E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Undici le misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza di Milano. In manette anche l'ex presidente della camera penale di Caltanissetta Danilo Tipo. Gli arrestati accusati, a vario titolo anche di riciclaggio e frode fiscale, sono punto di riferimento della famiglia mafiosa di Pietraperzia (Enna) Le mani della mafia ennese sulla Fiera di Milano e sui lavori per l’Expo. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. . Undici le misure cautelari eseguite dal Gico della Guardia di finanza, nei confronti di altrettante persone sospettate di aver ottenuto in tre anni 20 milioni di appalti per l'ente Fiera di Milano attraverso la società Nolostand. Nell’ordinanza non risultano, al momento, indagati tra dipendenti dell’Ente Fiera. Gli arrestati, accusati a vario titolo anche di riciclaggio e frode fiscale, sono punto di riferimento della famiglia mafiosa di Pietraperzia (Enna). Tra le commesse ottenute, è emerso dalle indagini, ci sarebbero anche quattro padiglioni per Expo 2015. Si tratta di quelli della Francia, del Kuwait, della Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Porelli. Eseguito un sequestro preventivo di circa 5 milioni di euro. Le indagini, avviate nel 2014, hanno dimostrato “una serie di elementi relativi all’infiltrazione mafiosa in seno alla Fiera di Milano spa”. La figura principale dell’inchiesta è quella di Giuseppe Nastasi, “un imprenditore che si occupa di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti”. Nell’ordinanza del gip Maria Cristina Mannocci si legge che "Nastasi è apparso subito in rapporti molto stretti con Liborio Pace (con cui è socio), già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con detta famiglia partecipando all’attività di riciclaggio del denaro provento dei reati tributari”. Contestate anche operazioni di riciclaggio di denaro da milioni di euro, che ottenuti con gli appalti alla Fiera di Milano, tornavano in Sicilia in borse di plastica, valigie e perfino in un canotto. Reati commessi – secondo gli inquirenti – da un gruppo di imprenditori legati ai clan di Cosa nostra di Enna, ma che sarebbero stati commessi “anche grazie a una serie di gravi superficialità (ma certamente anche grazie a convenienze) da parte di soggetti appartenenti al mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni”. Secondo gli inquirenti le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi, arrestato con il suo collaboratore Liborio Pace, e l'avvocato del Foro di Caltanissetta, Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città siciliana. Le società coinvolte ricorrevano a un sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con la famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia. E' stato 'intercettato' anche un camion guidato da Liborio Pace, partito dalla Lombardia e diretto in Sicilia con dentro, ben nascosti, 400 mila euro in contanti, soldi sequestrati in quanto riciclati, al pari di altri 300 mila euro trovati in possesso dell’avvocato Tipo.