Che la saga della fallita Pubbliservizi non fosse conclusa lo abbiamo ipotizzato in tempi non sospetti, come anche che qualcuno alla fine sarebbe rimasto col cerino in mano.
Non ripercorriamo la storia, che comunque trovate negli articoli in calce: diamo subito l'ultima notizia che è di qualche giorno fa ed è di natura giudiziaria, mentre quella politica ha visto la richiesta di dimissioni dell'amministratore unico della SCMC, l'erede di Pubbliservizi.
L'avvocato Mario Balsamo, entrato in carica nell'aprile del 2023 come primo amministratore della costituita azienda speciale, sembrava avesse un contratto blindato ed invece al primo giro di valzer lo hanno mandato a casa pretendendo dimissioni immediate.
Un ben servito alquanto brutale che rischia di aprire più di un fronte.
Intanto quello che riguarda gli strascichi della vecchia Pubbliservizi, con una sentenza del Tribunale civile di Catania che sembra dare ragione alle sollecitazioni delle gestioni che avevano tentato di non farla fallire, pretendendo dal socio/committente Città Metropolitana di adeguare i contratti in modo tale, semplifichiamo, da riconoscere quegli adeguamenti ISTAT che avrebbero portato nelle casse della società la bellezza di 1,6 milioni di euro: se si pensa che Pubbliservizi è stata dichiarata fallita perché ai conti mancavano circa 600 mila euro…
Si tratta di una vecchia causa, avviata addirittura nel 2013 e riassunta adesso dal collegio di curatori fallimentari che ne stanno gestendo la liquidazione.
La quarta sezione del Tribunale civile qualche giorno fa ha sentenziato: “Disattesa ogni contraria istanza, definitivamente decidendo nel procedimento iscritto al n. R.G. 8493/2013, accoglie la domanda proposta dalla Liquidazione Giudiziale della Pubbliservizi s.p.a. e, per l'effetto, condanna la Città Metropolitana di Catania al pagamento in suo favore della somma di euro 1.651.100, oltre interessi ex d. Igs. 231/2002 calcolati come in parte motiva: condanna la Città Metropolitana di Catania al pagamento delle spese processuali in favore della Liquidazione Giudiziale della Pubbliservizi s.p.a., che liquida in euro 16.000, oltre spese generali, iva e c.p.a.”
Quindi, bella botta, riepilogando: 1,65 milioni di euro oltre interessi e spese legali per 16 mila euro oltre ammennicoli vari.
Non è noto quanto è costata la difesa di Città Metropolitana per questo grado di appello, magari l'ha sostenuta l'avvocatura interna, spese alle quali si dovranno eventualmente aggiungere quelle dell'appello per le quali ha già dato mandato.
Quindi i fronti aperti, e che rischiano di diventare voragini, sono più di uno.
Il primo quello della sentenza e del milione 651 mila euro da conferire alla liquidazione, che potrebbe riaprire la vicenda delle responsabilità del fallimento, che a questo punto è ragionevole ritenere che poteva/doveva evitarsi pagando il dovuto, adesso accertato dal Tribunale e più volte richiesto, invano, dagli amministratori dell'epoca.
Poi resta sul tavolo la vicenda umana/politica dell'amministratore Balsamo, che prescinde dal modo in cui ha gestito nella sua fase di avviamento l'azienda speciale SCMC.
La blindatura del contratto, che gli avrebbe garantito la gestione sino al dicembre 2025, aveva una ratio: consentirgli scelte difficili ed anche impopolari o addirittura rischiose per mettere in carreggiata una società nata zoppa.
Tra tutte, l'abbattimento delle qualifiche del personale che ha di fatto azzerato la capacità produttiva, generando un caos ingovernabile.
La decisione di sacrificare Balsamo sull'altare dei nuovi equilibri politici, con la probabilità che diventi anche capro espiatorio, rischia di creare un brutto precedente ed in ogni caso conferma l'impressione che le macerie della vecchia Pubbliservizi devono ancora crollare.
E prima o poi faranno il botto.
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