Giuseppe Valarioti viveva a Rosarno, in Calabria. Era un insegnante precario. Pensava che la politica e la cultura fossero strumenti per sconfiggere la ‘ndrangheta e offrire un’opportunità ai giovani del suo paese, della sua regione. È stato ucciso a trent’anni, la notte tra il 10 e l’11 giugno 1980, mentre usciva dalla cena con cui il Pci festeggiava la vittoria alle elezioni. Il suo è il primo omicidio politico in Calabria, quello che affossa il movimento anti-‘ndrangheta. È il battesimo di sangue della Santa, la nuova ‘ndrangheta, che cambia il destino della Calabria. Per sempre. Una vicenda giudiziaria lunga 11 anni: testimonianze coraggiose e ritrattazioni repentine, un superpentito che parla e non viene creduto, interi faldoni smarriti e un omicidio senza giustizia. Una storia dell’Italia di ieri e di oggi. Il libro “Il caso Valarioti” (Round Robin Editrice), è scritto a quattro mani dai giornalisti calabresi Danilo Chirico e Alessio Magro e ricostruisce la storia del giovane politico e intellettuale calabrese a trent’anni esatti dal suo assassinio e proprio nel momento in cui Rosarno – dopo la rivolta dei lavoratori migranti – vive uno dei momenti più delicati. «La storia di Peppe Valarioti è la storia di un’epoca, gli anni Settanta in Calabria, dal sapore unico – scrivono gli autori nell’introduzione – i protagonisti sono i disoccupati che si organizzano e chiedono un lavoro e quelli che fanno nascere il movimento antimafia, i politici onesti e quelli corrotti, sono gli ‘ndranghetisti che fanno le guerre e quelli che diventano imprenditori, politici e massoni, sono i morti ammazzati che non hanno giustizia. Una storia, tante storie di trent’anni fa. Che contengono ogni ingrediente della Calabria, dell’Italia, di oggi».“Il caso Valarioti”, pubblicato dopo un lavoro di ricerca e approfondimento sugli anni 70 in Calabria durato ben cinque anni, è un’inchiesta giornalista che racconta per la prima volta la storia del politico calabrese, la sua vicenda personale, culturale e politica, che mette in luce le tante incongruenze delle indagini e dei processi e che punta l’indice contro le cosche rosarnesi. È anche uno strumento lavoro per ragionare attorno a una nuova identità meridionale: contiene infatti icontributi originali dei giornalisti Giorgio Bocca, Enrico Fontana e Giuseppe Smorto che servono ad affrontare il rapporto che esiste nel nostro Paese tra Nord e Sud, politica e territorio, informazione e Sud, mafia e antimafia.
GLI AUTORI
Danilo Chirico (Reggio Calabria, 1977) è un giornalista. Vive a Roma. Ha lavorato come redattore e caposervizio per quotidiani e televisioni in Calabria, è stato redattore dell’agenzia di stampa parlamentare Dire, collabora con il Manifesto, il quotidiano Terra (per il quale cura la rubrica settimanale “Luoghi precari“), Repubblica.it, La Nuova Ecologia. Ha scritto per Diario, l’Unità, Narcomafie. Ha pubblicato “Onorevoli figli di” (con Raffaele Lupoli, Rinascita Edizioni, 2008) sul nepotismo in Parlamento. Dal 2005 è tra gli autori del rapporto Ecomafia di Legambiente. Per Rubbettino ha pubblicato il racconto “Tutto in un’inquadratura” nella raccolta “Ad esempio a me piace”. Dirige la collana “Corsari” sui nuovi modi di raccontare il Sud pubblicata da Round Robin Editrice. Alessio Magro (Reggio Calabria, 1977) è un giornalista. Vive a Roma. Ha scritto per quotidiani e settimanali in Calabria, ha collaborato con il Manifesto, Diario, Narcomafie. Ha lavorato per Liberainformazione.org (l’osservatorio sull’informazione e la criminalità organizzata dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti) sotto la direzione di Roberto Morrione per il quale ha realizzato il Dossier Lazio – mafie&cicoria e il Dossier Abruzzo – mafie&monti. È stato il primo giornalista italiano a raccontare l’inferno dei migranti a Rosarno. Danilo Chirico & Alessio Magro hanno fondato nel 2005 l’associazione antimafie daSud onlus per raccontare storie di mafia e antimafia, promuovere le creatività e ragionare attorno a una nuova e originale identità meridionale. Hanno ideato il progetto dell’archivio multimediale Stopndrangheta.it, premiato dal ministero delle Politiche giovanili nel 2008. Hanno scritto (con Claudio Careri) “Il sangue dei giusti” (Città del Sole edizioni, 2007) sulla storia di Ciccio Vinci e Rocco Gatto, vittime innocenti della ‘ndrangheta (premio giornalistico Bruno Trentin nel 2007). Hanno curato il dossier sui fatti di Rosarno “Arance insanguinate” (associazione daSud onlus e Archivio Stopndrangheta.it).