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Fallimento SIMEI: "Una registrazione compromettente di un assessore depositata in procura"

28-07-2016 03:24

Lucia Murabito

Cronaca, Comune di Catania, manlio messina, francesco candido, maresciallo salvo mirarchi, baglieri, nigeriano,

Fallimento SIMEI: "Una registrazione compromettente di un assessore depositata in procura"

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Gravissima denuncia  del consigliere Manlio Messina in pieno consiglio comunale: "Avete provato a ricattarmi e a ricattare la società, ma non ci siete riusciti"  affermando che tutto è in mano alla magistratura.  Sul tavolo delle trattative c'era un debito del Comune di circa 11 milioni di euro, ma la transazione non è mai partita perchè "i toni andavano abbassati". Nel frattempo un'azienda va in pezzi



Le prove sarebbero già state trasmesse alla Procura: una registrazione nella quale uno degli assessori della giunta di Enzo Bianco dichiarerebbe la volontà di non far passare la trattativa se non si fossero abbassati i toni della polemica.



"Sta di fatto che c'è una delibera della Giunta Stancanelli che avviava la trattativa: una delibera ancora in vigore, mai annullata, con la quale l'ATI composta da Enel Sole e SIMEI accordava al Comune uno stralcio del 40% del debito e un pagamento rateizzato della somma".



A raccontare la vicenda ai microfoni di SUD è Gianluca Chirieleison, Direttore Generale della SIMEI, azienda storica catanese che, per vent'anni e più, ha curato l'illuminazione pubblica del capoluogo etneo e che adesso si trova ad un passo dal baratro, con 55 dipendenti sul lastrico e l'attività di una vita in pezzi.



"Negli anni d'oro l'azienda contava oltre 400 dipendenti, ma anche adesso che di dipendenti ne avevamo 55 non eravamo un'azienda morta".
"Fino al giorno prima che il Tribunale dichiarasse il fallimento - continua Chirieleison - avevamo assunto personale, erano arrivate nuove commesse e avevamo in progetto di assumere ancora: le aziende chiudono per mancanza di lavoro, a noi il lavoro non mancava affatto".



Cos'è la SIMEI?



"Siamo una ditta storica, forse la partita IVA più antica di Catania: i giochetti non ci sono mai piaciuti, abbiamo sempre puntato alla trasparenza e alla solidità. Negli anni abbiamo avuto committenti molto importanti: Guardia di Finanza, Carabinieri, Ministero degli Interni. E avevamo ancora commesse di rilievo. Abbiamo superato tre crisi, dato lavoro a circa 500 persone. Lavoravamo, fino alla notte prima dell'istanza di fallimento".



Quanto ha inciso la mancata trattativa con il Comune di Catania?



"Non era l'unico credito che vantavamo, ma era sicuramente il più grosso. Le rate che il Comune avrebbe dovuto versarci se la transazione fosse andata in porto ci avrebbero sicuramente consentito di rientrare del nostro debito e oggi non saremmo qui a parlare di fallimento".



A quanto ammonta il debito che il Comune di Catania ha nei vostri confronti?



"In origine erano 11 i milioni di euro, compresi gli interessi, che il Comune doveva pagare all'ATI. Con l'accordo di giugno 2013 con la Giunta Stancanelli si era scesi a circa 8 milioni: l'80% di quel debito è nostro. Ci occupavamo noi di tutta la parte operativa e in più avevamo, da contratto, l'onere di pagare le bollette Enel per conto del Comune. In sostanza pagavamo le bollette della luce per la città.  Avremmo potuto dichiarare anche noi, come fece il Comune, di non poter più far fronte ai pagamenti, ma mio suocero ha continuato a pagare per non lasciare al buio questa città. Questo è il ringraziamento".



Il consigliere Messina, nel corso della seduta di consiglio comunale del 18 luglio ha dichiarato di avere una registrazione che riporta le "minacce" di un membro della Giunta Bianco: i toni della polemica andavano abbassati o la Giunta non avrebbe mai firmato la transazione. Il "ricatto" è stato fatto solo nei confronti del consigliere di Fratelli d'Italia che da sempre segue la vostra vicenda? Che altro c'è nella registrazione?



"Diciamo che per ora non posso dirvi altro, ci sono indagini in corso e mi auguro che chi deve appurare la verità faccia il suo lavoro. Quello che so è che la SIMEI ha servito il Comune per 20 anni e che magicamente circa tre mesi fa ci è stato tolto anche il subappalto che continuavamo ad avere".



Quali conseguenze ha avuto per l'azienda la dichiarazione di fallimento?



"Decadono le cause che abbiamo intentato nei confronti del Comune, ma soprattutto decade un grosso appalto che avevamo firmato.
Sicuramente la vicenda non finisce qui, faremo ricorso. La dichiarazione di fallimento è stata una doccia gelata, non ce l'aspettavamo: avevamo messo in campo i migliori professionisti e avevamo stilato un piano di rientro mettendo garanzie importanti. C'erano dentro tutti i crediti, due immobili: avevamo praticamente pareggiato i debiti. Qualcuno ha ammazzato la SIMEI".



Colpa della querela per minacce e ricatto?



"Non credo, mi auguro di no. Sarebbe inaccettabile, non penso che si possa arrivare a tanto"



 


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