Con una nota a firma del procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro, la Procura esprime "vivo compiacimento" per la pronuncia della Suprema Corte che ha annullato la sentenza di non luogo a procedere emessa dal gup Bernabò Distefano nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa E’ stato “riaffermato il principio di diritto per cui il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è di creazione giurisprudenziale bensì è fattispecie di reato risultante dal combinato disposto degli articoli 110 e 416 bis del codice penale, di cui la giurisprudenza si è limitata a meglio definire l’ambito applicativo, così come ha fatto del resto per numerose altre forme penali”. Così in una nota il procuratore distrettuale della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, commenta in una nota la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che, in accoglimento del ricorso proposto dalla Procura etnea ha annullato la sentenza di non luogo a procedere emessa dal gup di Catania Geatana Bernabò Distefano nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. “La Procura distrettuale della Repubblica di Catania esprime vivo compiacimento per la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione” si legga ancora nella di Zuccaro che aggiunge: “L’importanza di tale pronuncia trascende il caso concreto poiché lo strumento del concorso esterno in associazione mafiosa è di fondamentale utilità per un efficace contrasto a condotte illecite che spesso sono più insidiose della partecipazione all’associazione mafiosa”. L’editore de “La Sicilia” dovrà dunque affrontare una nuova udienza preliminare per rispondere delle stesse accuse dalle quali lo scorso dicembre era stato prosciolto con un “non luogo a procedere perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”.