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Depuratore di Catania nel mirino, procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea

21-05-2016 02:52

Barbara Corbellini

Cronaca, catania, orchestra, finanziere, antiabusismo,

Depuratore di Catania nel mirino, procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea

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Anomalie e ambiguità, sollevate da Città Insieme, sembrano avere la meglio sul depuratore di Catania per ritardi nel completamento delle fognature. Secondo il Programma Triennale Opere Pubbliche 2015/2017 sarebbero previsti 393 milioni di euro complessivi dallo Stato.  Bosco solleva il comune dalle responsabilità che riguardano l'infrazione



Il depuratore di Catania è oggetto di una procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea, nei confronti dell’Italia, per ritardi accumulati nel completamento delle fognature. La stima dei costi per il depuratore del Programma Triennale Opere Pubbliche è così ripartita: più di 108 mila euro per il 2015, 105 mila euro per il 2016 e più di 179 mila euro per il 2017. Quello che è stato portato alla luce dall’associazione Città Insieme riguarda alcune perplessità sulla gestione del depuratore, sollevando quesiti circa le responsabilità di tali ritardi, lo stato attuale di funzionamento del depuratore e il ruolo del comune in relazione alla risoluzione del procedimento d’infrazione.



Stando all’ultima relazione sullo stato del’ambito territoriale catanese, aggiornata al 31 dicembre 2014, su 119.936 utenze solo il 15% sono allacciate alla rete fognaria, ma la Sidra, società che gestisce il depuratore di Catania sembrerebbe puntare  ad opere di adeguamento degli impianti, che serviranno almeno altri 300 mila utenti, dei 415 mila, oggi, non ancora allacciati.



Altro nodo, secondo Città Insieme, è che nel 2010 la Regione ha dato al Comune l’autorizzazione provvisoria allo scarico delle acque reflue urbane depurate nel canale Jungetto, con validità di 4 anni, quindi attualmente non più valida, e ora?



Secondo l’assessore Luigi Bosco, l’infrazione “sarà superata quando l’intero carico inquinante potrà confluire all’impianto di depurazione funzionante. Allo stato attuale si registrano preoccupanti ritardi nel crono programma predisposto dal Comune di Catania per superare l’infrazione comunitaria, determinati dalla Regione, non solo per la mancata emissione del decreto di finanziamento del progetto CIPE 60/2012, ma anche per la mancata attuazione delle previsioni della delibera regionale 152/2012, riguardo il completamento della rete fognaria del  quartiere di San Giorgio”. Dunque i ritardi sarebbero in parte attribuibili a mancati finanziamenti.



In base al progetto CIPE sarebbe prevista la rimozione delle criticità esistenti e la realizzazione di altri 181 km di rete, oltre che ammodernare ed ampliare l’impianto di depurazione.



L’assessore Bosco chiarisce che “L’’impianto di depurazione di Pantano d’Arci funziona regolarmente e continuativamente ed è in grado di assicurare, in normali condizioni di esercizio, il rispetto dei limiti di legge. Tale aspetto è  emerso anche dalla campagna straordinaria di monitoraggio dell’impianto di depurazione, protrattasi per oltre due mesi, che è stata commissionata dalla Sidra nel 2014 al Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona”. Inoltre, la quantità di fanghi prodotti come risultante del processo depurativo, e gli elevati consumi di energia elettrica, sempre secondo Bosco, testimoniano che, sia in passato che allo stato attuale, il depuratore ha assicurato e continua ad assicurare  un funzionamento costante ed efficace.



Quali responsabilità per il comune di Catania? Bosco sostiene che, nella qualità di soggetto attuatore, il comune avrebbe tempestivamente segnalato che le risorse assegnate non erano sufficienti, proponendo soluzioni in grado di risolvere il problema, ottenendone la cantierabilità, e la pubblicazione del bando già approvato dall’UREGA. “I ritardi, e le conseguenze negative che ne derivano, sono quindi estranei al Comune di Catania che non ha responsabilità rispetto all’infrazione comunitaria. Inoltre il comune ha più volte sollecitato l’Assessorato Regionale Energia e invitato il tavolo dei sottoscrittori dell’Accordo di programma Quadro ad esprimersi e, qualora la nuova norma sugli appalti venisse recepita in Sicilia,  è  pronto ad adeguare in brevissimo tempo il progetto”.  



Per quanto riguarda i controlli, l’assessore sostiene che la  qualità delle acque depurate provenienti dall’impianto di depurazione gestito dalla Sidra, e immesse per una portata di circa 500 litri al secondo nel canale Buttaceto, è costantemente monitorata dalla stessa società, con controlli di routine e svolti da laboratorio esterno accreditato, almeno due volte al mese, dall’Agenzia Regionale Protezione Ambiente. Inoltre, per l’autorizzazione allo scarico, a detta di Bosco, “il dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, ha ultimato l’iter istruttorio della domanda di autorizzazione allo scarico, formulata nel 2013 dal Comune di Catania e l’autorizzazione allo scarico è stata rilasciata”.



Ad oggi, ai fini del miglioramento delle condizioni dello scarico del depuratore la Sidra è impegnata  a controllare la qualità dei reflui che arrivano all’impianto di depurazione. Bosco sostiene inoltre che: “le  fluttuazioni di concentrazioni inquinanti provenienti dagli scarichi urbani sono prevedibili e tranquillamente assorbite dall’impianto di depurazione, mentre l’arrivo all’impianto di uno scarico improvviso, anche in quantità trascurabile ma con concentrazioni di inquinanti molto più elevate, determina un abbattimento solo parziale di quegli inquinanti con il rischio di superamento dei limiti di accettabilità dello scarico dell’impianto”. L’assessore continua sostenendo che per questo motivo la Sidra ha avviato un monitoraggio dei reflui che arrivano al depuratore, sempre più intenso,  al fine di prevenire e combattere comportamenti illegali che potrebbero condizionare anche l’efficacia del depuratore.



 


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