Prima, per giustificare l'incasso (dichiarato illegittimo dai Revisori) dei 42 milioni hanno sostenuto che la vecchia AMT sarebbe addirittura del tutto municipale e poi, per negare l'accesso ai suoi atti, sostengono che si tratterebbe di un'azienda privata: si mettano d'accordo con se stessi! La relazione dei revisori dei conti della bad company AMT è ormai pubblica. Manlio Messina l'ha resa nota ieri, ma far valere il proprio diritto di accesso agli atti non è stato semplice. Dopo dieci giorni di tira e molla con il capo di gabinetto prima e con il vicesegretario generale poi, Messina era stato costretto a rivolgersi alla Digos per ottenere il documento che certifica i brogli fatti dall'amministrazione Bianco nella vicenda dei 42 milioni di euro trasferiti dalla old AMT alle casse comunali. A mente lucida e bocce ferme vogliamo tornare su un altro documento, fondamentale per questa incresciosa vicenda: la risposta ricevuta da Messina alla legittima richiesta di accesso agli atti. Sono quattro lunghe pagine a firma del vice segretario generale Rosario Russo. "Un capolavoro di disquisizione tecno-legale a giustificazione della non evasione di quanto richiesto", ha commentato sagacemente un nostro assiduo lettore. Quattro lunghe pagine di qualcosa che vuole avvicinarsi ad interpretazione giurisprudenziale sul principio di trasparenza. Mancano però sentenze e interpretazioni di dottrina a sostegno della tesi portata avanti dal vicesegretario generale Rosario Russo. Quattro pagine. Quattro pagine, 18 paragrafi, per cercare di tenere ancora nascosto un documento che accusa l'amministrazione di aver compiuto atti illegittimi e che hanno portato ad un chiaro danno erariale. Secondo quanto scritto da Russo: "Deve in primo luogo chiarirsi se l'AMT in liquidazione la quale non gestisce alcun servizio pubblico locale, soggiaccia alla stessa disciplina delle aziende che esercitano il servizio pubblico quanto all'esercizio del diritto d'accesso dei soci pubblici e dei consiglieri comunali". A Palazzo degli Elefanti sembrano avere la memoria dei pesci rossi. All'indomani della denuncia in aula di Manlio Messina, l'amministrazione rispondeva alle accuse con un comunicato stampa congiunto a firma del ragioniere generale Massimo Rosso e del commissario liquidatore Roberto Giordano. Quest'ultimo, giustificando lo spostamento milionario dai conti dell'azienda alle casse del Comune, aveva affermato che "la vecchia Amt è una azienda municipalizzata, priva di personalità giuridica propria e di Partita Iva e fa dunque parte integrante dell’ente Comune". Ora che c'è da mostrare i documenti, la vecchia AMT non è più parte integrante dell'ente Comune, ma cosa altra, fuori dal controllo dei "soci pubblici e dei consiglieri comunali" Ma andiamo avanti nella risposta di Russo. Quindi. Siccome la chiusura della liquidazione non è "inerente allo svolgimento del servizio pubblico", gli atti che ad essa fanno riferimento non meritano di essere resi pubblici. Anzi. "Si può desumere un generale obbligo degli amministratori della società di preservare la riservatezza della gestione dell'impresa azionaria, a tutela dell'efficienza della stessa". Tutto chiaro? Insomma. L'avvocato Rosario Russo, nella sua ricostruzione dimentica però la sentenza del Consiglio di Stato n. 2716 del 4 maggio 2004, l'unica che fa chiarezza sull'accesso agli atti e sull'obbligo di trasparenza nella pubblica Amministrazione. Nella sentenza 2716, il Consiglio afferma che " i consiglieri comunali hanno diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento del loro mandato, senza alcuna limitazione". Punto. Leggi la risposta di Rosario Russo alla richiesta di accesso agli atti avanzata da Manlio Messina in versione integrale.
18 paragrafi.
Tutto per sostenere che "d'intesa con il Sig. Segretario Generale, si differisce l'accesso alla documentazione per giorni 15 decorrenti dalla ricezione da parte della S.V. della presente nota, in attesa di conoscere l'esito della richiesta di parere avanzata all'Avvocatura Comunale o, se ritenuto necessario da parte del Sig. Avvocato Capo, al Collegio di Difesa in ordine alle questioni sopra esposte".
In parole povere: l'Amt in liquidazione, non fornendo nessun servizio al Comune, sarebbe a suo dire paragonabile ad una società privata.
"Seguendo tale impostazione (cioè quella secondo cui la bad company è paragonabile ad una azienda privata, ndr) si dovrebbe escludere l'accessibilità di atti quali quelli relativi, ad esempio. alla gestione del personale o altre attività. non essendo inerenti direttamente allo svolgimento del servizio pubblico".
"L'atto di cui si chiede il rilascio di copia riguarda - continua Russo - non già una società erogatrice di un servizio pubblico ma di un ente in liquidazione che agisce nell'ambito prettamente civilistico atteso che non esercita alcuna attività di interesse della collettività; in secondo luogo di atto proveniente da soggetto che opera ad exsterno con funzioni di controllo".
Pertanto, "una richiesta di accesso avanzata da un consigliere a motivo dell'espletamento del proprio mandato risulta congruamente motivata e non può essere disattesa dall'Amministrazione".