Le ultime notizie sulla SCMC, la società in house della Città Metropolitana, riguardano le pretese (dalla politica) e consegnate dimissioni del povero amministratore unico Mario Balsamo che pensava di aver trovato l'America con uno degli incarichi meglio retribuiti tra tutte le partecipate etnee e invece probabilmente non ha ancora idea di quanti guai dovrà passare per questa bizzarra operazione che è stata il fallimento-resurrezione della Pubbliservizi.
Resurrezione andata male a quanto pare, anche perché di Lazzaro ce n'è stato uno solo e molti non credono neanche a lui.
Ma veniamo alla situazione attuale.
Gli ultimissimi rumors vorrebbero che stanno trovando notevoli difficoltà a trovare qualcuno disposto a prendersi carico di questa patata bollente, atteso che se ha fondamento, anche solo al 10%, la ricostruzione che segue, è probabile che i libri contabili della società facciano un altro giro in tribunale e così forse si capirà qualcosa di tante cose.
Poteva essere una poltrona utile a collocare qualcuno in cerca di sistemazione, magari rimasto in giro all'ultimo valzer dopo aver ….peccato.
Nel novembre 2022, la Pubbliservizi SpA è stata dichiarata fallita a causa di gravi carenze patrimoniali e gestionali.
Tra i principali fattori che hanno portato al fallimento la mancanza di risorse per circa 700.000 euro e la presenza di difformità edilizie in un capannone che avrebbe dovuto rappresentare un asset patrimoniale, ma che risultava privo di valore.
Questo scenario rifletteva non solo una mala gestione economica, ma anche una mancata pianificazione a lungo termine che ha reso impossibile il recupero della situazione.
Almeno così sembrava.
A maggio 2023, sulle ceneri della Pubbliservizi, è stata costituita l'Azienda Speciale Città Metropolitana di Catania (SCMC).
Tuttavia, questa nuova entità sembra ereditare non solo parte del personale e delle attività, ma anche molte delle criticità che avevano affossato il suo predecessore.
In particolare, ciò che emerge è una continuità di problematiche legate a scelte strategiche poco ponderate.
Un'acquisizione di ramo d'azienda controversa
L'acquisizione del ramo d'azienda della Pubbliservizi da parte della SCMC ha sollevato molteplici dubbi.
Ai sensi dell'art. 2112, comma 5, c.c., il ramo d'azienda deve essere un'entità funzionalmente autonoma, in grado di operare come centro di profitto indipendente.
Tuttavia, la realtà sembra differire da questa definizione, presentando diversi elementi di criticità e anomalie.
I lavoratori trasferiti hanno visto annullati elementi retributivi e contrattuali maturati con la Pubbliservizi, con una riduzione complessiva dei diritti acquisiti.
Inoltre, la riorganizzazione interna non ha garantito l'autonomia funzionale richiesta, concentrando gran parte delle funzioni in capo all'amministratore unico.
Questo processo ha portato a una diminuzione del morale tra i dipendenti e a un aumento delle inefficienze operative.
Il caso del capannone: dalle difformità alla riutilizzazione
Un altro elemento controverso riguarda il capannone, considerato privo di valore dai curatori fallimentari della Pubbliservizi a causa delle difformità edilizie.
Nonostante ciò, il capannone è stato rapidamente riutilizzato dalla SCMC, sollevando interrogativi sui tempi e sulle modalità di sanatoria delle difformità.
Il rapido riutilizzo solleva dubbi non solo sulla regolarità delle operazioni, ma anche sulla trasparenza e sulla corretta gestione amministrativa dell'intero processo.
Le problematiche gestionali ed economiche della SCMC
1. Contratti di servizio modificati e insostenibili
Alcuni contratti di servizio, originariamente a canone, sono stati trasformati in contratti a misura.
Questa modifica ha comportato un aumento significativo del carico di lavoro, senza che la società fosse dotata delle risorse necessarie per farvi fronte.
Il servizio di manutenzione degli edifici, ad esempio, richiede una progettazione e un'esecuzione di lavori per oltre 250.000 euro al mese, obiettivo che appare irrealizzabile con il personale attuale.
Questi cambiamenti hanno anche portato a un aumento delle tensioni tra il personale, costretto a lavorare in condizioni precarie e con carichi eccessivi.
2. Riduzione del personale amministrativo
La SCMC ha azzerato l'area amministrativa, concentrando tutte le funzioni gestionali in una sola figura. Questa scelta ha comportato inefficienze operative, mentre gli operai continuano a svolgere le stesse mansioni senza disposizioni scritte chiare.
La mancanza di una struttura amministrativa ben definita rende difficile il monitoraggio delle attività e il rispetto degli standard contrattuali, creando un clima di incertezza all'interno dell'azienda.
3. Equilibrio economico precario
L'esercizio 2023 si è chiuso in quasi equilibrio grazie a un contributo straordinario di 1 milione di euro dalla Regione. Fondi pubblici quindi.
Detto per inciso, il bilancio 2023 è stato approvato da un commissario ad acta ma non risulta ancora pubblicato sulla sezione trasparenza del sito istituzionale.
Tuttavia, il piano industriale per il 2024 prevede una perdita di oltre 1 milione di euro, che potrebbe azzerare il patrimonio aziendale e compromettere la continuità operativa della società.
Questo scenario è particolarmente preoccupante, poiché mette in luce una dipendenza strutturale dai finanziamenti esterni senza un piano chiaro per raggiungere la sostenibilità.
4. Insufficienza delle risorse umane e tecniche
Un altro aspetto rilevante è l'inadeguatezza delle risorse umane e tecniche rispetto agli obiettivi prefissati.
I dipendenti sono spesso costretti a lavorare in condizioni di sovraccarico, mentre le risorse tecniche disponibili non sono sufficienti per garantire un'esecuzione efficace dei progetti.
Questa situazione non solo riduce la qualità del lavoro, ma compromette anche la capacità della SCMC di competere sul mercato.
Implicazioni future per la SCMC
Le difficoltà gestionali ed economiche della SCMC mettono in dubbio la sua sostenibilità a lungo termine.
Se le problematiche relative alla fatturazione e alle risorse non verranno risolte, la società potrebbe trovarsi a dipendere costantemente dai contributi della Città Metropolitana per evitare il collasso.
Inoltre, la mancanza di una chiara strategia di ristrutturazione aumenta il rischio di ulteriori perdite economiche e di una progressiva perdita di fiducia da parte degli stakeholder.
Se dovesse andare male, stavolta gli effetti potrebbero essere ancora più disastrosi della prima, soprattutto perché adesso la società è in house ed è quindi probabile che le eventuali perdite dovranno essere ripianate dall'ente proprietario, la Città Metropolitana…
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