTITUZIONALI DEL DOCENTE UNIVERSITARIO ( CLINICO).
I Giudici del TAR Catania apprezzarono moltissimo questa affermazione e nella sentenza che mi manteneva in servizio si sprecarono in elogi per l’ateneo.
Nei miei trentanove anni di insegnamento ho avuto studenti brillanti, anzi brillantissimi, il che mi ha convinto di essere stato un buon insegnante perché, da amante della musica, ho sempre tenuto in gran conto quello che il modesto (come me) maestro di pianoforte di Chopin, il pianista Zywny, ebbe a dire: “Un maestro non è un buon maestro se non si lascia superare dall’allievo”.
E molti allievi mi hanno ampiamente superato, conquistando nelle regioni salviniane posizioni di grande prestigio, e così rendendo, assieme a tanti altri profughi dal sud, di alto livello la sanità del nord Italia.
I Lettori si chiederanno: perché sono andati via?
Un napoletano risponderebbe che ‘non tenevano famiglia’ ed io aggiungo che non tenevano politicanti protettori. Questa è la verità pura e dura.
La quasi chiusura della Stroke Unit che è l’equivalente per il cervello dell’Unità Coronarica per il cuore, è di estrema gravità: in Francia sarebbe stata assediata la direzione dell’ASP e sarebbero stati portati alla Bastiglia.
I siciliani, purtroppo, vivono in una “voluttuosa indolenza” come scrisse Tomasi di Lampedusa; la storia ha insegnato al nostro popolo a subire ed a considerare un favore quello che invece è un diritto.
Due sono i problemi della nostra sanità: culturale e sociale.
Non si fa buona medicina se non ci sono buoni medici, colti e preparati: certamente non escono da quella che fu una delle prime Facoltà Mediche italiane, e che ora è all’ultimo posto, battuta persino da Messina che ai miei tempi era considerata di scarto.
Il problema sociale investe la conoscenza delle esigenze della popolazione, in particolare delle fasce più deboli rappresentate principalmente dagli anziani.
- Dove sono i buoni reparti di Medicina Interna?
- Chi li dirige?
- Sono qualificati i direttori?
- Sono qualificati i medici del reparto?
- È stata mai valutata quella che si chiama abilità clinica, o il solo giudizio riguarda l’attività amanuense?
Penso non sia il caso di affidare ai posteri le ardue sentenze perché prima del pronunciamento le vittime sarebbero più di quelle di Auschwitz.
Se ci fosse Cartesio probabilmente direbbe che l’obiettivo di questa politica è distruggere la Res Cogitans, il cervello curato dalle Stroke Units; e senza Res Cogitans è facile scambiare gli autori dell’autonomia (Salvini & Compagni) per uomini del Risorgimento.