Presente anche oggi in aula Mamadou Kamara, il migrante imputato per aver assassinato i coniugi Solano nella loro villa di Palagonia la notte del 30 agosto 2015. Secondo l'accusa, il 19enne ivoriano sarebbe fuggito dal Cara di Mineo e avrebbe rapinato e massacrato la coppia di anziani, violentando anche la donna. Kamara ha ribadito davanti alla Corte d'Assise la sua estraneità ai fatti: "Se avessi conosciuto le leggi italiane, non avrei mai preso quella borsa" "Sono innocente. Ho trovato la borsa e, non avendo soldi, volevo vendere la roba all'interno del Cara di Mineo come accade spesso. Non ho mai fatto del male a nessuno". A dirlo stamattina davanti alla Corte di Assise del Tribunale di Catania è stato Mamadou Kamara, il 19enne ivoriano accusato del duplice omicidio di Vincenzo Solano, 68 anni, e Mercedes Ibanez, 70 anni. Nel borsone sono stati trovati il pc portatile, due cellulari, la videocamera, alcune macchine fotografiche e la catenina d’oro che appartenevano ai due coniugi assassinati la notte del 30 agosto 2015 nella loro villetta a Palagonia, in provincia di Catania. Affiancato da due traduttrici, l'unico imputato ha respinto ogni addebito. Dichiarazioni spontanee in lingua francesce con cui ha ripercorso le tappe del suo arresto spiegando come, a suo avviso, sia rimasto intrappolato in una complessa vicenda giudiziaria di cui è totalmente estraneo. "La mattina seguente, tornato al Cara, ho fatto vedere tranquillamente la borsa alla Polizia per controllarla. Poi, non ho capito più cosa stesse succedendo: mi hanno ammanettato con forza, mi filmavano, mi hanno fatto spogliare e prelevato i campioni senza spiegarmi il perché. Mi hanno messo in prigione senza che ne conoscessi il motivo". E' per "violazione del diritto di difesa" che Gianna Catania, legale difensore del 19enne ivoriano, ha chiesto di annullare gli accertamenti biologici effettuati sul giovane. Durante quella fase, cioè, a Mamadou Kamara non sarebbe stato consentito il colloquio con il difensore. La Corte ha rigettato le richieste della difesa tranne una: l'eliminazione dal fascicolo del dibattimento di tutti gli accertamenti biologici. La Corte, quindi, accerterà come stanno le cose sentendo i testimoni e i consulenti ma non ci saranno in dibattimento gli esami scientifici. In aula c'erano anche loro, i familiari dei coniugi Solano che non dimenticano e non perdonano. Interamente vestiti di nero, si sono lasciati andare a commenti aspri e a lacrime strozzate. Ma c'è spazio anche per i dubbi: "E se gli assassini fossero due? Se Kamara ha dichiarato il vero sulla borsa ritrovata, perché avrebbe indossato i vestiti molto più grandi della sua taglia? E i suoi che fine hanno fatto?" Come già fatto all’indomani del truce assassinio, Manuela Solano ha puntato il dito contro chi avrebbe dovuto vigilare sull’ospite del Cara di Mineo oggi accusato dell’omicidio dei suoi genitori. “Il Ministero dell’Interno è responsabile perché avrebbe dovuto controllare che Kamara non si allontanasse indisturbato dal centro di accoglienza per poi rientrare la mattina dopo”, ha ribadito la figlia della vittime. Per questo, secondo il legale della famiglia Solano, Francesco Manduca, il Viminale ha “culpa in vigilando”. I coniugi Solano sono stati massacrati con ferocia. Prima picchiati e assassinati con un cacciavite, una tronchese e uno sgabello. Dopo la morte del marito, la donna avrebbe poi subìto violenza sessuale e buttata giù dal balcone della villetta in via Palermo. Giustizia: è questa la richiesta condivisa dall'imputato e dalle parti civili. Per risolvere questo caso che ha sconvolto la comunità di Palagonia e riproposto la problematica questione dell’accoglienza ai migranti, il 17 novembre dinanzi alla Corte d'assise i pm Giuseppe Verzera e Anna Andreotta sentiranno i primi tre testi. Tra loro, anche un altro ospite del Cara inizialmente indagato, la cui posizione è stata però in seguito archiviata.